L'intelligenza artificiale riveste un ruolo sempre più cruciale nella società contemporanea e influenza profondamente ogni aspetto delle nostre vite. Il nuovo libro di Ruben Razzante, studioso e docente di Diritto dell’informazione all'Università Cattolica di Milano, "Il governo dell'intelligenza artificiale. Gestione dei rischi e innovazione responsabile" (Cacucci Editore, pp. 148, euro 13), punta a guidare il lettore nella comprensione dell'imponente trasformazione digitale in atto. In particolare, nel volume, l'autore esplora il vasto panorama dei pro e dei contro legati all'impiego dell'intelligenza artificiale (AI) in settori chiave della società contemporanea: pubblica amministrazione, sanità, istruzione, giornalismo e informazione, tutela dei diritti (copyright, privacy, reputazione, uguaglianza e parità di accesso), finanza, automotive, agrifood, ambiente, cultura, tempo libero, turismo, sport. "L'intelligenza artificiale è una minaccia per il giornalismo e la tutela del copyright, ma un'occasione per la salute e l'ambiente", ha spiegato Razzante a Tgcom24, che lo ha intervistato.
Perché l'esigenza di questo libro?
È un libro che vuole fotografare lo stato dell'arte, cioè i contenuti essenziali del nuovo regolamento europeo, l'AI Act, sul quale si è trovato un accordo di massima il 9 dicembre e che poi è stato definitivamente varato qualche giorno fa. Il regolamento si applica in modo uniforme in tutti gli Stati europei e fissa alcuni divieti sull'utilizzo dell'intelligenza artificiale in relazione a diversi livelli di rischio. Sono regole necessarie. L'Europa è il primo continente che si dà delle norme così vincolanti. È chiaro che questo è solo il punto di partenza. Le regole saranno effettive entro due anni, che sono già un tempo infinito per le tecnologie, mentre alcuni divieti più stringenti su questioni molto delicate che riguardano la profilazione, il riconoscimento facciale, lo scoring delle emozioni ecc., saranno effettivi entro sei mesi. Ciò vuol dire che ora parte un'azione di adeguamento da parte delle imprese alle nuove disposizioni normative e sarà importante che queste ultime rispettino la centralità dell’essere umano, si mettano al servizio della persona e non si traducano in nuovi rischi per i diritti.
Quali sono gli obiettivi del volume?
Gli obiettivi sono illustrare a grandi linee le disposizioni normative di cui parlavo, ma soprattutto evidenziare le interazioni tra queste ultime e la tutela dei diritti fondamentali e il rispetto dei principi etici. Quindi, nel libro, mi faccio delle domande e tento di dare qualche risposta in merito. In particolare, il volume contiene due saggi prettamente giuridici in cui si parla delle questioni sopracitate, mentre i restanti undici affrontano le applicazioni dell'intelligenza artificiale in diversi settori, come la medicina, l'automotive, l'istruzione e la formazione, il giornalismo, la tutela del copyright, il food, approfondendone i rischi e le opportunità.
A proposito di rischi e opportunità, quali sono i pro e i contro dell'intelligenza artificiale? Anche tenendo conto delle applicazioni nei vari campi da lei trattati nel libro: dal giornalismo alla pubblica amministrazione fino al tempo libero.
Partiamo dalle opportunità. Due ambiti in cui l'intelligenza artificiale può essere utilizzata in maniera costruttiva sono la salute e l'ambiente. La medicina certamente può giovare di questa trasformazione digitale perché, in termini di diagnosi precoci di malattie gravi, l'AI può dare un grande contributo. Così come, grazie all'intelligenza artificiale, le emergenze climatiche possono essere combattute in modo tempestivo, prevenendo i disastri naturali. Un ambito in cui l'AI può essere utilizzata in modo negativo è invece quello del giornalismo, nel quale può arrivare a sostituire il lavoro dei professionisti. Impedire che ci sia la sostituzione del lavoro umano con quello delle macchine è una scommessa importante da vincere. Un altro rischio è quello della svalutazione delle opere creative in tutti i campi. Quindi, le due minacce che vedo in relazione all'AI sono la sostituzione del lavoro umano e la tutela del copyright. Però, sono fiducioso che aziende e autorità politiche possano individuare delle soluzioni per scongiurare questi rischi.
L'intelligenza artificiale fa paura, specialmente in relazione al lavoro. Pensiamo proprio alle preoccupazioni sulla sostituzione del lavoro umano con quello delle macchine. Come affrontare la questione?
La paura va affrontata innanzitutto applicando in modo rigoroso i principi giuridici dell'AI Act. In secondo luogo, facendo tanta educazione civica digitale, cioè insegnando alle nuove generazioni come utilizzare in modo saggio queste tecnologie. In terzo luogo, favorendo accordi tra i produttori di AI e gli utilizzatori. E poi, ancora, introducendo dei meccanismi di controllo e di verifica per rendere più trasparente l'uso dell'intelligenza artificiale.
Abbiamo parlato tanto dell'AI Act. Quando inizieremo a vederne gli effetti?
Temo che, purtroppo, passerà molto tempo. Se ho una riserva è quella legata al ritmo galoppante della tecnologia rispetto ai tempi di applicazione delle norme. Ho il timore che l'intelligenza artificiale faccia troppi danni prima che le regole diventino effettivamente applicabili. Le aziende, comunque, si stanno già adeguando. L'obiettivo è che possano capire spontaneamente l'importanza di darsi un galateo ben definito per rispettare i principi e l'essere umano nell'utilizzo dell'intelligenza artificiale.