L'INTERVISTA

Renzo Rubino: "Il mio album libero e incosciente per stare bene con me stesso"

Il cantautore tarantino ha pubblicato "Il Silenzio fa Boom", un lavoro bandistico che affonda nella musica popolare pugliese. Tgcom24 ne ha parlato con lui

di Massimo Longoni

© Clarissa Ceci

Renzo Rubino torna con un nuovo album a sette anni dal precedente lavoro di inediti "Il gelato sotto al mare" e il suo è ritorno che fa... rumore. Non solo perché il titolo dell'album è "Il Silenzio fa Boom" ma perché il nuovo progetto del cantautore tarantino è un lavoro che spariglia le carte: tradizionale ma al tempo stesso visionario, unendo ricerca e tradizione popolare. In contemporanea con l'uscita dell'album è stato pubblicato anche il video del singolo "Patchouli", diretto dal regista e scrittore Donato Carrisi.

"Il Silenzio fa Boom" è album fuori dal tempo. Che va dritto per la sua strada ignorando bellamente mode e algoritmi seguendo un'idea di musica che tra la sua solidità dalla scrittura e dalla tradizione. Un lavoro che si muove tra locale e internazionale, guardando alla tradizione popolare bandistica pugliese ma anche alla musica mariachi messicana, dove luce e malinconia si danno la mano, tutto cucito dalla capacità di scrittura di Rubino. Sicuramente un album non pensato per buttarsi nel mare magnum dei servizi streaming per essere consumato per lo più nello spazio di un paio di settimane (quando va bene), ma che può ambire a un percorso sulla lunga distanza. Sicuramente un disco per la cui realizzazione ci vuole una buona dose di coraggio, se non di incoscienza...  "Io sono un kamikaze delle idee che mi hanno portato nel tempo tante volte a farmi male, ma alcune volte anche ad avere dei bellissimi riconoscimenti" conferma Rubino.

Come definiresti "Il Silenzio fa Boom"?

Un disco leggero che parla di autenticità, di libertà. L'ho fatto proprio per me stesso, avevo bisogno proprio di vivere un percorso nella costruzione del disco che fosse libero, felice, con le persone giuste. Poi io non sono il tipo di artista che deve vendere i dischi io, in sostanza non è una mia preoccupazione, ma comprendo che questo disco sia un lavoro che in questo momento nel panorama italiano non è nell'orecchio collettivo. Ma può essere nell'orecchio di chi ha voglia di andare oltre. Ci sono tanti spunti anche popolari, divertenti, musicalmente anche dinamici che possono catturare più persone del previsto.

Sono passati sette anni dal tuo album precedente. Hai sempre avuto un percorso molto personale ma nel solco della tradizione cantautorale. Cosa ti ha portato verso la musica bandistica?

Inizialmente una serie di ascolti di cose che mi piacevano. Ascoltavo canzoni del sud del mondo, ho ascoltato molto i mariachi, e avevo nella testa il desiderio di fare un disco del sud, ma non proprio popolare. Se uno pensa alla musica pugliese della tradizione si pensa alla Taranta quando non è solo così. La tradizione bandistica pugliese è molto importante e ha delle sonorità magnifiche, ci sono tante bande storiche e mi sono sempre detto che prima o poi avrei dovuto fare un disco con la banda. 

Detto fatto...

Ci ha messo lo zampino il destino. Dovevo fare un concerto e Mauro Ottolini, che con me suona il trombone non poteva esserci. E qui è entrata in gioco la mia follia. Come sostituisco uno come Mauro Ottolini? Ho provato a sentire la band di Noci chiedendo loro se avevano voglia di suonare il mio repertorio? Loro hanno accettato ma mi hanno avvertito che il loro cachet poteva essere impegnativo. Quando ho sentito la richiesta mi sono reso conto di come cambino le prospettive... Hanno un approccio libero alla musica, a loro non interessa esclusivamente il guadagno, che è giusto che ci sia ovviamente, ma soprattutto lo stare insieme e vivere il momento.

Come sei passato da quell'evento all'idea di un disco?

Avevo già nella testa l'idea di scrivere per band, poi negli ultimi anni sono successe delle cose. Ho avuto tanti fallimenti, tipo dischi che non sono usciti, progetti grossi che non sono riuscito a fare per un motivo o per un altro, il trauma del Covid. Ma mi sono anche dedicato a un progetto meraviglioso come il mio festival sul mare Porto Rubino.

C'è stato un momento di svolta?

