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I percorsi ITS Academy fanno trovare lavoro, ma solo un neodiplomato su tre li conosce

Ben nove studenti su dieci, dopo aver frequentato un ITS, risultano occupati in aree coerenti con gli studi. Sembra la soluzione perfetta contro la disoccupazione, a patto di saperlo

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Sono i percorsi post diploma che fanno trovare più rapidamente un buon lavoro, ma in pochissimi li considerano. Forse, perché, non sono “pubblicizzati” a sufficienza. Stiamo parlando degli Istituti Tecnologici Superiori, noti anche come ITS Academy: corsi professionalizzanti, biennali o triennali, particolarmente orientati su tematiche tecnico-scientifiche che, secondo il relativo monitoraggio 2024 svolto da INDIRE, hanno un tasso di occupazione dell’87% già entro un anno dal titolo; permettendo di svolgere, nel 93,8% dei casi, una mansione coerente con la formazione ricevuta. Numeri nettamente superiori a quanto si può ottenere con la laurea: secondo l’ultimo rapporto AlmaLaurea, a un anno dal titolo accademico, risulta occupato il 75,4% dei laureati di primo livello e il 77,1% di quelli di secondo livello.

Differenze che si giustificano anche in relazione alla sproporzione numerica tra i due mondi: poco meno di 2 milioni di immatricolati contro poco più di 20 mila iscritti totali agli ITS Academy. L’obiettivo degli investimenti PNRR è quello di arrivare a raddoppiare se non triplicare questi numeri e, per farlo, sarà fondamentale informare gli studenti in fase di orientamento scolastico.

Perché in base al recente rapporto AlmaDiploma, che si è soffermato sul profilo e sulle prospettive di quanti hanno preso il diploma di maturità nel 2023, solo il 5,9% di loro si è dichiarato propenso a iscriversi in un ITS e un altro 10% li ha quantomeno presi in considerazione: il 16% totale.

Solo tra i diplomati tecnici e professionali la situazione migliora

Stiamo parlando di numeri che rispecchiano l’andamento delle iscrizioni effettivamente registrate, visto che a esprimere un parere sono stati solo quelli che avevano sentito parlare di tali opportunità. Che sono appunto la minoranza. Come segnala un approfondimento del report effettuato dal portale Skuola.net, tra i diplomati del 2023, appena il 7,4% ha affermato di conoscere bene l’offerta degli ITS. Un altro 25,9% sapeva di cosa si trattava, senza però riuscire a entrare nel dettaglio. Oltre un terzo (36,6%) dei neo-maturati, invece, non li aveva mai sentiti nominare. In mezzo, tante idee confuse. Con i maschi, spesso considerati più attratti dai mestieri pratici, che doppiano le ragazze in quanto a consapevolezza: il 10,1% di conoscenza piena contro il 5,5%. E infatti 7 diplomati ITS su 10 sono maschi.

Il quadro si fa più confortante solo se ci si sofferma sugli studenti degli indirizzi teoricamente più affini a questo segmento formativo. Nei percorsi professionali, è stato l’11,6% a sostenere di avere una conoscenza dettagliata del mondo ITS, mentre il 28,3% aveva perlomeno delle buone basi da cui partire. Tra i maturati degli istituti tecnici si sale ulteriormente: il 16,4% aveva tutti gli elementi in mano per valutare, il 41,5% almeno un’infarinatura generale.

E, infatti, proprio in questi due ambiti di scuola superiore si è registrato il maggiore entusiasmo per gli ITS Academy. Con i ruoli che, però, si invertono. Tra i diplomati degli istituti professionali (comprendendo sempre quelli che erano aggiornati sul tema) ben il 31,6%, il doppio della media, ha pensato a un’eventuale iscrizione: per l’11% era la prima scelta. Tra gli studenti dei tecnici si scende un pochino: ci si ferma al 21,5% di favorevoli all’iscrizione, con l’8,4% che è apparso fortemente determinato. Osservando i licei, invece, il dato crolla: solo l’8,7% ha dato credito agli ITS; guarda caso questi ultimi sono anche quelli che li conoscono di meno, con poco più di 1 su 4 che ne ha sentito parlare seriamente.

Gli studenti vorrebbero conoscere meglio l'offerta degli ITS

Al tempo stesso, però, sono tanti altri studenti che vorrebbero saperne di più. Tra quanti hanno espresso l’intenzione di continuare a formarsi dopo il diploma, il 20% avrebbe gradito un orientamento anche su questa alternativa all’università. I più “aperti”, comunque, rimangono gli alunni dei professionali (32,4%), seguiti da quelli dei tecnici (28,7%) e dai liceali (15,8%). A questo punto è chiaro il lavoro che attende i docenti orientatori che da quest’anno sono scesi in campo: far presente ai propri studenti che, nel proprio territorio, esistono anche queste opportunità formative dopo il diploma.

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