Annamaria, che bambina sei stata?
Sono sempre stata fin da bambina estremamente curiosa, leggevo moltissimo, ero creativa e desiderosa di mettermi in gioco. Soprattutto volevo superare quelli che sentivo essere i miei limiti: a partire dalla timidezza, che ho vinto attraverso la recitazione. Sono la prima di tre sorelle e sono cresciuta in un ambiente familiare sereno, con un’educazione severa dettata da mio papà, persona di grande cultura, gentiluomo d’altri tempi di una famiglia di tradizione. Lui mi ha istillato un forte senso della responsabilità e dell’impegno. Il carattere estroverso e la visione del “bicchiere sempre mezzo pieno”, invece, li ho ereditati dalla mamma, che mi ha insegnato a prendere la vita con entusiasmo e ad affrontarla con energia positiva.
L’interesse per la farmacia è questione di DNA.
Vengo da generazioni di farmacisti. Mio nonno Giuseppe, in particolare, mi è stato di grande ispirazione: dopo una prima laurea in lettere, decise di laurearsi anche in farmacia in seguito al ricovero in ospedale per le ferite riportate in guerra. Aveva un’indole generosa e altruista, non smise mai di fare ricerca diventando un punto di riferimento per la sua comunità e da lui ho ereditato preziose ricette galeniche. Anche mia mamma è farmacista, lavora tutt’oggi nella farmacia di famiglia con le mie sorelle; devo dire che gli studi fatti e l’esperienza di lavoro in farmacia sono stati molto importante per me per ispirarmi agli studi successivi e nella mia attuale professione.
Da Bologna, la tua città, a Faenza. Mi racconti com’è andata?
Dopo qualche anno di matrimonio ho seguito mio marito Federico, a cui sono legata fin dai tempi del liceo, a Faenza. In quel momento aspettavo mio figlio Francesco. La dolce attesa mi è parsa l’occasione perfetta per frequentare nuovamente l’università e continuare a formarmi sul tema della prevenzione, per diminuire la necessità della cura. In farmacia, infatti, avevo visto tante persone ammalarsi per un ricorso eccessivo ai farmaci. Mi sono quindi iscritta alla facoltà di dietistica, dove ho poi conseguito una seconda laurea, perché avevo iniziato a nutrire un grande interesse per l’alimentazione e le sue ricadute sul benessere e la salute delle persone. Avendo Francesco piccolo, mi sono concentrata molto anche sull’infanzia, a cui ho dedicato il mio primo libro: “Bambini a tavola. Quasi un gioco!”; ho iniziato anche a creare “Health4Children”, una serie di iniziative no profit dedicate alla salute dei più piccoli.
Hai iniziato con successo a diffondere la cultura della corretta alimentazione.
Ho desiderato fin da subito essere utile agli altri attraverso il mio lavoro. Avevo già consapevolezza dell’ikigai giapponese, la filosofia dai benefici dimostrati, secondo la quale attraverso una professione che ci appassiona realizziamo la nostra vocazione e la nostra missione di aiutare gli altri. Ho cominciato a girare la Romagna per fare educazione alimentare, incontrare pazienti, comprendere le difficoltà nel mettere in pratica uno stile di vita sano. Mi sono confrontata con tante persone, continuando a studiare anche medicina sistemica e funzionale e le pratiche orientali dimostrate da evidenza scientifica, tra cui la Mindfulness. Ho partecipato a diversi programmi televisivi, tra cui Ricette all’italiana su rete 4 per il progetto ministeriale "Nutritevi dei colori della vita", o per interviste sui temi di nutrizione, che mi hanno dato un supporto nella comunicazione. I primi anni a Faenza, da mamma oltre che dietista avevo incentrato i miei studi anche sul grave problema dell’obesità infantile. Attraverso video e campagne di comunicazione sul web in cui invitavo i bambini, le scuole e le famiglie a fare ricette sostenibili, a base di frutta, verdura, legumi, fornendo materiale utile a genitori, bambini e insegnanti. Tra questi "IOR mangio sano con più gusto!" e "Sano, giusto e con gusto!"
I primi anni a Faenza, da mamma dietista avevo incentrato i miei studi per contrastare il grave problema dell’obesità infantile. Attraverso video e campagne di comunicazione sul web invitavo i bambini, le scuole e le famiglie a fare ricette sostenibili, a base di frutta, verdura, legumi, fornendo materiale utile a genitori, bambini e insegnanti. La televisione mi ha dato un importante supporto nella comunicazione.
Hai vinto anche l’Oscar della Salute, un prestigioso riconoscimento per la tua attività di ricerca.
