Maximiliano Cavazzoni Berni e Chiara Allegra Moretti sono i founder del progetto The Fashion Nursery, il nuovo incubatore nel settore del fashion consulting per retailer, startup, brand emergenti o già consolidati, che necessitino di una consulenza a 360° per sviluppare un nuovo approccio di business più dinamico e contemporaneo.
The Fashion Nursery si occupa essenzialmente di connettere professionisti e di costruire dei team multidisciplinari in grado di fronteggiare un mercato complesso come quello attuale, proponendosi come interlocutore business, nel pieno rispetto dei valori e del DNA di ciascun marchio.
L’assunto di base risiede nella consapevolezza che il fashion networking costituisca uno dei motori principali per incentivare l’innovazione del settore e favorire la transizione dell’industria della moda verso il modello di economia circolare.
Chi sono Maximiliano Cavazzoni Berni e Chiara Allegra Moretti? Qual è stato il vostro percorso di crescita e formazione?
Maximiliano Cavazzoni Berni: Mi sono laureato in Giurisprudenza e ho conseguito un Master in Fashion Design e Confezione di Haute Couture a Parigi. Posso vantare un’esperienza trentennale nell’elaborazione di collezioni RTW, in qualità di designer, di merchandiser e di stylist. Opero anche come buyer freelance, collaborando con importanti realtà internazionali e luxury retail multibrand.
Chiara Allegra Moretti: Mi sono laureata in Marketing con specializzazione in Marketing della Distribuzione. Dopo un’esperienza quindicinale, dapprima come buyer e successivamente come Head of Buying per un noto gruppo italiano di fashion retail multibrand, ho intrapreso la strada della consulenza.
Quando e com’è nato il progetto The Fashion Nursery? Come mai la scelta di questo nome?
M.C.B.: Molti anni fa, prima ancora dell’avvento dei social media, ho avuto una visione: connettere tra loro professionisti del settore fashion per avvicinare i player e dare vita a un collettivo dove ciascuno, sulla base delle proprie competenze, potesse offrire il proprio contributo, dando vita ad una vera e propria economia circolare.
C.A.M.: Io e Maximiliano ci conosciamo da sempre ma la nostra amicizia, un anno e mezzo fa circa, si è trasformata in business partnership. Quando ci siamo resi conto del gap che si era creato nel sistema tra le varie realtà operanti, abbiamo deciso di creare una forma di consulting estremamente innovativa, contemporanea e made to measure.
Di cosa si tratta e a chi si rivolge?
È un nuovo collettivo di freelance con competenze trasversali nel settore fashion, che si propone come incubatore per retailer, startup, emerging brand o marchi già posizionati, che tuttavia necessitano di un approccio più contemporaneo/dinamico al business.
Quali sono gli obiettivi che questo nuovo “incubatore” si propone?
I professionisti che fanno parte del collettivo The Fashion Nursery operano suggerendo nuove possibilità di merchandising, armonizzando le varie collezioni e proponendo strategie aggiornate, anche articolando partnership trasversali e gestendo l’immagine coordinata, al fine di aumentare la brand awareness presso il pubblico. L’idea di base è che sia uno spazio condiviso che inviti gli operatori del settore a dialogare in modo differente e più avanguardista, guardando al futuro con una visione più fresca e meno ancorata alle tecniche di lavoro del passato.
Che importanza assumono, nell’ambito del vostro progetto, innovazione ed economia circolare?
Innovazione ed economia circolare sono le chiavi di volta dell’intero progetto. Crediamo molto nel fashion networking, che rappresenta uno degli elementi principali per incentivare l'innovazione nel settore e per favorire la transizione dell'industria della moda verso l'economia circolare.
Progetti e sogni per il futuro?
Vorremmo essere i primi testimoni di una trasformazione dell’intero settore moda affinché si passi da un sistema “over” (e con “over” intendiamo una sorta di over production e di over buying, ma anche di over working) ad un sistema che adotti un approccio più etico, armonico e ponderato. Un nuovo paradigma guidato da un unico mantra: produrre/comprare meno e, contemporaneamente, produrre/comprare meglio. Una visione più etica della moda, che tenga conto del fatto che le risorse sono cambiate, così come la capacità di spesa, e che porti ad uno shopping più consapevole. Un mondo moda dove figure professionali, che negli ultimi anni sono state un po’ trascurate, possano diventare delle vere risorse per chi ha le capacità e la voglia di emergere. Solo in questo modo l’intero sistema sarà in grado di rigenerarsi dall’interno mettendo al centro l’uomo e la vera creatività.