indagine della gdf

Perquisizione alla Fondazione Milano-Cortina, tre indagati per corruzione

L'ex ad Vincenzo Novari, un ex dirigente della Fondazione e l'ex rappresentante legale della Vetrya sono indagati per corruzione e turbata libertà d'incanto. Malagò: "Sport vittima di tutto questo"

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L'ex ad della Fondazione Milano-Cortina, Vincenzo Novari, un ex dirigente della Fondazione e l'ex rappresentante legale della Vetrya (ora Quibyt) che si era aggiudicata l'incarico per lo sviluppo dei servizi digital dell'evento, sono indagati per corruzione e turbata libertà d'incanto. "La fondazione deve essere ed è una casa di vetro - ha commentato il ministro per lo Sport, Andrea Abodi - e chiunque voglia guardarci dentro deve trovare le risposte sulla trasparenza e sui comportamenti gestionali".

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Presunte irregolarità negli appalti dei servizi digitali -

 Nel mirino dei pm Francesco Cajani e Alessandro Gobbis, titolari dell'inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, sono finite alcune presunte irregolarità negli appalti dei servizi digitali alla Fondazione organizzatrice dei Giochi Olimpici invernali del 2026. Sotto indagine ci sono l'ex amministratore delegato della Fondazione Milano Cortina, Vincenzo Novari, l'ex manager Massimiliano Zuco e l'imprenditore Luca Tomassini.

"Accordo corruttivo tra tre soggetti" -

 In particolare, precisa il procuratore Marcello Viola in una nota, l'inchiesta milanese riguarda presunte irregolarità "nelle procedure di affidamento delle prestazioni tecnologiche per le Olimpiadi invernali". Le indagini "si sono focalizzate sull'aggiudicazione dell'ecosistema digitale e della sicurezza delle infrastrutture informatiche della Fondazione Milano Cortina 2026" e hanno portato alla luce l'esistenza "di un accordo corruttivo tra tre soggetti" (Novari, Zuco e Tomassini) ora "iscritti nel registro degli indagati".

La scelta dei fornitori e degli sponsor -

 Secondo la prima ricostruzione degli inquirenti milanesi, le irregolarità riguardano in particolare "procedure adottate per la scelta dei fornitori e degli sponsor tecnologici nonché per l'assunzione di dipendenti della Fondazione". Così sono scattate perquisizioni della Gdf "nelle province di Milano, Roma, Parma e Terni", precisa ancora il procuratore di Milano.

Soldi e una Smart -

 Per l'accusa formulata dalla procura di Milano, soldi e altre utilità, come una Smart, sono stati usati "per compiere atti contrari al proprio ufficio e segnatamente favorire l'affidamento delle gare relative al cosiddetto ecosistema digitale di Fondazione Milano-Cortina". Secondo la ricostruzione dei magistrati milanesi, i due dirigenti dell'ente "ricevevano dall'imprenditore Luca Tomassini somme di denaro e altre utilità o comunque ne accettavano la promessa". Tutto ciò in cambio, si legge nel decreto di perquisizione firmato dai pm, di "successive aggiudicazioni delle stesse a favore di Vetrya ed emissione di fatture da parte di Vetrya e Quibiyt, nei confronti della Fondazione, per importi complessivamente non inferiori a 1.895.346,60 euro".

I fatti risalgono al 2020 e 2021 -

 I fatti contestati risalgono al periodo compreso tra il marzo 2020 e il marzo 2021. Sono alcune informative della Gdf ad aver fatto emergere "sia la concreta estrinsecazione dei rapporti economici di Vetrya spa la Fondazione Milano-Cortina 2026 sia dalla notizia dell'effettiva aggiudicazione da parte di Vetrya, dalla stessa comunicata via 'Twitter' in data 15 marzo 2021, della 'gara' relativa all'incarico per lo sviluppo dei servizi digitali delle Olimpiadi e Paralimpiadi di Milano Cortina 2026".

Tentativo di pilotare anche la scelta del logo -

 Nell'indagine della procura, c'è anche il presunto tentativo di pilotare il televoto per la scelta del logo di Milano-Cortina 2026. Come si legge nel decreto di perquisizione, Massimiliano Zuco, era "attivo in interlocuzioni" con Luca Tomassini, con il quale avrebbe insistito affinché uno dei due loghi relativi all'evento "oggetto di 'televoto' pubblico (...) avesse la meglio sull'altro".

Ministro Abodi: "Non siamo preoccupati" -

 Il ministro per lo sport e per i giovani, Andrea Abodi, ha voluto tenere un basso profilo. "Ne siamo stati informati come voi, aspettiamo di capire. La guardia di finanza fa un lavoro egregio e ha il nostro sostegno. Ora vediamo le risultanze dell'indagine che non è mai motivo di soddisfazione e orgoglio, ma nemmeno di preoccupazione", ha detto a margine dell'incontro col il Roma Club Gerusalemme. "La fondazione deve essere ed è una casa di vetro - ha aggiunto -. E chiunque voglia guardarci dentro deve trovare le risposte sulla trasparenza e sui comportamenti gestionali". 

Malagò: "Lo sport è vittima di tutto questo" -

 La vicenda è stata commentata anche dal presidente del Coni Giovanni Malagò. "C'è massima disponibilità nel fornire tutte le carte, ma penso che ancora una volta, al di là della speranza che ci sia bontà nell'operato e garanzia dell'innocenza, lo sport in termini di immagine sia vittima di tutto questo", ha detto. "La procura voleva chiarimenti su posizioni che riguardano tre persone: l'ex ad, un responsabile di settore e un imprenditore - ha aggiunto -. Ricordo poi che il Cio chiese e pretese una presidenza legata allo sport e un ad legato e designato dal mondo della politica".

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