Il 2022 è stato un anno importante. E' finita la mia relazione storica e mi sono detto che era il momento di rifidanzarmi con la musica. Quindi da una parte il lato sentimentale mi ha portato subito a scrivere canzoni che sono stati buttate giù in pochissimo tempo. D'altro canto avevo la voglia di tornare musicalmente. e avevo dei sentimenti legati all'amore perduto da mettere nella scrittura. Poi quando Levante mi ha invitato al Festival di Sanremo nel 2023 per la serata dei duetti è stato una sorta di ritorno. Da quel momento ho registrato il disco, poi ho iniziato a suonare dal vivo queste canzoni con la banda e lo abbiamo migliorato. Dopodiché sono arrivate altre collaborazioni... insomma è come se mi fossi rifidanzato con il mio primo e il mio vero amore, che è la musica ma anche l'essere per gli altri.

Rifidanzarti con la musica per te ha significato anche approcciarti a lei con uno spirito diverso?

Il mio amore per la musica mi ha fatto avere dei successi però mi ha fatto anche fallire e non volevo tradirla. Questa lunga assenza mi ha permesso di tornare e di essere fedele alla mia musica e a me stesso e di accettarmi sia per quello che sono sia per quello che scrivo senza andare a ricercare in maniera innaturale qualcosa che non mi appartiene.

E' difficile cercare compromessi tra le proprie inclinazione e quello che chiede il mercato?

Forse un modo per trovare questo compromesso esiste ma io non lo so fare. Potrebbe essere quello di sperimentare, lavorare con dei produttori di un altro retaggio che mi diano anche delle possibilità diverse di scrittura. Questa potrebbe essere una possibilità interessante. Ma in questo momento avevo bisogno di tornare con un lavoro autentico, fedele a me stesso.

In questo periodo diversi artisti sono usciti allo scoperto con problemi di eccessiva pressione mediatica sfociati nella depressione. Tu mi hai già citato apertamente dei tuoi fallimenti. Che tipo di rapporto hai tu con il fallimento?

I fallimenti o comunque il "male", se vogliamo chiamarlo così, sono sempre dietro l'angolo. Ogni giorno devi lavorare su te stesso per stare bene. Io ho capito che ho bisogno di pace, di serenità, ho bisogno della mia terra, dei miei animali, della mia famiglia, di mia nonna che vado a trovare la domenica e a cui porto il dolcino. Insomma ho bisogno delle cose vere, autentiche, dell'armonia generata nel piccolo che può in qualche modo poi espandersi in un bene più comune.

Come hai fatto ad arrivare a questa consapevolezza?

Ho fatto un percorso psicologico con una persona che mi ha aiutato, perché comunque il problema sono sempre le aspettative che ti fanno sbagliare. Invece adesso so chi sono ed è un bene: so cosa voglio fare, so dove voglio essere. Quando mi sono incontrato per la prima volta con il mio psicologo gli ho detto: "Vorrei scoprire tutti i Renzo che non conosco". E questo è stato il lavoro che ho fatto. E lì pian piano mi sono col tempo rasserenato perché sono andato a scovare dei lati di me che non conoscevo ho imparato ad ammettere i miei errori, i miei fallimenti. E' stato un anno in cui mi sono dedicato a delle cose semplici, di tutti i giorni, anche solo fare le lavatrici, stirare e cucinare per me stesso in maniera sana. Ho perso tanto peso e ho subito un'operazione che comunque mi ha un po' cambiato.

Quanto è stato importante Porto Rubino per che questo album inizia in questa maniera?

Porto Rubino è stato importante perché, visto che abbiamo parlato dei fallimenti, non è che la vita può essere solo un fallimento. All'inizio quando andavo a parlare con le amministrazioni comunali o anche solo con gli artisti, quando prospettavo l'idea di venire a un festival in cui si suonava sulla barca con la gente in banchina mi guardavano come un pazzo, poi nel tempo quella roba lì ha funzionato ed è diventata un successo. Per fortuna la vita ti sorprende e ti porta anche delle belle sorprese e mi ha dato una grande mano per essere qui oggi per poter fare questo disco.

L'artwork di "Il Silenzio fa Boom" -

 La copertina del disco è stata affidata a uno dei più importanti pittori naif italiani, Vincenzo Milazzo: famoso per i suoi dipinti su vetro, ha realizzato per questo artwork un’opera di fantasia con tutti i protagonisti del disco.

La tracklist di "Il Silenzio fa Boom"

San Donaci

Male de chepe

La Madonna della ninna nanna

Nelle botti

La patrona delle piccole cose

Charpentier

Patchouli (resta)

Bisogna festeggiare

Indaco

Porto Rubino