UNA FORTE ONDATA DI CALORE HA TRAVOLTO IL PAKISTAN
Un caldo che toglie il respiro. È quello che ha colpito le zone meridionali del Pakistan, dove in alcune aree sono stati addirittura superati i 52 gradi Celsius. È successo ad esempio in città come Dadu e Moenjodaro, mentre Karachi, il centro finanziario del paese, si sta preparando per la settimana più calda dell'anno, con temperature che potrebbero raggiungere i 40-42 gradi.
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A preoccupare sono le conseguenze sulla salute dei cittadini. Per questo le autorità hanno invitato gli abitanti a uscire il meno possibile e a restare idratati. In alcune zone sono anche stati allestiti dei punti di ristoro per fornire acqua fresca.
Da circa un mese tutta l'Asia meridionale è alle prese con fenomeno estremi. Eventi da attribuire in parte a El Niño, ma che senza dubbio sono accentuati dal riscaldamento globale.
LA PLASTICA COLORATA INQUINA DI PIÙ
Se proprio non possiamo farne a meno, che almeno sia bianca o nera. Secondo un recente studio dell’Università di Leicester, la plastica colorata si degrada in microplastiche più velocemente rispetto a quella dalle tinte più semplici.
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I ricercatori hanno osservato che i campioni rossi, blu o verdi diventano “molto più fragili e frammentati”, mentre quelli neri, bianchi e argento restano “in gran parte inalterati” per tre anni.
Lo studio è stato effettuato in collaborazione con l’Università di Cape Town in Sudafrica, i cui studiosi hanno addirittura scoperto che plastiche con la stessa composizione si degradano a velocità diverse a seconda del colore.
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Ma qual è il motivo? La causa è il sole. Il bianco, il nero e l’argento proteggono la plastica dai raggi ultravioletti, mentre gli altri colori no.
La soluzione più immediata potrebbe essere quella di scegliere con cura i pigmenti da usare nella produzione. Forse guardando solo plastica in bianco e nero, ci verrebbe anche meno voglia di usarla.
L’ADDIO ALLE PELLICCE DELLA REGINA CAMILLA
Che ai nuovi sovrani inglesi piacesse il verde lo sapevamo. E sappiamo anche che il verde non si abbina molto bene con le pellicce. Per questo non stupisce la decisione della regina Camilla di smettere di acquistarle.
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L’annuncio è stato inviato direttamente all’associazione animalista PETA, che ha accolto con entusiasmo la scelta della sovrana. La fondatrice, Ingrid Newkirk, ha risposto che “la monarchia in questo modo riflette i valori britannici riconoscendo che la pelliccia non ha posto nella nostra società”.
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Anche Elisabetta II nel 2019 aveva preso una decisione simile, in piena armonia con lo spirito ambientalista della famiglia.
Insomma, lunga vita alla natura.