FUORI DAL 17 MAGGIO

Jack Savoretti torna con un album in italiano: "Per tenere in vita mio padre... recuperando la mia italianità"

"Miss Italia" il titolo del nuovo progetto discografico del cantautore britannico (con cittadinanza italiana)

di Antonella Fagà

© Ufficio stampa

Raffinato, suadente, come la sua voce, ruvida e graffiante, ma al tempo stesso morbida e sensuale, Jack Savoretti torna con un nuovo album... in italiano. "Un omaggio a mio padre, che è morto due anni e mezzo fa, nel tentativo di tenerlo vivo recuperando la mia italianità...". "Miss Italia" il titolo, dell'ottavo disco del cantautore britannico con cittadinanza italiana, che ammicca, con ironia, allo storico concorso di bellezza made in Italy, giocando con la parola inglese "miss", che significa avere nostalgia. Dodici tracce con ospiti illustri come Carla Morrison, Natalie Imbruglia, Svegliaginevra, Delilah Montagu e Miles Kane, oltre alla prestigiosa collaborazione con Zucchero in un inedita versione di "Senza una donna (Without a Woman)". 

© Tgcom24

Un viaggiatore alla ricerca della sua identità -

   Un disco che è un inno al romanticismo, all'amore e all'Italia, quell'Italia da cui Giovanni Edgar Charles Galletto Savoretti, proviene. Nato a Londra, da padre genovese e madre di origini tedesche, ebree e polacche, Jack è in realtà un "viaggiatore" alla ricerca della sua anima artistica divisa tra l’Inghilterra (dove tutt’ora vive), l’Italia ma anche la Svizzera e l'America, dove ha studiato e il mondo intero, attraverso cui ha viaggiato negli anni per riuscire a trovare il suo suono, il suo modo di esprimere se stesso.

Una ricerca che lo ha portato a pubblicare sette album (tutti in lingua inglese) con oltre un milione di copie vendute in oltre 10 anni di carriera. Fino ad arrivare qui, a "Miss Italia", il primo album interamente scritto in italiano.

"Non volevo fare un album italiano", sottolinea l'artista a Tgcom24 che lo ha intervistato: "Volevo fare un album in italiano". 

C'è un brano nel disco, "Come posso raccontare", che è un po' il manifesto di "Miss Italia", in cui dici "Sarò sempre uno un po' strano, uno che canta in inglese ma sogna in italiano...". Il sogno è diventato realtà?

Era un sogno, ma l'ho preso con cautela perché non volevo fare un album in italiano tanto per farlo. E' da quando ho iniziato a cantare che mi sento dire: perché non fai un album in italiano? Io non ho però avuto mai la padronanza del linguaggio di cui avevo bisogno. La vita poi mi ha posto di fronte a esperienze che hanno fatto crescere in me un bisogno enorme di collegarmi di più alla mia italianità, alle mie radici italiane. E di tenerle vive. Dopo la morte di mio padre, due anni e mezzo fa (...) l'unica cosa tangibile che riuscivo a mantenere di suo era l'Italia, era tutto quello che era italiano, la musica italiana, essere in Italia, stare con gente italiana, usare il linguaggio. Tenere viva la sua energia mi dava l'opportunità di portar mio padre in giro con me... e succede ancora.

Dopo la morte di tuo padre hai quindi "riscoperto" l'Italia?

Ho avuto inizialmente un momento di smarrimento rispetto alle mie radici e al legame con l'Italia. La musica mi ha rimesso in connessione con questo paese che è anche in parte il mio paese. Iniziare a lavorare ad un disco in italiano è stata una esigenza... quasi fisica. La morte di mio padre mi ha dato l'opportunità di usare la mia italianità per uscire da un periodo molto difficile e di usarlo come un amico, che mi desse la mano e mi dicesse non ti preoccupare, buttati, metti tutto il tuo peso emozionale sulla tua italianità e non ti preoccupare... l'Italia ti prende, ti tiene a galla.

"Miss Italia" non nasce quindi come un progetto discografico meditato nel tempo, più come qualcosa di "improvviso"...

