Il Partito Democratico si divide sul Jobs Act. La riforma voluta dieci anni fa da Matteo Renzi è considerata l'ultimo baluardo dell’era dell’ex “rottamatore”, ma anche una questione da trattare con prudenza secondo buona parte della minoranza Pd, quella in passato più vicina al leader di Iv. Se Giuseppe Conte ha già firmato il quesito della Cgil, la segretaria Pd, Elly Schlein è molto più cauta: “Ogni iniziativa del sindacato la guardiamo con grande attenzione, nel rispetto della sua autonomia. Chiaramente mi aspetto che tante e tanti del Pd daranno una mano in quella raccolta”.
La linea della prudenza -
Finora, la segretaria del Pd ha evitato di schierare ufficialmente il partito perché non è un mistero che sul punto tra i democratici le posizioni sono articolate e nel Pd non sfugge a nessuno che la posizione di Conte può essere letta anche alla luce di questo dato. Come sull’Ucraina – è il ragionamento – il leader 5 stelle prova a scavalcare il Pd a sinistra, contando sul fatto che i democratici dovranno tenere inevitabilmente una linea più prudente. Linea che, non a caso, viene illustrata da Matteo Orfini, che da ex presidente del partito sa quanto sia opportuno evitare mosse impulsive su argomenti del genere: “Non credo che questo referendum sia tema da affrontare in campagna elettorale, immagino ci sarà una direzione. È del tutto evidente che è un argomento sul quale ci sono nel Pd opinioni differenti, si farà a tempo debito una discussione negli organismi dirigenti e assumeremo una discussione comune, come facciamo sempre”.
Le parole di Renzi -
Sulla questione si è espresso anche lo stesso Matteo Renzi: "Il JobsAct, Industria 4.0, la riduzione delle tasse (Irap costo del lavoro), i veri 80 euro: le nostre misure hanno creato occupazione e aumentato i salari. Oggi la Cgil e i Cinque Stelle vogliono cancellarle con un referendum. Il Pd di allora votò quelle riforme. Il Pd di oggi sta con Cgil e Landini. Domando ai riformisti: ma che ci fate ancora là dentro? Stanno cambiando posizione su tutto. Venite con noi a costruire la casa dei riformisti. A costruire gli Stati Uniti d'Europa" ha scritto su X l'ex premier.
Favorevoli e contrari -
"Se al posto della Schlein firmerei i referendum sul Jobs Act e sulla precarietà della Cgil? No, non li firmerei ma non mi permetto di dire quello che dovrebbe fare la nostra segretaria". Lo ha dichiarato Lorenzo Guerini, deputato Pd, intervenendo a "L'Attimo Fuggente" condotto da Luca Telese e Giuliano Guida Bardi sulla FM di radio Giornale Radio. "Se al posto della Schlein avrei candidato Strada e Tarquinio? Per fortuna non sono io il segretario del PD e penso che non lo sarò mai", ha aggiunto Guerini.
Alleanza Verdi Sinistra invece, è pronta ad appoggiare il referendum della Cgil per cancellare il Jobs Act. "Alzare gli stipendi, ora. Come? Ne discutiamo domani sabato 4 maggio, al Monk di Roma, dalle 9.30, non mancare! Durante l'evento sarà possibile firmare per i referendum della Cgil per cancellare il Jobs act, abolire la precarietà e rendere più sicuro il lavoro negli appalti". Così sui social il deputato di Avs, segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni. Arturo Scotto, esponente della sinistra del partito e capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, è tra quelli che darà una mano al referendum: “Saranno tanti i militanti e i dirigenti del Pd che daranno una mano a raccogliere le firme, come ha detto la segretaria. Anche io sarò tra questi”.