LA SCHEDA

Cos'è il mesotelioma maligno, il tumore legato all'amianto

Sintomi, cause e terapie della malattia che ha colpito il giornalista Franco Di Mare

© Ufficio stampa| polmoni

Sono all'incirca 2.000, 1.500 tra gli uomini e 500 tra le donne, i casi di mesotelioma diagnosticati in Italia, in base agli ultimi dati resi noti dall'AIRTUM. Un tumore raro, aggressivo, che colpisce prevalentemente i maschi, nel 90% dei casi causato da un'elevata esposizione all'amianto. La malattia ha colpito anche il giornalista Franco di Mare, che ha confessato le sue difficili condizioni di salute, parlando con l'ausilio di un respiratore.

Che cos'è? -

 Il mesotelioma maligno nasce dalle cellule del mesotelio, il tessuto che riveste le cavità sierose. Si tratta, quindi, di una sottile membrana che ricopre gli organi interni e che ha nomi diversi a seconda del suo posizionamento: pleura nel torace, peritoneo nell'addome, pericardio nello spazio attorno al cuore e tunica vaginale nella zona attorno ai testicoli. In base al distretto corporeo che colpisce, il tumore prende una dicitura diversa: quello più diffuso è il mesotelioma pleurico, che si verifica in circa tre casi su quattro. 

I sintomi -

 I principali sintomi con cui si presenta il mesotelioma pleurico sono la dispnea (il fiato corto) e la tosse, causati spesso dall'accumulo di liquidi nella cavità pleurica. In base a quanto comunicato dall'Airc, si possono anche verificare dolori diffusi alla bassa schiena o a un lato del torace, ma anche sintomi più aspecifici come debolezza o perdita di peso. Questi ultimi due sono anche tipici del mesotelioma perineale, il quale però comporta anche nausea, vomito e dolore addominale. 

I fattori di rischio: l'amianto -

 Il 90% dei mesoteliomi è legato all'esposizione all'amianto. Nonostante la sua lavorazione e il suo utilizzo siano proibiti nel nostro Paese dal 1992 il picco di incidenza non è stato ancora raggiunto: tra l'esposizione all'amianto e la comparsa della malattia, infatti, c'è un periodo di latenza molto lungo, che può essere anche di 40-50 anni. Ci si attende quindi un incremento dei casi nei prossimi anni, considerato l'utilizzo massiccio di questo materiale negli anni '70 e '80. 

Chi è in pericolo -

 Le fibre di amianto possono essere inalate con grande facilità, oltre mille volte più sottili di un capello, se si depositano nei polmoni possono dare origine ad altre malattie come l'asbestosi (una sorta di fibrosi del tessuto polmonare che impedisce la corretta espansione dell'organo) o il tumore polmonare. Nella maggior parte dei casi, chi ha sviluppato queste malattie è entrato in contatto con l'amianto sul posto di lavoro. Anche i familiari dei lavoratori esposti sono potenzialmente a rischio, dal momento che le fibre di amianto si possono depositare sui vestiti ed essere trasportate fino a casa. L'esposizione secondaria può coinvolgere anche persone che si sono trovate in un ambiente in cui c'è presenza del materiale tossico. Dopo le guerre nei Balcani, l'utilizzo di uranio impoverito comportò la diffusione di una lunga serie di malattia legate all'esalazione di sostanze nocive (come l'amianto), un fenomeno diventato noto con il nome di Sindrome dei Balcani.

La diagnosi -

 Dopo la comparsa dei sintomi e la verifica di un'eventuale esposizione all'amianto, vengono effettuati degli esami di diagnostica per immagini: una radiografia, seguita da una tomografia computerizzata (TC) e, in alcuni casi, un'ultrasonografia e una risonanza magnetica (RM). Serve, poi, una biopsia per confermare la diagnosi. I campioni prelevati possono essere sottoposti ad analisi immunoistochimiche (per sapere quali proteine sono presenti sulla superficie della cellula) o genetiche (per individuare i geni tipicamente espressi dal mesotelioma). Per determinare il tipo di terapia è necessario determinare lo stadio del tumore, nel caso del mesotelioma sono quattro: più basso è, migliori sono le probabilità di successo del trattamento. Spesso però la diagnosi di questo tumore arriva quando la malattia ha già superato gli stadi iniziali ed è ormai difficile da trattare. 

Le cure -

 I pazienti ai quali viene diagnosticato un mesotelioma devono rivolgersi subito a centri specializzati. Nei casi in cui il tumore sia allo stadio iniziale si può prevedere di intervenire chirurgicamente, sebbene nella maggior parte dei casi l'operazione non ha intervento curativo, ma palliativo. Per alleviare i sintomi si effettua, inoltre, la rimozione periodica di liquido mediante un ago lungo e sottile dalla cavità toracica (toracentesi), addominale (paracentesi) o attorno al cuore (pericardiocentesi), a seconda della tipologia di mesotelioma. Il trattamento standard consiste nella chemioterapia. I farmaci più efficaci sono i derivati del platino, come il cisplatino, e gli antifolati, come il pemetrexed, spesso usati in associazione. Da alcuni anni sono in corso diverse sperimentazioni terapeutiche con farmaci biologici e con l’immunoterapia, seppure sinora nessuno di questi approcci abbia ancora dimostrato un reale significativo impatto sulla sopravvivenza dei pazienti trattati. Il progressivo miglioramento delle conoscenze scientifiche su questa malattia sta comunque aprendo nuove interessanti prospettive terapeutiche. Al momento, però, l'aspettativa di vita per i malati di mesotelioma è molto bassa: a distanza di 5 anni dalla diagnosi sono ancora vivi solo l’8 per cento degli uomini e il 10 per cento delle donne colpiti dal mesotelioma.

La prevenzione -

 L’azione più efficace per prevenire il mesotelioma è evitare o limitare al massimo l'esposizione all'amianto. In Italia esistono programmi di sorveglianza per i lavoratori che sono stati esposti a questo materiale e per coloro che lo sono correntemente per ragioni professionali. Questi programmi hanno principalmente lo scopo di ricostruire la storia lavorativa e informare i soggetti esposti (e le loro famiglie) dei rischi e di alcuni aspetti medico-legali, come la possibilità di ricevere un indennizzo. Purtroppo non esistono ancora esami abbastanza sensibili e specifici da permettere la diagnosi precoce del mesotelioma in una persona che non presenta sintomi, vale a dire che a oggi non esistono test di screening convalidati.