Proprio così, è stata una reazione, non è stata studiata. Tanti mi dicono ah l'avete studiata benissimo, una mossa geniale, ma no, per niente. E' stata una reazione... volevo esprimermi, come ho sempre fatto, tramite la musica, che è sempre stata la mia salvezza, la mia terapia, il mio modo di sopravvivere alla vita e che ti tiene a galla.  Ho provato, ho scritto tante canzoni inglesi durante quel periodo, ma non bastavano. C'era qualcosa che mancava. Era tutto troppo facile e questo mi dava fastidio, volevo più sforzo. Sentivo il bisogno di scavare di più per trovare quello che mi serviva. Quindi sono venuto in Italia proprio a scavare. Per vedere, per tornare studente anche, per imparare. 

Come hai lavorato alle dodici tracce?

Sono tutte nate individualmente, devo dire. Mi sono preso del tempo. Ho trascorso un anno in Italia a imparare, poi ho preso tutto quello che ho imparato e l'ho riportato in Inghilterra. Mi sono messo a lavorare con tanta gente, tanti miei amici inglesi o americani, nel mio mondo, gente con cui collaboro da una vita.
E lì ho trovato il giusto compromesso, perché non volevo fare un album italiano, volevo fare il mio prossimo album in italiano, che è un'altra cosa. Quindi ho dovuto venire qua a imparare, però non volevo diventare prigioniero di quello che apprendevo. Volevo educarmi, poi prendere tutta questa knowledge e fare mia una nuova forma d'arte.  

 

Scrivere in italiano è molto diverso...

Molto. E' stato però anche molto bello e impegnativo... con tante soddisfazioni alla fine. La cosa più interessante per me era mantenere l'album su un piano universale, perché la musica è universale. Volevo fare sì che ogni canzone fosse potenzialmente traducibile esprimendo le stesse cose. L'italiano è molto più poetico però, c'è molta più poesia, molta più espressione, a seconda del peso che dai alle parole cambia il significato di una frase.
Solo "Miss Italia", la title track, non lo è. E' un brano con delle polaroid dell'Italia che solo gli italiani secondo me possono capire. Se la traduci non ha lo stesso sapore. 

Hai già interpretato, in maniera sofisticata, capolavori della musica italiana, da "Io che non vivo senza te" di Pino Donaggio a "Vedrai vedrai" di Tenco e poi il duetto a Sanremo con Diodato sulle note di "Amore che vieni, amore che vai" di De André. Qual è il tuo rapporto con l'Italia?

Il mio rapporto con l'Italia è naturalmente legato alla mia famiglia, alle mie radici, a mio padre. Ma la mia italianità si esprime soprattutto con lo sport e la musica. L'Italia è sempre stata una destinazione per me, non è mai stata casa. Quando guardo giocare il Genoa, mi sento italiano, così quando sento Battisti e canto a squarciagola le sue canzoni in macchina, mi sento di essere italiano. 
In "Miss Italia" volevo usare tutti gli ingredienti che fanno parte di me, perché io sono anche quello che ascolta Jackson Brown, che è cresciuto con Paul Simon, che è nato a Londra, che vive in Oxfordshire. Volevo mettere tutto un po' insieme. Volevo fare una fusion delle due cucine creative con cui sono cresciuto. Che, a dire il vero sono più di due, perché ci sono anche quelle americane, inglesi, francesi, spagnole. Io sono questo, un miscuglio e anche con tutta la mia italianità, l'Italia la vedo sempre un po' dal di fuori e quindi volevo che l'album rappresentasse questo. Non volevo far finta che non fosse così. È così, infatti è anche l'artwork del disco, come una cartolina. Un po' come dire ehi guys, io so come è l'Italia vista da di fuori, perché la vedo anch'io così. Però ne capisco anche il fascino che c'è sotto. Volevo far vedere tutti e due i mondi.

Come è nato il duetto con Zucchero, magico incontro tra il grande pop e il grande blues?

Gli ho fatto un'intervista nel 2021 durante l'Eurovision a Torino per BBC Radio 2, ed è nata un'amicizia. Ero stupito dal fatto che lui sapesse chi io fossi... Poi crescendo in Inghilterra negli anni' 90, da ragazzino, "Senza una donna" era una sorta di inno. La versione inglese con Paul Young è... stupenda. Quindi quando lui mi ha chiesto di cantarla con lui a Royal Albert Hall, subito ci siamo detti, incidiamola. 

