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Gran Bretagna, nuova stretta sui visti per lavoro: il cameriere italiano di Londra verso l'estinzione

Il premier Sunak alza il livello dello stipendio necessario per avere il permesso di permanenza nel Paese. A "rischio" professioni nella ristorazione e nella sanità

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Entrata in vigore in Gran Bretagna la legge anti immigrazione voluta dal premier Rishi Sunak: per avere il permesso di lavoro sarà ora necessario ottenere uno stipendio minimo di 38.700 sterline annue (45.000 euro circa), in precedenza ne bastavano 26.200 di sterline. E' una batosta anche per i giovani italiani che andavano nel Regno Unito e si trovavano occupazione nella ristorazione o nella sanità ottenendo comunque salari più alti di quelli che avevano nel nostro Paese. Ora però il "mito" del cameriere o dell'infermiere italiano a Londra rischia di scomparire.

Tgcom24

La Gran Bretagna vuole "lavoratori qualificati"  L'annuncio della stretta ai visti era arrivata a dicembre 2023. Il governo conservatore di Rishi Sunak, a caccia di un recupero di consensi elettorali in vista delle prossime elezioni, ha varato un pacchetto di provvedimenti contro l'immigrazione a tutela dei posti di lavoro per i britannici. Decisioni che però si abbattono sulle opportunità di giovani europei e italiani attratti dal mercato occupazionale dell'isola anche dopo la Brexit.

Si tratta di una stretta largamente preannunciata e focalizzata in particolare sugli ingressi dei migranti legali autorizzati a entrare nel Paese come "lavoratori qualificati". Tutto è basato sul salario, il salario per ottenere il visto lavorativo passa da 26.200 a 38.700 sterline annue (45.000 euro circa). Questa la soglia minima del contratto richiesto per concedere un visto lavorativo a stranieri chiamati a ricoprire ruoli e mansioni in settori economici spesso flagellati da grave carenza di forza lavoro nel Regno. La nuova normativa vieta inoltre il riavvicinamento familiare ai dipendenti esteri impiegati nella sanità britannica (Nhs) o nell'assistenza agli anziani.

La Brexit non ha fermato gli ingressi  La Brexit, ossia l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea, aveva tra gli obiettivi principali anche quello di fermare l'immigrazione verso il Regno Unito. Eppure, guardando i dati del 2022, questo obiettivo non è stato centrato, anzi. Il saldo degli ingressi regolari parla di 745mila persone arrivate a lavorare in Gb. 

Chi sono gli italiani in Gran Bretagna  Il Messaggero, attraverso i dati forniti dal console generale a Londra, Domenico Bellantone, ha fatto il profilo della comunità italiana in Gran Bretagna. Si tratta di 700mila persone (di queste 550mila sono registrate all'Aire, il registro dei residenti all'estero), hanno un'età media  di 37 anni e il 30% (circa 200mila) hanno meno di 30 anni. Ma gli arrivi caleranno, dice Bellantone, "Il mito dell'Inghilterra isola felice del lavoro sta finendo, difficile per un giovane trovare subito un lavoro che rispetti il livello minimo richiesto dalla legge". Da ora arriveranno solo professionisti di alto profilo nei settori dell'ospitalità, della sanità, nell'area finanziaria o scientifica".

Si avvantaggia la comunità indiana  La carenza di personale in Gran Bretagna resta e per colmarla i datori di lavoro sono costretti a rivolgersi alla comunità indiana. Loro hanno un iter agevolato per i visti di lavoro dovuti ad accordi fatti con l'ex colonia britannica. Tutto, dicono da Londra, a discapito della qualità. 

Nel 2025 un ulteriore inasprimento delle regole  Lo stipendio minimo non è l'unica nuova regola, il governo britannico vuole rendere meno agevole anche il ricongiungimento familiare. Chi vuole raggiungere un familiare dovrà avere anch'egli un lavoro e lo stipendio minimo per lui non sarà più di 18.600 sterline ma sale da subito a 29mila e nel 2025 dovrà essere di 38.700. Niente più lavori di bassa qualità, insomma.

L'unica alternativa, l'accordo Londra-Bruxelles  Esiste però anche un visto speciale per gli under 35 che possono rimanere nel Regno Unito per due anni anche senza lavoro. Riguarda solo alcuni Paesi e tra questi ci sono Giappone, Australia, Canada, Corea del Sud e Nuova Zelanda. E micro Stati come Monaco, San Marino e Andorra. Manca l'Unione Europea, ovviamente. Non è escluso che possa rientrarci nei colloqui post Brexit ma la tensione sulle questioni economiche mette in forte dubbio questa soluzione.

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