FINO AL 2 GIUGNO

Il Surrealismo in mostra, il sogno al potere nelle opere a Desenzano

Fino al 2 giugno oltre 60 opere per l'esposizione "Il Surrealismo: the infinite madness of dreams" al Castello di Desenzano del Garda (Bs)

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Il Surrealismo è stata la più onirica tra le avanguardie del XX secolo ponendo al centro della sua poetica la dimensione inconscia, unica in grado di raccontare la realtà senza i filtri della ragione. Nel centenario del “Manifesto del Surrealismo”, scritto da André Breton nel 1924, ha aperto al pubblico la mostra "Il Surrealismo: the infinite madness of dreams”, un'esposizione presso il Castello di Desenzano del Garda (Bs) che fino al 2 giugno offre oltre 60 opere dei principali artisti del movimento artistico.

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L'esposizione a Desenzano -

  La mostra si pone l'obiettivo di presentare un'estetica fondata sulle ricerche legate al sogno, all'inconscio, alla follia fino ad approdare al mondo dell'erotismo, del fantastico e del gioco. René Magritte, Salvador Dalì, Joan Mirò, André Masson, Sebastiàn Matta, Hans Bellmer, Man Ray, Max Ernst e Leonor Fini, senza dimenticare il padre ispiratore del movimento Giorgio de Chirico. Con le loro opere hanno rappresentato una ricerca espressiva che trova nei labirinti della metamorfosi il motore propulsivo di una realtà non percepibile e misteriosa.

Opere in mostra -

  Opere provenienti da collezioni private italiane già presentate in numerose esposizioni in Italia e all'estero, tra le quali spiccano quelle esposte nella storica mostra "Dalì" tenutasi a New York, Tokyo e Ginevra dal 1964 al 1970, offriranno al visitatore l'occasione di confrontarsi con una stagione artistica capace di introdurre, nella nostra cultura, una visione del mondo che è andata ben oltre i limiti storici del movimento. In un excursus di poesie, lettere, filmati e opere d'arte la mostra si propone di offrire una panoramica generale di un movimento di rottura considerato l'ultima delle avanguardie storiche di inizio Novecento: l'appello all'irrazionale e all'inconscio contrapposti al mito della ragione, della realtà oggettiva e della tradizione, questo fu il Surrealismo. Esso trae le sue più lontane origini dalla cultura simbolista francese, da Apollinaire (a cui si deve il termine) e in genere dalle esperienze dell'ultimo decadentismo; ha il suo immediato antecedente nell'“antiarte” del Dada e raggiunge una sua precisa formulazione teorica nel Manifesto di Breton del 1924. Il surrealista non è un esteta, è un indagatore e uno sperimentatore che estende le sue ricerche a ogni campo nel tentativo di giungere al fondo delle cose.

Il Surrealismo vuole distruggere l’ordine costituito -

  Come afferma il curatore della mostra Matteo Vanzan: “Il Surrealismo si propose di distruggere il confine tra arte e vita, cambiare la stessa concezione del mondo per promuovere un’esistenza migliore senza le convenzioni etiche figlie di una tradizione passata che culminò con la Prima guerra mondiale. Al pari del movimento Dadaista, il Surrealismo vuole distruggere l’ordine costituito per opporsi a una cultura occidentale arrivata al collasso di se stessa, ma con una differenza: mentre Dada è strutturato su una forte componente nichilista che non indica soluzioni, i surrealisti non cercano la rivoluzione fine a se stessa, ma una ricostruzione che si poggi su nuovi fondamenti, primo tra tutti il pensiero di Sigmund Freud”.

"Siamo alla quarta mostra in Castello in poco meno di due anni organizzata con la preziosa collaborazione di Matteo Vanzan" continua l'Assessore alla Cultura Pietro Avanzi, “fino a oggi ogni rassegna è stata un mix di emozioni che ha portato sul nostro territorio tantissime persone da ogni parte d’Italia e del mondo. Un successo di pubblico che si è ripetuto con costanza, anche nell’ultima uscita riguardante la Pop Art su cui abbiamo puntato molto nel 2023. Oggi invece si passa a un genere completamente nuovo, una esposizione che propone, con circa sessanta opere, un percorso attraverso uno dei più grandi movimenti artistici d'avanguardia del Novecento, il Surrealismo, nato a Parigi a metà degli anni Venti”.