In occasione dell’Italian Health Award nel 2018 mi è stato assegnato l’”Oscar della salute”, un riconoscimento attribuito a chi promuove uno stile di vita sano e corretto in diversi ambiti, dalla medicina alla ricerca, dallo sport all’alimentazione, dall’editoria all’arte. Sono stata onorata di ricevere il premio legato allo studio scientifico rivolto all’obesità infantile che avevo realizzato, il progetto BATMAN, svolto grazie all’Istituto Romagnolo per lo studio e la cura dei tumori e grazie ai pediatri di Faenza e che ricevette il premio Good Idea Wanted dall’Associazione Nazionale Dietisti. Anche se il mio auspicio è che la ricerca in cui mi sono impegnata sia utile tanto ai bambini di oggi, quanto agli adulti di domani.
Parliamo del tuo approccio scientifico.
Mi sono riconosciuta moltissimo nelle parole del dr. Francis W. Peabody: “Una delle qualità essenziali del clinico è l’interesse per l’umanità, poiché il segreto della cura del paziente è prendersi cura del paziente”. Ho sempre studiato e cercato di comprendere con empatia le difficoltà delle persone che incontravo cercando soluzioni e strategie, lavorando sulla motivazione. Sono consapevole che la cosa più difficile per chiunque è fare un cambiamento nello stile di vita che esca dalle proprie abitudini e che la dieta rimane solo un astratto foglio di carta, se non si curano anche tutti gli aspetti della salute che sono fondamentali. La lifestyle medicine, la medicina funzionale e la medicina sistemica dimostrano come sia fondamentale pensare alle persone nel loro insieme. Paracelso in passato diceva che non si può curare una parte, senza considerare il tutto perché il corpo deve essere curato insieme all’anima. Ritengo sia importante curare gli individui quando presentano una patologia, ma è fondamentale pensare alle persone nel loro insieme, avendo cura di affrontare il benessere sotto ogni suo aspetto, quello mentale oltre che quello fisico. D’altra parte, il corpo umano funziona perfettamente solo quando tutte le sue parti sono in equilibrio tra loro. Ecco perché, dopo 20 anni di esperienza, ho deciso di formulare un programma completo, il mio “Metodo Acquaviva”, che tenga conto dei pilastri della salute: nutrizione, armonia interiore, attività fisica, sonno e riposo e integrazione alimentare e cosmetica, che mira al benessere e alla longevità. Ho descritto questo approccio nel libro “Health Revolution. I 5 pilastri della salute. Benessere e longevità secondo il Metodo Acquaviva”.
Qualche anno fa il tuo ingresso a Palazzo di Varignana come Direttore Scientifico: me ne parli?
Palazzo di Varignana collaborò ad un progetto no profit dell’Istituto Oncologico Romagnolo dedicato alla salute dei bambini che avevo organizzato. Carlo Gherardi, il fondatore di Palazzo di Varignana, dopo aver sperimentato anche la mia consulenza in qualità di nutrizionista, mi ha chiesto di creare un nuovo progetto per il suo resort, legato al tema della remise en forme e della nutrizione e di curare la direzione scientifica di Palazzo di Varignana per valorizzare gli aspetti del benessere, che tiene a offrire ai suoi ospiti. Da quel momento mi sono sentita parte di un meraviglioso progetto di give back da parte di una persona lungimirante: ho rinunciato alle opportunità che avevo in quel momento legate all’attività ospedaliera e ho iniziato una nuova avventura professionale focalizzandomi su longevità e ospitalità.
La longevità è uno dei temi che più ti stanno a cuore.
Ho la fortuna di avere in famiglia la donna più anziana d’Italia: è la nonna di mio marito, che con i suoi 113 anni è per me fonte di grande ispirazione. Credo che allontanare lo stress e ritrovare sé stessi sia importantissimo, ma naturalmente è fondamentale condurre uno stile di vita sano. Proprio per questo, in qualità di Direttore Scientifico di Palazzo di Varignana, ho deciso di ideare e proporre diversi Health & Wellness Retreats ideati per raggiungere il massimo del proprio potenziale benessere psico-fisico e risplendere di una nuova bellezza.
Donne e bellezza: perché è così importante l’aspetto fisico?
Per cominciare, voglio affermare con forza che per me la bellezza deriva dalla consapevolezza della propria unicità ed è espressione della propria armonia interiore. Per le donne soprattutto è un tema delicato e importante, perché troppo spesso si tende a ideali di perfezione che non esistono, per cui averli come obiettivo può causare frustrazione e mancanza di fiducia in sé stesse. È importante invece dare valore ai propri talenti, imparare a valorizzarsi, prendendosi cura del proprio corpo e anche della pelle, il nostro organo più esteso, quello che ci protegge dall’aggressione esterna, in modo costante e adeguato.
Donne e menopausa, un momento delicato.
