Ambra Angiolini è "Oliva Denaro" a teatro: una storia di coraggio ed emancipazione femminile. Tratto dal romanzo di Viola Ardone, proposto con la drammaturgia di Giorgio Gallione in collaborazione con la stessa Angiolini, lo spettacolo è in scena dal 12 al 21 aprile al Franco Parenti di Milano. Un monologo drammatico ed intenso, che prende spunto da ua storia vera, quella di Franca Viola, la ragazza siciliana che a metà degli anni Sessanta fu la prima, dopo aver subito violenza, a rifiutare il cosiddetto “matrimonio riparatore”.
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La storia -
Il romanzo fa riferimento a quella vicenda, la evoca e la ricostruisce, reinventando il reale nell’ordine magico del racconto.
All’inizio Oliva è una quindicenne che nell’Italia di quegli anni, dove la legge stabiliva che se l’autore del reato di violenza carnale avesse poi sposato la “parte offesa” avrebbe automaticamente estinto la condanna - anche se ai danni di una minorenne -, cerca il suo posto nel mondo. E, in un universo che sostiene che “la femmina è una brocca, chi la rompe se la piglia”, Oliva ci narra, ormai adulta, la sua storia a ritroso, da quando ragazzina si affaccia alla vita fino al momento in cui, con una decisione che suscita scandalo e stupore soprattutto perché inedita e rivoluzionaria, rifiuta la classica “paciata” e dice no alla violenza e al sopruso, coinvolgendo la propria famiglia, compreso la sorella, che quattro anni prima aveva accettato il matrimonio finendo reclusa nella casa del marito.
Oliva, proprio come Franca Viola, decide di essere protagonista delle proprie scelte, circondata da una famiglia che impara con lei e grazie a lei a superare ricatti, stereotipi e convenzioni. Un padre che frequenta il silenzio e il dubbio, ma che riuscirà a dire alla figlia “se tu inciampi io ti sorreggo”, e una madre che, dapprima più propensa a piegarsi alla prepotenza e al fatalismo, riuscirà infine a spezzare le catene della sottomissione e della vergogna.
Un racconto di formazione -
Un'intensa storia di formazione, quella di una giovane che vuole essere libera in un'epoca in cui nascere donna è una condanna. Ma anche la storia di tutte le donne, che ancora oggi pensano e temono di non aver scelta, costrette da una legge arcaica e indecente (lo stupro fino al 1981 era considerato solo oltraggio alla morale e non reato contro la persona) ad accettare un aguzzino e un violentatore tra le mura di casa. Una storia di ieri e di oggi, quindi, che parla di libertà, civiltà e riscatto.
"Io non lo so se sono favorevole al matrimonio", dice Oliva: "Per questo in strada vado sempre di corsa. Il respiro dei maschi è come il soffio di un mantice che ha mani e può arrivare a toccare le carni".
Le musiche -
Lo spettacolo è impreziosito dal repertorio di canzoni interpretate da Mina ("Città vuota", "Nessuno", "Soli", "Mi sei scoppiato dentro il cuore", "Renato", "Canta ragazzina", "E poi") e composizioni musicali a cura di Paolo Silvestri.
Alcuni di questi brani sono già presenti nel testo letterario di Viola Ardone, come raccontano le parole di Oliva: “Dalla finestra aperta arriva di nuovo la musica di una canzone, ancora Mina. E penso che le canzonette siano un inganno perché sono piene di giovani libere spregiudicate che accusano i ragazzi addirittura di non averle ancora baciate... mentre nella realtà facciamo peccato mortale anche solo se sorridiamo”.
La voce della protagonista, delicata e rabbiosa, diventa così, come spiega Gallione: "Racconto personale e collettivo. Una storia al femminile che si trasforma progressivamente e quasi eroicamente in un canto di libertà”.