La sartoria è quel laboratorio manifatturiero nel quale si realizzano abiti su misura o si apportano modifiche personalizzate a capi preconfezionati. Il termine deriva dal latino “sartor”, che letteralmente significa “rammendare”. Il sarto, infatti, in origine, era un artigiano che rattoppava e ricuciva gli abiti.
Soltanto nel Medioevo questa figura professionale si afferma per le sue capacità di tagliare e cucire capi di abbigliamento, in modo da soddisfare le nuove esigenze della clientela in base alla diversa appartenenza sociale. Dal 1575, anno in cui è stata istituita l’Università dei Sartori, la sartoria italiana è cresciuta e si è rafforzata come tradizione familiare, tramandata di generazione in generazione.
Il riconoscimento a livello internazionale della classe italiana risale agli anni Cinquanta, ai tempi del boom economico, e si accresce sino alla fine degli anni Novanta, con la nascita dell’etichetta del Made in Italy, apprezzata e imitata in tutto il mondo.
Sartoria Mora, inaugurata nel distretto milanese del second hand lo scorso mese di aprile, si riaggancia alle origini dell’antico mestiere, apportandovi un significativo tocco di attualità. Una sartoria contemporanea con insegna propria che, con l’abile maestria di una bottega artigiana, realizza, oltre alle più tradizionali riparazioni, anche progetti di customizzazione e upcycling.
Alla sua guida le mani sapienti di Silvia Di Napoli, che si ispira ai valori di circolarità e responsabilità condivisi da Hilary Belle Walker, fondatrice e amministratrice di Bivio S.r.l, e da Marco Nicolini Profumo, retail manager.
Alla base del progetto i concetti di riuso creativo e di personalizzazione per dare nuova vita agli abiti già esistenti, aggiungendovi valore attraverso nuove interpretazioni o decorazioni, con la convinzione che il riciclo e i processi di rigenerazione siano pilastri fondamentali per il rinnovamento dell’industria della moda e del lusso in un’ottica di sostenibilità.
Chi è Silvia di Napoli? Quali sono le tue origini e qual è stato il tuo percorso di formazione?
Silvia Di Napoli: Mi piace definirmi una "sarta designer". Sin da bambina ho sviluppato la passione per l'artigianato e l'abbigliamento, un amore che da subito mi ha portata a definire la moda come prima e grande vocazione. Il liceo artistico è stato l'inizio di un percorso di formazione che si è esteso anche al mondo degli accessori e dei gioielli. Dopo aver completato gli studi, ho iniziato a lavorare come designer e sarta, sia per progetti indipendenti, sia in boutique, dove ho imparato a ritoccare gli abiti dei clienti e a conoscere un po' di più le esigenze delle persone. Da qui è iniziata a maturare l'idea di una sartoria tutta mia...
Da dove deriva la tua passione per la moda fatta a mano e, in particolare, per il second-hand?
SDN: Quando avevo undici anni, mio padre mi ha regalato una macchina da cucire e mi ha insegnato ad usarla. Con la pratica ho imparato ad aggiustare i miei vestiti, a personalizzarli con ciò che già possedevo, a dare una nuova vita ai tessuti. Mio padre mi ha trasmesso l'amore per il riciclo e il second hand. Giravamo per mercatini a scovare meraviglie: vecchie tovaglie ricamate, centrotavola in pizzo, giacche in jeans piene di toppe, cristalli di vecchi lampadari...ho così iniziato a conservare capi e oggetti che mi piacevano per utilizzarli nei miei progetti. Da quel momento non ho mai smesso di amare e collezionare il “seconda mano” di qualità!
Quando e com'è nata Sartoria Mora e, con essa, la tua collaborazione con Bivio Milano?
SDN: L'idea di creare una sartoria che sposasse i valori legati all'upcycling e al second hand in me è sempre stata molto forte. Verso la fine del 2023, mi sono imbattuta in un annuncio di Bivio Milano: Hilary e Marco cercavano una sarta con esperienza per sviluppare un nuovo progetto. Tra di noi è scattata subito una grandissima affinità, mossa da una visione comune: creare un luogo in cui gli abiti trovassero una nuova vita attraverso riparazioni, modifiche, personalizzazioni. In pochi mesi, Sartoria Mora era pronta ad aprire e a trasformare gli abiti provenienti da Bivio o dagli armadi di tutto il vicinato!
Quali sono i valori fondanti che vi accomunano e che ispirano Sartoria Mora?
Marco Nicolini Profumo: Il valore più grande che ci accomuna è certamente l’attenzione nella cura dei capi, attraverso la quale è possibile tramandarli e farli vivere più a lungo. Abbiamo fortemente voluto sviluppare il progetto di Sartoria Mora perché, dopo undici anni come principali attori del second hand a Milano, volevamo aggiungere una terza tappa alla vita degli abiti, quella che prevede la riparazione, la modifica e la trasformazione, per combattere lo spreco, in un'ottica di sostenibilità e salvaguardia.
A quale pubblico vi rivolgete?
MNP: Il primo approccio alla Sartoria Mora è stato quello delle signor milanesi (forse già abituate a rivolgersi a questo tipo di servizi), ma, in seconda battuta, siamo stati raggiunti da tanti giovanissimi in cerca di qualcuno con cui condividere le proprie idee di upcycling e di trasformazione dei capi. Anche per questa ragione, abbiamo selezionato una validissima professionista, attenta alle nuove tendenze e perfettamente in linea con tutti i quei valori di sostenibilità e circolarità che ci ispirano in tutte le nostre attività.
Progetti e sogni per il futuro?
MNP: Sarebbe bello replicare il progetto di Sartoria Mora in altri quartieri della città, per valorizzare un mestiere antico che fa parte della storia del nostro Paese e, in un modo o nell'altro, di tutte le famiglie italiane.