Il Senato ha approvato l'articolo 1 del ddl sul premierato elettivo. Questo significa l'abolizione del potere del presidente della Repubblica di nominare i senatori a vita. L'articolo è stato votato per alzata di mano, ragione per cui non si conoscono i numeri dei favorevoli e dei contrari. Rimangono comunque in carica gli attuali senatori a vita di nomina presidenziale. Via libera anche al secondo articolo sul capo dello Stato che stabilisce che il quorum dei due terzi per l'elezione del presidente della Repubblica scenda alla maggioranza assoluta non più dal quarto scrutinio bensì dal settimo scrutinio.
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Prova di forza della maggioranza -
L'approvazione è arrivata in una seduta segnata dalla tensione, compreso un gestaccio della ministra Casellati al Enrico Borghi (Iv), con conseguente battibecco e sospensione della seduta. La prova di forza della maggioranza si è manifestata anche nel prolungamento della seduta fino a mezzanotte, per mostrare la volontà di approvare comunque la riforma subito dopo le europee.
Una riforma che invece ha ricevuto un giudizio severo dell'ex presidente della Corte costituzionale ed ex ministra Marta Cartabia. La tensione è iniziata quando la senatrice Elena Cattaneo ha presentato un emendamento che "salvava" i senatori a vita di nomina presidenziale, ma togliendogli la prerogativa di votare la fiducia.
Cattaneo ha spiegato che la loro "missione è innanzitutto offrire alla comunità politica e ai cittadini la propria parola intesa come spazio e opportunità di conoscenza e ragionamento". Si trattava di una proposta che riprendeva un ddl di La Russa e di Alberto Balboni, relatori al premierato, nel 2021. La Russa, per prolungare il tempo dell'intervento della senatrice le si è rivolto con una frase che ha acceso gli animi: "Per una volta che abbiamo l'onore di poterla ascoltare, prego, ha il tempo doppio". La Russa ha chiarito che non era una frase ironica, ma l'applauso della maggioranza, e una successiva frase di Balboni ("forse la senatrice non sa che"), hanno suscitato proteste nelle opposizioni, urla dai banchi della maggioranza. Julia Unterberger, capogruppo delle Autonomie, cofirmataria dell'emendamento con Cattaneo, ha definito "disgustoso e maleducato" l'applauso del centrodestra alle parole di Balboni, salvo essere apostrofata da un "impara prima l'Italiano". "Mancate di rispetto delle minoranze, mostrate il vostro vero volto" ha replicato. E non sono mancate nemmeno le linguacce, come si è lamentata Simona Malpezzi.
Scintille Casellati-Borghi in aula, seduta sospesa -
Si è giunti alla sospensione quando il ministro Casellati ha fatto verso il capogruppo di Iv Enrico Borghi il gesto per mandare a quel paese le persone. Borghi ha reagito con veemenza: "Si vergogni", ha gridato. Casellati è a sua volta intervenuta con tono concitato: si vergogni lei". Dopo la ripresa dei lavori l'aula ha approvato il primo articolo, degli otto complessivi del ddl: il più semplice perché su di esso erano state presentati solo 147 emendamenti, per i quali sono occorsi tre giornate di voto.
La maggioranza comunque è intenzionata a rispettare la data che si è prefissata del 18 giugno per l'approvazione del testo, ed ha imposto la prima seduta serale. Nonostante il contingentamento dei tempi, il timore riguarda altre forme di ostruzionismo. Per l'11 giugno, alla Camera, la maggioranza ha invece fissato l'inizio delle votazioni sull'autonomia differenziata, in modo che le due riforme procedano comunque parallelamente.
Approvato il secondo articolo -
L'articolo sul quorum dei due terzi per l'elezione del Presidente della Repubblica è stato votato per alzata di mano, quindi i numeri non sono stati proclamati. A votare a favore dell'articolo è stata non solo la maggioranza, ma anche Iv, dato che l'articolo nasce da un suo emendamento approvato in Commissione.
Al di fuori delle aule parlamentari va menzionato il giudizio severo sul premierato di Cartabia. "Affidare alla capacità del leader la tenuta e la durata nel tempo di un governo è una semplificazione, a mio parere, molto rischiosa". "Si sta puntando all'elezione diretta del presidente del Consiglio dei ministri - ha aggiunto -, con un sistema elettorale ancora da definire, ma che dovrebbe portarsi appresso la maggioranza dei voti dentro le Camere. Si confida nella forza del leader per dare stabilità. Ecco, questa è una scelta ai miei occhi molto discutibile perché, se il problema è l'instabilità delle coalizioni, il punto torna a essere quello di approntare dispositivi istituzionali che sostengano la capacita' di governare insieme anche quando gli orientamenti divergono".