A Milano è nata l’associazione Onlus "OLGA educare contro ogni forma di violenza”, che porta il nome della madre di Giuseppe Delmonte (fondatore della Onlus), Olga Granà, uccisa dall’ex marito il 26 luglio del 1997, per strada a colpi d’ascia in provincia di Varese.
“Cara mamma Olga porterò la tua storia, la tua fame di libertà in giro per l’Italia e non solo. Con la speranza di cambiare la società.” Con queste parole Delmonte, orfano di femminicidio, il 15 aprile, insieme a una squadra di amici-collaboratori, ha coronato un sogno dando vita alla Onlus.
La presentazione -
La presentazione ufficiale dell’associazione si è tenuta il 20 maggio a Milano presso Spazio Lineapelle in piazza Tomasi di Lampedusa, dove Delmonte, insieme al dottor Stefano Righini e allo staff, ha illustrato questo progetto, maturato nel corso degli anni tra sofferenze e voglia di giustizia.
Educare ai diritti e al rispetto -
Girando le scuole di tutta Italia, conversando con studenti e professori, l'associazione no-profit ha come finalità lo scopo istituzionale di promuovere i diritti e la tutela dei soggetti fragili, di tutte quelle persone di ogni genere ed età, che si trovano o si sono trovate in situazioni di pericolo per la propria incolumità psico–fisica.
Un contatto diretto e partecipativo dove i giovani vengono indirizzati a stabilire quali sono i propri diritti, a condividerli con gli altri e a farli rispettare dentro e fuori l’ambiente scolastico. Perché il rispetto si impara fin da piccoli. Educare alla non violenza significa esercitare i bambini alla condivisione e all'ascolto.
Attraverso attività psicologiche, pedagogiche, psico-sociali, legali, educative e formative, inclusi incontri con le forze dell’ordine, la Onlus intende puntare alla prevenzione e alla cura della salute psicofisica personale di chi ha subito o continua a subire ricatti, violenze, e soprusi.
L' associazione sarà così un punto di riferimento per tutte le vittime di qualsiasi genere di maltrattamenti: violenza domestica, minacce fisiche, molestie sessuali e stalking, specie per quanto riguarda donne e la comunità LGBTQIA+.
La storia di Giuseppe Delmonte -
Un dramma vissuto in prima persona da Delmonte che all’epoca dei fatti aveva 19 anni. Rimase orfano insieme ai suoi due fratelli. Da quel momento iniziò un lungo calvario. Nonostante questo Giuseppe trovò la forza per combattere, anche da solo, studiare e combattere contro ogni tipo di violenza e di pregiudizio, proprio come faceva mamma Olga.
Quando sua madre venne uccisa non esisteva neppure la parola femminicidio, ha sempre dichiarato Delmonte. “Quando morì, noi tre figli fummo lasciati soli: ci avevano dato la scorta per quattro giorni perché mio padre era latitante e si era nascosto in Sicilia. Dallo Stato non arrivò né sostegno economico né psicologico.”
L’uomo attualmente si trova in carcere, con condanna all’ergastolo arrivata dopo cinque anni di processi e di incubi. Anni di psicoterapia, di lotte giudiziarie, di denunce, rinunce, sogni spezzati. E poi la ripartenza.
Delmonte ora ha 47 anni. È strumentista di sala operatoria e studente di psicologia. Anche senza aiuti dallo Stato, si è rimboccato le maniche, e passo dopo passo un sogno l’ha realizzato. Portare avanti la sua battaglia in difesa dei più deboli e facendo capire che per fermare la violenza è necessario un cambiamento culturale.