Chico Forti è arrivato nel carcere di Verona, dopo aver passato la notte nella casa circondariale di Rebibbia, Nuovo Complesso, in una cella del Reparto G8. Il 65enne trentino, rientrato in Italia dopo 24 anni di detenzione in Florida, ha viaggiato a bordo di un'auto della polizia penitenziaria e, all'arrivo, ha subito chiesto di poter vedere la madre. "Spero un giorno di poter essere libero perché sono innocente", ha detto Forti entrando in carcere dove è stato accolto dagli applausi degli altri detenuti.
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"Spero un giorno di essere libero" -
"Spero un giorno di stare in Italia da uomo libero perché sono innocente". Queste le parole di Chico Forti ad Andrea Di Giuseppe, unico parlamentare di Fratelli d'Italia eletto all'estero, che è andato a trovare il 65enne trentino nel carcere di Verona, dove il detenuto è stato trasferito. Di Giuseppe ha detto che Forti "è stato accolto da applausi da parte degli altri detenuti".
Ipotesi incontro madre nei prossimi giorni -
Forti ha infatti provveduto a inoltrare agli uffici competenti la domanda per avere un permesso urgente per raggiungere Trento e vedere la donna, Maria Lonar Forti, che ha 96 anni. I due non si incontrano dal 2008. Il permesso, che dovrebbe essere di poche ore, andrà vagliato e accordato dal Tribunale di Sorveglianza.
A Montorio circa 600 detenuti, anche Filippo Turetta -
Il 65enne è arrivato nel primo pomeriggio nel carcere di Montorio a Verona. Nella casa circondariale di Verona ci sono circa 600 detenuti e tra loro anche Filippo Turetta, il giovane padovano accusato dell'omicidio dell'ex fidanzata Giulia Cecchettin. Sabato era arrivato nell'istituto veneto Papa Francesco in quella che è stata la tappa più lunga, durata alcune ore, della sua giornata a Verona.
Zuncheddu: "Felice per Forti, deluso dalle istituzioni" -
"Beniamino Zuncheddu ha a cuore la sorte e i diritti di tutti i detenuti, quindi è molto felice che Enrico Forti abbia ottenuto di scontare la sua condanna in Italia e che le istituzioni si siano prodigate per favorire che ciò accadesse. Non nasconde però la sua delusione per essere stato totalmente ignorato da quelle stesse istituzioni che sembrano guardare più a ciò che accade nei tribunali esteri che non a come viene amministrata la giustizia in Italia, e non si sono accorte della sua assoluzione con formula piena (per non aver commesso il fatto) dopo quasi 33 anni di carcerazione". Così il difensore di Zuncheddu, l'avvocato Mauro Trogu.