LA SCHEDA

Lavoro, in Italia cresce l'occupazione ma non quella delle donne

Nel 2023 aumentano i posti di lavoro ma la situazione rimane critica per le donne, soprattutto al Sud: siamo fanalino di coda in Europa 

Quest'anno festeggiano il Primo Maggio quasi 300mila lavoratori in più. Secondo l'Ufficio studi della Cgia di Mestre, rispetto ad aprile del 2023 sono 292mila in più gli occupati in Italia. Resta però critica la situazione dell'occupazione femminile: secondo i dati Eurostat, il tasso risulta essere quello più basso tra gli Stati europei. Una donna su cinque, inoltre, lascia il lavoro a seguito della maternità. 

Il contesto europeo -

 Secondo i dati Eurostat relativi al IV trimestre 2022, il tasso di occupazione femminile in Italia risulta essere quello più basso tra gli Stati dell’Unione europea, essendo di circa 14 punti percentuali al di sotto della media UE: il tasso di occupazione delle donne di età compresa tra i 20 e i 64 anni è stato, infatti, pari al 55%, mentre il tasso di occupazione medio UE è stato pari al 69,3%. 

Il contesto italiano -

  Nel nostro Paese si registra inoltre un divario anche nel rapporto tra la popolazione maschile e quella femminile: le donne occupate, infatti, sono circa 9,5 milioni, mentre gli uomini occupati sono circa 13 milioni. Secondo quanto emerge dal dossier "Occupazione femminile" del Servizio studi della Camera, una donna su cinque fuoriesce dal mercato del lavoro a seguito della maternità. Quest'ultimo aspetto riveste una particolare rilevanza in quanto indice della difficoltà per le donne di conciliare esigenze di vita con l'attività lavorativa. La decisione di lasciare il lavoro è infatti determinata per oltre la metà, il 52%, da esigenze di conciliazione e per il 19% da considerazioni economiche. In generale, il divario lavorativo tra uomini e donne è pari al 17,5%, divario che aumenta in presenza di figli ed arriva al 34% in presenza di un figlio minore nella fascia di età 25-54 anni.

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Il gap salariale -

 L'occupazione femminile è caratterizzata anche da un accentuato divario retributivo di genere, nonché dal tipo di lavoro svolto dalle donne. Per quanto riguarda la differenza di retribuzione, secondo gli ultimi dati Eurostat, il gap retributivo medio - ossia la differenza nella retribuzione oraria lorda tra uomini e donne - è pari al 5% (al di sotto della media europea), mentre quello complessivo - ossia la differenza tra il salario annuale medio percepito da donne e uomini - è pari al 43% (al di sopra della media europea, che è invece pari al 36,2%). Secondo i dati dell'Osservatorio sui lavoratori dipendenti del settore privato dell'INPS, nel 2022 la retribuzione media annua è costantemente più alta per il genere maschile, con una differenza di 7.922 euro (26.227 euro per gli uomini contro 18.305 euro per le donne). Dal punto di vista delle caratteristiche del lavoro svolto, la bassa partecipazione al lavoro delle donne è determinata da diversi fattori, come l'occupazione ridotta, in larga parte precaria, in settori a bassa rimuneratività o poco strategici e una netta prevalenza del part-time, che riguarda poco meno del 49% delle donne occupate, contro il 26,2% degli uomini.