Chiara, la passione per il grano è questione di DNA?
Sono nata in una famiglia di mugnai e mio padre e mio nonno erano a loro volta figli di un mugnaio. La familiarità con gli agricoltori e gli utilizzatori della farina è stata fin dall'inizio un tutt'uno con la mia crescita umana e professionale. La casa della mia famiglia fin dalla prima generazione è stata sempre nel molino: agli inizi del '900 quando il molino era a pietra e ormeggiato in un'ansa del fiume Adige, così come negli anni successivi quando il molino si è consolidato sulla terraferma. La passione per il grano è cresciuta con gli insegnamenti di mio nonno e di mio padre per la qualità nutrizionale innanzi tutto, per l'attenzione al dettaglio che valorizza il lavoro della filiera, per l'attenzione costante ai cambiamenti degli stili di vita che condizionano le caratteristiche degli ingredienti alimentari.
L’amore per il prodotto e il rispetto del territorio sono fondamentali.
Non potrebbe essere diversamente quando, come nel mio caso, il nome dell'azienda coincide con il nome della mia famiglia, una famiglia che ha posto in primo piano fin dall'inizio la strada della crescita in qualità rispetto alla crescita in dimensione. Credo che amore per il prodotto e rispetto del territorio siano atti di responsabilità nei confronti della filiera cui apparteniamo e che solo con questi due elementi si possa contribuire alla sua sostenibilità economico-ambientale e al benessere dei consumatori finali.
Donna, manager e imprenditrice: non è sempre facile.
Certamente non è facile, ma non saprei fare a meno di nessuno di questi ruoli. Essere imprenditrice ti allena a guardare sempre avanti con la spinta dei propri sogni e lo sforzo di essere disincantata, il lavoro della manager ti allena ad avere i piedi per terra e guidare i propri collaboratori analizzando i numeri e mettendo da parte le false speranze. Essere donna significa interpretare gli altri due ruoli con totale autenticità e spontaneità, mettendo le proprie qualità a servizio nello stesso modo dell'azienda e della famiglia.
Parliamo di Petra: quali sono le chiavi del successo di questa straordinaria farina e del progetto?
Petra è nata come segno di ribellione al processo di trasformazione della farina in commodity da ingrediente di grande valore umano e nutrizionale quale era originariamente. Nel 2006 ho sentito forte l'impulso di riportare alla luce le farine macinate a pietra di mio nonno Angelo e di mio padre Annito, mettendo a frutto l'esperienza molitoria centenaria e la conoscenza tecnologica maturate negli anni: Petra è nata senza compromessi, volendo essere la prima farina italiana a dichiararsi fuori dal mercato delle commodity, naturale, pulita e profumata, simbolo di una relazione diretta con gli agricoltori, assolutamente stabile nelle sue prestazioni per ridurre i costi di lavorazione dei suoi utilizzatori e per migliorare l'aspetto e il gusto dei prodotti da forno. Per essere tutto questo, Petra è divenuta nel tempo un progetto culturale di divulgazione dei suoi valori e di coinvolgimento degli operatori professionali in percorsi di formazione tecnica sui lieviti e sugli impasti. Così abbiamo costruito una scuola nell'antico molino di famiglia, per trasmettere agli utilizzatori professionali competenze tecniche, nutrizionali e gestionali tramite le farine Petra, stimolandoli ad abbandonare antagonismi e sentirsi parte di una community orientata a migliorare insieme a noi la qualità dei prodotti da forno e il servizio ai loro clienti.
L’importanza di un’alimentazione corretta.
Un'alimentazione corretta è certamente la base di una qualità della vita soddisfacente. Sono convinta che mangiare di meno e meglio sia preferibile al contrario, e probabilmente rappresenta il primo atto di responsabilità verso gli esseri umani e l'ambiente nel quale viviamo.
I tuoi obiettivi per il futuro?
Nel futuro mi vedo ancora manager, imprenditrice e donna. Ma con la maturità arriva anche l'esigenza di comprendere cosa mettere al primo posto. E quindi lavorerò anche su questo.