I carabinieri hanno arrestato l'ex consigliere comunale di Palermo di Fratelli d'Italia Mimmo Russo. L'uomo, storico referente dei precari palermitani, è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, voto di scambio politico-mafioso, concorso in estorsione aggravata e concorso in corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio. L'inchiesta è stata coordinata dalla Dda di Palermo.
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Diverse casacche politiche per Russo -
Negli anni Novanta consigliere di circoscrizione e poi, dal 2001 al 2022, consigliere comunale, Mimmo Rosso ha cambiato più volte casacca politica passando da Alleanza nazionale al Mpa, da Azzurri per l'Italia al movimento Palermo 2022 che sosteneva Leoluca Orlando, fino ad approdare a Fratelli d'Italia. In particolare, dopo la militanza nel Msi, Russo entra per la prima volta in Consiglio comunale nel 2001 con la lista Azzurri per le libertà (874 voti), in sostengo al candidato sindaco del centrodestra Diego Cammarata. Cinque anni dopo viene rieletto a Palazzo delle Aquile con la lista di An, conquistando quasi il triplo delle preferenze: 2.261. Il terzo mandato arriva nel 2012, con la lista del Mpa anche se dimezza le preferenze a 1.041. Va a segno per la quarta volta, ma con il centrosinistra, nel 2017, quando viene eletto con la lista Palermo 2022.
Promesse di posti di lavoro a mafiosi -
Secondo la Procura di Palermo, che ha chiesto e ottenuto l'arresto, per anni avrebbe utilizzato per i suoi interessi la funzione pubblica. In occasione delle campagne elettorali in cui si è candidato avrebbe promesso e procurato posti di lavoro a mafiosi e ai loro familiari in supermercati Conad o cooperative e associazioni finanziate con fondi pubblici, come la Social Trinacria Onlus. Avrebbe inoltre messo a disposizione il suo ufficio Caf per l'affidamento in prova ai servizi sociali di diversi condannati per mafia che, grazie al suo aiuto, sarebbero così riusciti a lasciare il carcere.
Soldi ai clan per comprare voti -
Dall'indagine, che si basa sulle dichiarazioni di molti collaboratori di giustizia e su decine di intercettazioni, è emerso che l'ex consigliere dava soldi e buoni benzina a esponenti mafiosi che venivano poi usati dai clan per comprare voti nei quartieri della città. Cosa nostra avrebbe così avuto di fatto il controllo delle elezioni comunali e regionali. L'indagato avrebbe anche regalato denaro alle famiglie mafiose per l'organizzazione delle feste di quartiere, occasioni utilizzate storicamente dalle cosche per aumentare il loro consenso sul territorio.
Voti di scambio e controlli di appalti -
Ancora, da presidente della Commissione urbanistica al Consiglio comunale di Palermo si sarebbe messo a disposizione per soddisfare interessi di persone vicine alla mafia, consentendo alle cosche il controllo di concessioni, autorizzazioni e appalti. A Russo i pm contestano inoltre il fatto di aver accettato la promessa di voti mafiosi dal boss dello Zen Sandro Diele, in occasione delle regionali del 2012. In cambio il politico avrebbe dato al capomafia soldi, cibo e buoni benzina da distribuire per convincere gli elettori del quartiere a votarlo.
Promesse a imprese -
Per le comunali del 2022, in cui non riuscì a salire a Palazzo delle Aquile, si sarebbe inoltre fatto promettere, con la mediazione di Gregorio Marchese, figlio del killer di Cosa nostra Filippo, un pacchetto di voti da Achille Andò, consulente di due imprese di costruzione. In cambio gli avrebbe assicurato che, una volta eletto al Consiglio comunale, si sarebbe speso per l'adozione di provvedimenti amministrativi in favore delle due società per cui lavorava, la Building Plot srl e la Building interessate a realizzare un centro commerciale a Rocella.
Domiciliari per Gregorio Marchese e Achille Andò -
Insieme all'esponente di FdI sono indagati Gregorio Marchese, definito dal gip la "costola" del politico e figlio dello storico killer della famiglia mafiosa di Corso dei Mille, Filippo Marchese, e il consulente d'azienda Achille Andò. Per entrambi, accusati a vario titolo di corruzione ed estorsione, sono stati disposti i domiciliari.