C’è un filo analogico che tiene legate cinque donne su un palcoscenico spoglio, arredato da sedie e riempito con l’immaginazione (di chi recita e di chi guarda). È il filo spinato di una almodóvariana famiglia infelice come tante, dominata - però - da cinque valchirie in guerra l’una contro l’altra, in cui la matriarca è prima inter pares, ma solo all’apparenza. Perché in questa turbolenta "Estate in dicembre" - uscita dalla penna vivace della spagnola Carolina Ἁfrica Martìn Pajares e diretta da Andrea Collavino - il centro di gravità non è permanente, eppure la forza centrifuga sprigionata dal rapporto fra queste cinque donne sull’orlo di una crisi di nervi (Fiammetta Bellone, Elsa Bossi, Sara Cianfriglia, Elena Dragonetti e Alice Giroldini, tutte bravissime) le condurrà verso un finale inaspettato.
Prima, però, emergeranno contrasti generazionali (soprattutto quelli fra madre e figlie), complessi edipici, gelosie e ripicche sedimentate da decenni. Il capo, e forse anche la coda, del filo spinato di questa famiglia così stralunata e stravagante da risultare molto spesso comica, è saldamente in mano, suo malgrado, alla vecchia nonna malata, affetta da Alzheimer e destinata a una clinica per anziani. Eppure ancora depositaria, in qualche modo, di una verità storica e sentimentale a cui nessuna, per varie ragioni, sembra riuscire a rinunciare. In un crescendo di segreti rivelati a bassa voce (in stile “Agosto a Osage County”), lo spettacolo familiare procede sempre più come un vortice, con al centro la nonna, e il resto della famiglia a girarle intorno con un sogno nel cuore: fuggire in Argentina. Per ricomporre, e forse sanare, l’intera famiglia. Trovando l’estate. In dicembre.