"Stavamo in galleria, sulle balconate della sala. Mancavano pochi minuti all'inizio del concerto, poi gli spari e il fuoco. Pensavo fossero fuochi d'artificio, all'inizio avevo anche pensato che tutto questo facesse parte dello show, era tutto vero". Sono le parole di Dave Primov, uno dei sopravvissuti all'attentato di Mosca al Crocus City Hall dove hanno perso la vita 140 persone.
Primov era in attesa del concerto, quando ha iniziato a sentire gli spari degli attentatori: "Erano entrati dall'entrata più vicina alla porta principale, sono corsi dentro e hanno iniziato a sparare all'impazzata - ha raccontato nella sua intervista a "Quarta Repubblica" -. Prima hanno colpito le persone all'ingresso, poi sono entrati in platea, sempre sparando. Noi eravamo in galleria. Non sapevo quanti fossero, se 5, 10 e 50. Ho pensato che se fossimo andati sopra avremmo trovato altri uomini del commando pronti a spararci. Correvano tutti da tutti le parti quando sparavano in platea. Si buttavano a terra gli uni sugli altri".
L'uomo, nella ressa, è riuscito anche a realizzare dei video, testimonianza di quanto accaduto: "In quel momento trattenevo il fiato - racconta ancora al programma di Nicola Porro -. Agli altri dicevo di restare abbassati e di muoversi solo se dietro i sedili della sala. Quando eravamo sdraiati tra i sedili ho guardato giù e ho visto questi uomini che non sparavano in aria ma ad altezza uomo, erano vestiti di marrone come fossero dei militari. Poi ho visto il fuoco vicino i terroristi, avevano delle bottiglie, delle molotov e ho iniziato a sentire l'odore del fuoco. Lì ho capito che dovevamo scappare in fretta".
Poi la fuga: "Tutte le porte erano chiuse, siamo riusciti a sfondarne una. Eravamo 10 uomini, grossi. Da lì siamo riusciti a prendere le scale - dice ancora Dave Primov nella sua testimonianza -. Le persone correvano e io urlavo loro di andare piano. Dai primi spari a quando siamo usciti sono passati 25 minuti. Un sacco di tempo. Molte persone non sono tornate a casa, sono rimaste uccise in quel teatro. Ho pensato di poter morire: la prima cosa che ho fatto è scrivere a mia moglie di una sparatoria. Oggi sono vivo, ma non sappiamo cosa succederà".