Nell'album si parla d'amore e di romanticismo, ma c'è anche tanta malinconia e un po' di nostalgia. Nel brano "Canzoni romantiche" dici "scrivo canzoni romantiche per tutti quelli che come me hanno bisogno di vivere"... Jack Savoretti, questo inguaribile romantico della musica?

Si, però nella canzone dico anche che scrivo canzoni romantiche anche per chi ha bisogno di ridere. L’errore che si fa pensando al romanticismo è, secondo me, pensare che sia "pesante". Ma il romanticismo può essere leggerissimo, anzi, a volte la leggerezza è proprio quello che lo rende romantico. Il maestro in questo è Benigni, o anche Charlie Chaplin. Per me il romanticismo fa vivere, ma fa anche sorridere. Sono romantico nel senso che sono sempre curioso. Trovare fascino nelle cose è tra le cose più romantiche che ci siano. Bisogna sempre guardare oltre. 

Ci parli della collaborazione con Svegliaginevra?

E' nata tramite il mio manager, durante il periodo in cui ero in Italia e stavo imparando. Lui voleva che io mi sedessi con un artista che secondo lui è una poetessa, per capire come funziona la poesia italiana, come funziona la metrica della lirica italiana. Abbiamo messo insieme due canzoni, una Svegliaginevra e una Jack Savoretti e si sono incastrate come pezzi di un puzzle. Nel ritornello si sente molto l'influenza che ha avuto su di me Battisti. Forse è la canzone più romantica dell'album.

Quali sono i tuoi riferimenti nella musica italiana?

Battisti, tantissimo, Venditti, tantissimo. L'ultimo concerto di un artista italiano che ho visto era proprio il suo, come mio padre a Lugano, abbiamo cantato a squarciagola e pianto tutta la sera. Che bello, molto bello. Stupenda, poi tutti, De Gregori, Guccini, Tenco, De André 

Quali sono le grosse differenze tra musica italiana e musica inglese?

L'espressività. L'italiano è molto più espressivo in generale. Basta sentire due italiani che parlano per strada e due inglesi. Due sembra che litighino, due che non si conoscano neanche. 

Come pensi proseguirà la tua storia d'amore con l'Italia?

Non ho la minima idea, però è questo quello che mi piace, che sono curioso. Ma in realtà la relazione non è con questo paese, è con la mia italianità. 

E hai risolto la tua crisi d'identità con l'italianità?

Non la chiamo più crisi, è un ballo, non è una crisi, è un ballo che va dal ballo lento al ballo rock. Ogni tanto mi devo sedere perché sono stanchissimo di ballare, però è un ballo più che una crisi. 

Ti senti ancora quello strano?

Sarò sempre un pochino strano, quello sì. 

Ti fa paura il mercato musicale italiano?

 No, mi faceva paura prima, perché dagli ultimi anni l'industria cercava di indirizzare la cultura, invece la cosa bella adesso è che la musica e la cultura stanno dirigendo l'industria. Non deve essere l'industria che dice come si scrive, cosa si canta e che stile si fa. Adesso il potere è tornato nelle mani della cultura e degli artisti. 

Hai un altro progetto discografico nel cassetto?

Maybe, maybe. Le ruote stanno girando.

Un feat che vorresti fare assolutamente prima di chiudere...

Non lo so, odio parlare di cose che non ho fatto. Ti dirò quando l'avrò fatto, ti dirò con chi è. Io non credo nelle aspettative, perché deludono più che altro. 

E cosa pensi del rap?

 Adoro il rap. Quello che mi piace del rap italiano è che è quasi giornalismo, osservazioni culturali e sociali. 

Nei prossimi mesi Jack Savoretti si esibirà in luoghi davvero unici del nostro paese, oltre che in Gran Bretagna, Germania, Polonia e Svizzera.

Queste le date in Italia

Venerdì 28 Giugno 2024 Susa (TO) Borgate dal vivo festival

Domenica 7 luglio 2024 Gardone Riviera (BS) Tener-A-Mente Festival 

Lunedì 8 Luglio 2024 Bollate (MI) Festival di Villa Arconati

Mercoledì 31 luglio 2024 Marina Di Pietrasanta (LU) Teatro La Versiliana

Lunedì 16 dicembre 2024 Bologna Europauditorium 

Giovedì 19 dicembre 2024 Roma Auditorium Della Conciliazione