Dalla lotta alla mafia all'impegno in politica. Sempre in prima fila. Sergio De Caprio è il Capitano Ultimo, il carabiniere che il 15 gennaio 1993 mette fine alla latitanza di Totò Riina. Trentun anni dopo Sergio De Caprio sveste i panni del Capitano Ultimo per candidarsi alle Europee con Cateno De Luca nelle file di "Libertà". Dalla scuola "Nunziatella" di Napoli alla fondazione del "Crimor": ecco cosa si sa di quest'uomo nato a Montevarchi (Arezzo) nel 1961. Un uomo che - da sempre - convive con un alone di mistero.
© Tgcom24
Perché Capitano Ultimo? -
La scelta di chiamarsi Capitano Ultimo nasce dalla necessità di avere un nome di battaglia durante l’esperienza alla Sezione Anticrimine di Milano. Un modo per difendersi da possibili intercettazioni delle comunicazioni radio proteggendo la propria identità. “Mi chiamo Ultimo - spiega in un'intervista a "Il Giornale" nel 2021 - perché sono cresciuto in un mondo dove tutti volevano essere primi. Questi meccanismi di voler essere il più bello, il più intelligente e il più visibile a tutti, meccanismi che c’erano anche nel corpo dei carabinieri e a me non piacevano. Dunque scelsi di chiamarmi con questo nome così i primi erano felici e io non avevo competitori. Tutti scoppiarono a ridere quando lo dissi, ora non ridono più. Ho un solo talento: organizzare la lotta e scegliere gli uomini. I miei sono stati il miglior gruppo investigativo".
La carriera, da allievo a capitano del Ros -
Studia alla scuola “Nunziatella” di Napoli, poi all’Accademia militare di Modena e alla Scuola Ufficiali di Roma. Poco più che ventenne chiede di essere trasferito in Sicilia dove presta servizio per due anni come comandante della Compagnia di Bagheria. Qui nel 1985, a soli 24 anni, arresta i latitanti Vincenzo Puccio e Antonino Gargano, braccio destro di Bernardo Provenzano. Dopo i risultati ottenuti in Sicilia nella lotta alla mafia, si trasferisce a Milano, dove diventa capitano del Ros (Raggruppamento operativo speciale). È qui che Ultimo fonda il Crimor, Unità Militare Combattente operativa a Palermo dal settembre 1992 e sciolta nel 1997.
L’arresto di Riina e il processo con il generale Mori -
Con la struttura da lui creata arresta il boss mafioso Totò Riina. Lo fa durante l'operazione Belva condotta nel 1993, la più eclatante attività di quegli anni nella lotta alla criminalità organizzata. Quell'arresto porterà Capitano Ultimo anche sotto inchiesta con l’accusa di favoreggiamento a Cosa Nostra insieme al generale Mario Mori, uno dei fondatori del Ros. I due furono rinviati a giudizio su richiesta dell'allora sostituto procuratore di Palermo, Antonio Ingroia, per aver omesso di informare la Procura che il servizio di osservazione alla casa di Riina era stato sospeso, causando così, secondo l'accusa, un ritardo nella perquisizione del covo del boss. Nel 2006, Ultimo e Mori sono stati prosciolti “perché il fatto non costituisce reato”.
L’addio al Ros e l’arrivo al Noe -
De Caprio resta nel Ros fino al 2000, quando lui stesso chiede di esser trasferito. Assegnato al Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri (Noe) di Roma. Sotto il suo comando si registrano le indagini e l'arresto del presidente di Finmeccanica Giuseppe Orsi e quello dell'ex presidente della Regione Lazio Bruno Landi. L'ultimo caso seguito da De Caprio è quello della cooperativa Concordia. Nel 2016 il comandante Ultimo cambia di nuovo e passa all'Aise, il servizio segreto per l'estero.
Il caso Consip -
Il 20 luglio 2017 viene restituito all'Arma perché, dopo il caso Consip - nel quale sono stati coinvolti alcuni ufficiali del Noe - "è venuto meno il rapporto di fiducia". Poche settimane dopo, il Csm invia alla procura di Roma le dichiarazioni rese dal procuratore della Repubblica di Modena, Lucia Musti, sull'uso spregiudicato delle intercettazioni nella precedente indagine Cpl-Concordia da parte di De Caprio e del suo sottoposto, il capitano Gianpaolo Scafarto, indagato poi insieme al pm Woodcock per falso nel caso Consip.
La rinuncia all’onorificenza di Cavaliere della Repubblica -
Quella con Cateno De Luca non è la sua prima candidatura: nel 2013 è candidato per la carica di Presidente della Repubblica per Fratelli d’Italia, ottenendo 9, 7 e 8 voti durante il secondo, il terzo e il sesto scrutinio. Nel 2015 De Caprio dà vita all’associazione Volontari Capitano Ultimo Onlus, una casa-famiglia a Roma che si occupa di recupero e reinserimento di minori disagiati e figli di famiglie segnate dal crimine. Nel 2018 rinuncia all’onorificenza di Cavaliere della Repubblica ricevuta l'anno precedente. Sulla vicenda il Quirinale specificò come la rinuncia e la richiesta di revoca siano arrivate dal diretto interessato. Nel 2020 è nominato assessore all’Ambiente della Regione Calabria sotto l’amministrazione di centrodestra. Lascia definitivamente l'Arma nel 2021.
Una vita nel mirino di Cosa Nostra e la revoca della scorta -
A causa della sua attività il Capitano Ultimo è stato nel mirino di Cosa Nostra. Alcuni collaboratori di giustizia raccontarono di progetti per eliminarlo. Gioacchino La Barbera riferì in udienza pubblica che il boss Leoluca Bagarella aveva proposto un milione di lire in regalo a un carabiniere che forniva notizie a Cosa nostra per avere informazioni su dove alloggiava il Capitano. Anche il pentito Salvatore Cancemi riferì di avere partecipato nel giugno 1993 a una riunione nel corso della quale Provenzano gli comunicava il piano per catturarlo, tenerlo ostaggio e ucciderlo. Nel 2014 al colonnello De Caprio è stata revocata la scorta, poi restituita nel 2018 per le minacce ricevute dalla mafia.