In Gran Bretagna emergono nuove rivelazioni sullo scandalo del sangue infetto che negli anni Settanta e Ottanta del XX secolo coinvolse numerosi ospedali del servizio sanitario nazionale e migliaia di persone, bambini inclusi. Un documentario della Bbc ha raccolto testimonianze da cui risulta come medici e centri di ricerca abbiano trattato in particolare i bambini alla stregua di "cavie" da laboratorio, privilegiando gli obiettivi delle loro ricerche rispetto alla salute dei pazienti attraverso la somministrazione di emoderivati a rischio. Sulla vicenda è in corso un'inchiesta.
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Le sperimentazioni -
Il caso è venuto pienamente alla luce solo a partire dagli anni 2000, dopo insabbiamenti e distruzione di cartelle cliniche. Le sperimentazioni coinvolgevano bambini con disturbi della coagulazione del sangue, anche se le famiglie spesso non avevano acconsentito alla loro partecipazione. La maggior parte dei bambini iscritti sono ormai morti. I documenti mostrano anche che i medici dei centri per l'emofilia di tutto il Paese hanno utilizzato campioni di sangue, anche se erano ampiamente conosciuti come potenzialmente contaminati.
Da dove provenivano i campioni di sangue contaminato -
Una carenza di prodotti sanguigni in Gran Bretagna negli anni '70 e '80 ha fatto sì che questi venissero importati dagli Stati Uniti. Donatori ad alto rischio come prigionieri e tossicodipendenti avevano fornito il plasma per i trattamenti che erano stati infettati da virus potenzialmente fatali.
Le morti -
Lo scandalo, secondo gli aggiornamenti statistici di un rapporto pubblicato nel 2022, investì nei due decenni "incriminati" migliaia e migliaia di emofilici, risultati in seguito infettati dal virus HIV o dall'epatite C. Con un bilancio orientativo di oltre 2.400 morti dopo l'assunzione di prodotti sperimentali somministrati all'epoca rivelatisi poi contaminati, come ad esempio il Fattore VIII, che si è rivelato altamente efficace per arrestare il sanguinamento, ma è anche ampiamente noto per essere contaminato da virus.