La riforma del Patto di Stabilità e di crescita approvata dall’Europarlamento introduce nuovi margini di flessibilità. Il tentativo è di associare al risanamento dei conti pubblici nuove riforme e nuovi investimenti. Il testo prevede che i Paesi con un debito superiore al 90% del Pil siano soggetti a una riduzione del passivo in media dell’1% all’anno. Ecco cosa prevede per punti:
Cos’è il Patto di Stabilità e crescita -
E' l’insieme di regole comuni che garantiscono la disciplina di bilancio dei Paesi Ue per aumentare la convergenza dei conti pubblici. L'obiettivo resta quello di portare i deficit pubblici sotto il 3% del Prodotto interno lordo e i debiti pubblici sotto il 60% del Pil. È stato siglato nel 1997, poi nel corso degli anni sono stati aggiunti regolamenti che lo hanno complicato, da qui la decisione di riformarlo. Il vecchio Patto era stato sospeso a inizio pandemia ed è stato riattivato a inizio 2024.
Obiettivo delle nuove regole -
I governi con un debito pubblico superiore al 60% del Pil dovranno presentare entro il 20 settembre un piano di riduzione del debito a medio termine della durata di quattro o sette anni (sono fissati massimali di sforamento). La traiettoria sarà poi negoziata con Bruxelles. Il parametro di riferimento sarà la spesa pubblica, piuttosto che il deficit. Per dar più tempo al risanamento verranno considerati anche gli impegni sul Pnrr.
Paletti sul debito -
La traiettoria dovrà portare a un calo medio annuo minimo dell'1% del rapporto debito pubblico/Pil per i Paesi con un debito oltre il 90% del Pil, come l'Italia (lo 0,5% per chi ha il debito tra 60 e 90%). Viene introdotta anche una 'salvaguardia' che impegna gli Stati con deficit/Pil già entro il tetto del 3% di ridurlo ulteriormente all'1,5%.
Nuova procedura per deficit eccessivo -
Nuova procedura per deficit eccessivo Se il disavanzo è superiore al 3% del Pil e il Paese è stato messo in procedura per deficit eccessivo, allora la riduzione annua è dello 0.5% ma può anche essere più alta, dipende dalla dimensione del deficit. Tuttavia, per gli anni dal 2025 al 2027 ci sarà la possibilità di scontare dall’aggiustamento le spese per interessi e lo sforzo medio richiesto sarà comunque inferiore rispetto alle vecchie regole. Inoltre nei periodi di crescita economica gli Stati membri dovranno lasciare un cuscinetto fiscale pari all’1,5% del Pil al di sotto della soglia obbligatoria del 3%. Per costruire questa riserva l’aggiustamento annuale dovrebbe essere pari allo 0,4% del Pil (in caso di piani di rientro in quattro anni) che potrebbe essere ridotto allo 0,25% del Pil (nei piani di rientro di sette anni)