Il mio obiettivo è valorizzare questo momento fisiologico nella vita di una donna, che può finalmente essere al centro delle sue necessità e riscoprire una nuova luce. I cambiamenti legati alla menopausa devono essere conosciuti, accettati e possono essere l’opportunità per riscoprire una più ricca immagine di sé interiore ed esteriore. Per questo, una delle vacanze che propongo è legata alla "golden age", il periodo menopausale, in modo da affrontare i nuovi fabbisogni attraverso il metodo che ho formulato. Ritengo inoltre sia utile imparare a valorizzarsi in base alla propria forma corporea e per questo organizzo masterclass avvalendomi anche di una consulente di immagine. Infine, a mio avviso, circondarsi di opere d’arte, dedicarsi agli altri, avere una vita piena di interessi e immergersi nella natura possono aiutare ad aumentare il senso della bellezza e dell’armonia interiore.
L’alimentazione rimane fondamentale nel percorso di benessere e bellezza.
Corretto. Il mindful eating, ovvero il nutrirsi con consapevolezza, è un passo fondamentale per il benessere e la longevità, anche per liberarsi della fame nervosa; è un’attività alla quale sensibilizzo i miei ospiti invitandoli alla mia tavola e condividendo con loro un menù dal gusto unico. Nel menù Longevity che ho elaborato in funzione dei diversi retreats, valuto e formulo programmi alimentari personalizzati, secondo le più recenti scoperte scientifiche, con combinazioni strategiche in grado di potenziare le performance fisiche e mentali, stimolare l’attività metabolica e favorire bellezza e benessere. Ci tengo a sottolineare che nessuno di questi menù è percepibile come sacrificio anche perché è importante sentirsi bene e appagati anche dal palato. Una delle attività che propongo agli ospiti è il Mindful eating, un nuovo approccio al cibo per liberarsi dalla “fame nervosa”.
A proposito di menù, parliamo del Ginkgo.
Ginkgo, il nome del ristorante è per antonomasia la pianta simbolo della longevità. Il menu Longevity che propongo è antinfiammatorio, low-fodmap, privo di glutine, latticini e carboidrati raffinati. Stimola l’attività metabolica, contrasta lo stress ossidativo e favorisce il sistema immunitario. Protagoniste sono le combinazioni alimentari strategiche, che migliorano le performance fisiche e mentali. Mi sono ispirata alla dieta mediterranea, mantenendo un impatto glicemico controllato, favorendo i prodotti d’eccellenza dell’azienda agricola di Palazzo di Varignana, tra cui il pluripremiato olio EVO, oltre naturalmente ai prodotti locali e di stagione e ai fiori edibili dall’alto indice di componenti funzionali.
Non solo il gusto, però: il tuo programma comprende l’educazione di cinque sensi.
Ho studiato molto la Nature Therapy, un percorso di Mindfulness in cui accompagno i miei ospiti. Gli stimoli naturali favoriscono il rilassamento, potenziano il sistema immunitario e migliorano il tono dell’umore. Oltre che essere un vero toccasana per allontanarsi dallo stress di una vita spesso troppo frenetica, la Nature Therapy stimola i cinque sensi aumentando e potenziando gli effetti benefici del mio metodo. Guardare la natura, ascoltarne i suoni, sentirne gli aromi, stare a contatto fisico con l’erba, per esempio, e infine assaporare il gusto dei vegetali è di grande giovamento per la salute. Infine, non bisogna dimenticare che stare all’aria aperta è l’ideale per fare scorta di vitamina D, fondamentale per la salute delle ossa, soprattutto per le donne in menopausa.
Hai una vita professionale molto intensa: conciliare lavoro e famiglia spesso non è semplice.
Mi sono trasferita a Bologna proprio per poter stare più vicino alla mia famiglia e a mio figlio Francesco. Devo dire che il mio lavoro mi piace tantissimo ed è per me una grande passione: sono fortunata, comunque, perché ho sempre potuto contare sul supporto di mio marito e dei miei suoceri.
Qualcosa su di te per i nostri lettori?
Amo l’arte, l’interior design, che sto studiando, e mi piace la cultura, la moda. Spesso disegno io stessa gli abiti che indosso e che faccio poi realizzare. Anche quello che uso abitualmente quando incontro i pazienti o gli ospiti di Palazzo di Varignana è stato disegnato da me: ho scelto il verde, perché questo è il colore che ci avvicina alla natura e ispira serenità e perché, anche se in altra veste, è indossato dal personale sanitario. Continuo a essere curiosa, un’appassionata studiosa e mi piace sperimentare con creatività le nuove scoperte scientifiche. Mi sento fortunata, mi sono circondata di persone migliori di me che mi hanno fatto crescere. Sono grata a chi hanno insegnato tanto - professionalmente e non solo - e a chi nel tempo mi ha dato fiducia. Tra questi, primo fra tutti il professor Dino Amadori, a cui oggi è intitolato l’Istituto Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori.
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Annamaria Acquaviva: "Per me è fondamentale pensare alle persone nel loro insieme"
Annamaria Acquaviva, Direttore Scientifico di Palazzo di Varignana, racconta la sua storia a Tgcom24
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