Il Festival di antropologia del contemporaneo “Dialoghi di Pistoia” prende il via nella città toscana e, da venerdì 24 a domenica 26 maggio, affronta il delicato tema: Siamo ciò che mangiamo? Nutrire il corpo e la mente. La manifestazione, giunta alla sua quindicesima edizione, è promossa dalla Fondazione Caript e dal Comune di Pistoia, ed è ideata e diretta da Giulia Cogoli, Nei tre giorni dell’evento si parla di tribù e tabu alimentari, miti, ideologie, storie e credenze legate alla nutrizione, ma anche dell’impatto che il sistema alimentare ha sull’ambiente, di educazione, benessere e prevenzione, in compagnia di antropologi, chef, filosofi, scrittori, scienziati e psicologi.
Tra gli ospiti di questa edizione spiccano i nomi di Vittorio Lingiardi, Antonio Manzini, Cristina Bowerman, Peppe Servillo, Andrea Riccardi. A Corrado Augias viene assegnato il Premio Internazionale Dialoghi di Pistoia, giunto alla VII edizione.
“Siamo ciò che mangiamo” è un’affermazione del filosofo Ludwig Feuerbach: il cinismo apparente di questa frase non nasconde il fatto che in essa si trovino alcune importanti verità. Non basta, infatti, che una pianta o un animale siano commestibili per annoverarli nella lista dei cibi che ogni società considera buoni da mangiare: alcuni alimenti vengono esclusi dalla dieta per tabù religiosi, o per motivazioni ecologiche, per norme sociali o per seguire una moda. Nel trascorrere del tempo ogni comunità umana finisce così per costruire una propria idea di gusto condiviso. Un altro illustre pensatore, Claude Lévi-Strauss, affermava che il cibo implica anche un consumo “culturale” e deve essere anche “buono da pensare” oltre che capace di sfamare il corpo. Per nutrire il corpo, insomma, non basta fornirgli solo alimenti, acqua e vino, ma anche cultura, passioni e gioco.
“Mangiare, cucinare e produrre cibo sono esperienze sociali, espressioni culturali di collettività e frutti di scambi, che alimentano la nostra mente e il nostro vivere comune. Sono attività inserite nel dinamismo del pianeta, tra l’alternarsi delle stagioni e l’unicità di specie e territori, profondamente legate all’ecologia della Terra” afferma Giulia Cogoli.”Il cibo è anche un grande viaggiatore, e tutte le cucine “tradizionali” sono in realtà meticce: ogni tradizione culinaria è multiculturale e, in questo, il cibo è un’ottima metafora della cultura”.
Le preferenze in base alle quali si scelgono gli alimenti esprimono dunque gusti, ideologie, mode e persino prospettive sul futuro: oltre a dividerci in “tribù” alimentari, sostenitrici anche strenue della propria scelta, come vegetariani, vegani, fruttariani e onnivori, il ricorso a cibi tradizionali o innovativi è oggi più che mai causa di dibattito politico. Ecologia, cibo e politica si intrecciano più di quanto non si immagini, visto che la produzione di cibo è la maggiore responsabile di emissioni di Co2 nell’atmosfera. Eppure, mentre una parte del mondo si concentra su questi aspetti dell’alimentazione, spreca cibo in quantità e soffre di malattie legate agli eccessi della tavola, esistono ancora Paesi in cui milioni di persone soffrono di denutrizione o di malnutrizione.
Per coinvolgere su questo tema anche le generazioni più giovani, alle quali i Dialoghi hanno sempre riservato grande attenzione, quest’anno è stato ideato un ciclo di incontri per le scuole, per stimolare i giovanissimi all’approfondimento del tema del festival. Le prime 14 edizioni i Dialoghi hanno ospitato 400 relatori e visto la partecipazione di 250.000 persone. Sono stati circa 4.700 i volontari coinvolti; 700 le registrazioni video e audio disponibili gratuitamente sul sito e sulle principali piattaforme audio e video.
Per il programma completo degli appuntamenti e per conoscere le modalità di partecipazione, consultare il sito www.dialoghidipistoia.it.