Arriva al cinema il 30 aprile "C’era una volta in Bhutan" con cui il regista Pawo Choyning Dorji, già candidato all’Oscar per il miglior film internazionale (con "Lunana: Il villaggio alla fine del mondo"), racconta il suo Paese attraverso una commedia ironica e brillante. Un film semplice ma dallo sguardo acuto su un momento speciale: la prima volta alle urne. In un Paese in cui la comunicazione passa ancora attraverso la radio e i televisori con tubo catodico, funzionari statali vengono mandati nei villaggi per spiegare direttamente le dinamiche elettorali. Tgcom24 vi offre una clip esclusiva della pellicola che ha vinto premio speciale della giuria alla Festa del Cinema di Roma 2023.
La storia del film -
Regno del Bhutan, 2006. La modernizzazione è finalmente arrivata. Il Bhutan diventa l’ultimo paese al mondo a connettersi a Internet e alla televisione, e ora è la volta del cambiamento più grande di tutti: il passaggio dalla monarchia alla democrazia. Per insegnare alla gente a votare, le autorità organizzano una finta elezione, ma nei villaggi in cui le persone non conoscono la propria data di nascita, registrare gli elettori si rivela una vera e propria sfida. Nel villaggio di Ura, un anziano Lama, turbato dai possibili esiti dello straordinario cambiamento che sta per travolgere il suo Paese, ordina a un giovane monaco di procurarsi un paio di fucili. Il giovane monaco è perplesso davanti alla richiesta insolita del Lama, e la sua familiarità con le armi si basa esclusivamente sulle immagini dell'unico film disponibile in televisione: "007 - James Bond". Durante la ricerca, il monaco incrocia il suo cammino con quello di un collezionista d’armi antiche americano, che è giunto in Bhutan con l’intenzione di offrire una grossa somma di denaro in cambio di un prezioso fucile del XIX secolo. L’americano pensa di riuscire a portare in porto l'acquisto con successo, ma non sa che l’anziano Lama sta organizzando una misteriosa cerimonia per il giorno delle elezioni...
La modernizzazione del Bhutan -
"L’innocenza è un valore e un tema così importante dell’essere bhutanesi e purtroppo in questo cambiamento verso un paese più moderno e più istruito, si sta perdendo, perché sembra che la mente moderna non riesca a distinguere tra ‘innocenza’ e ‘ignoranza’. Uno dei motivi principali per cui ho voluto raccontare questa storia è perché volevo condividere con il mondo, e ricordare ai miei connazionali bhutanesi le circostanze uniche che portano all’apertura e alla modernizzazione del Bhutan", spiega il regista Pawo Choyning Dorji.