Carcere minorile Beccaria di Milano, "sulle torture omissioni dai vertici"
Dagli atti della Procura e dagli interrogatori degli agenti arrestati emerge un "sistema" di abusi e pestaggi sui detenuti che andava avanti da anni
Milano, l'istituto penale per minorenni "Cesare Beccaria"
Una struttura senza alcun controllo interno, nella quale il "sistema consolidato" negli anni di pestaggi e torture su ragazzi di 16 e 17 anni con storie problematiche, tra disagio, reati e tossicodipendenza, aveva preso piede indisturbato, almeno fino a qualche mese fa, con l'arrivo del nuovo direttore del carcere minorile Beccaria di Milano. E' lo scenario inquietante che viene a galla non solo dagli atti della Procura di Milano, nell'inchiesta che ha portato in carcere 13 agenti della Penitenziaria e alla sospensione di otto colleghi, ma dalle stesse parole degli arrestati nei primi interrogatori. "Eravamo abbandonati a noi stessi, impreparati a gestire le situazioni", affermano puntando il dito contro i vertici dell'istituto.
Per questo le indagini, condotte dalla Squadra mobile e dalla stessa Polizia penitenziaria, vanno avanti per accertare, sempre da testimonianze e segnalazioni, eventuali altri casi di abusi, ma pure sospette coperture e depistaggi nell'istituto in relazione all'operato degli agenti.
Gli interrogatori degli agenti arrestati Intanto, cinque arrestati su sei (uno si è avvalso della facoltà di non rispondere e gli altri saranno sentiti nei prossimi giorni), interrogati dal gip Stefania Donadeo, hanno detto di essersi sentiti "abbandonati a se stessi", "senza controlli gerarchici e anche aiuto da parte della struttura, incapaci di gestire le situazioni".
Hanno raccontato di essersi trovati a dover affrontare il rapporto coi ragazzi detenuti senza adeguata formazione, loro stessi giovani, tra i 25 e i 35 anni, di prima nomina e con scarsa esperienza. Nessun aiuto da superiori o da altre figure. In certi casi avrebbero salvato vite intervenendo per tentativi di suicidio o incendi scoppiati. In altri, invece, sarebbe loro partita la mano come reazione violenta.
I casi di pestaggi sotto la lente della Procura Nella carte si trova uno scambio di mail del gennaio 2023 tra la mamma di un detenuto e l'allora direttrice facente funzione Maria Vittoria Menenti. La madre, dopo aver visto in videochiamata il figlio con "segni di percosse sul viso", aveva segnalato l'episodio alla direzione. Otto giorni più tardi Menenti le aveva risposto rassicurandola "sull'adozione delle procedure previste nel caso specifico". Lo stesso ragazzo, mettendo a verbale l'aggressione subita il 22 dicembre 2022 da tre agenti, ha dichiarato che "mentre si trovava steso a terra davanti all'ufficio del capoposto, ancora ammanettato e sanguinante in volto", era intervenuta l'allora direttrice, "che intimava agli assistenti di togliergli le manette" e "disponeva l'invio in infermeria". Gli agenti, scrivono i pm, "interrompevano il violento pestaggio solo per l'arrivo della direttrice", la quale "vedeva il detenuto a terra sanguinante". Menenti avrebbe preso parte anche al colloquio di un altro ragazzo "con il comandante e la psicologa" su presunte violenze del 18 dicembre 2022.
Milano, il carcere minorile Beccaria
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