Mafia, Decaro: "Se ci sono sospetti sul Comune di Bari, rinuncio alla scorta" | Piantedosi: "Dal governo nessuna guerra ai sindaci"
Il sindaco del capoluogo pugliese si commuove in conferenza stampa: "Sono qui per difendere la mia dignità davanti alle mie figlie, in dieci anni non ho mai piegato la testa". Il ministro: "Capisco l'amarezza, abbiamo sciolto già 15 Comuni"
"Se c'è anche un solo sospetto di infiltrazione della criminalità nel comune di Bari io rinuncio alla scorta. Sono sotto scorta da nove anni, torno a vivere. Non posso essere sindaco antimafia e avere la commissione di accesso in Comune". Lo ha detto il sindaco di Bari, Antonio Decaro, all'indomani della notizia sulla procedura della Commissione d'accesso che dovrà verificare eventuali infiltrazioni della criminalità nell'amministrazione comunale di Bari e nelle aziende municipalizzate. La replica del ministro Matteo Piantedosi: "Questo governo ha dichiarato guerra alle mafie, non certo agli amministratori locali".
Decaro si commuove: "Qui per difendere la mia dignità" - "Oggi volevo stare da solo qui perché devo difendere la mia città, ma anche me stesso davanti alla mia famiglia, alle mie figlie. In dieci anni non ho mai piegato la testa e sono sempre stato uno rispettoso delle istituzioni. Ho ascoltato sempre tutti, anche quelli che mi maltrattano», ha detto il primo cittadino barese, che ha anche ammesso di avere paura per sè e la sua famiglia, a causa della mafia. «Ma sono sindaco e non mi giro dall'altra parte", ha aggiunto ricordando alcune battaglie per la legalità fatte in città e per le quali ha ricevuto minacce, finendo sotto scorta. Ripercorrendo i vari episodi e leggendo anche gli articoli sulle minacce ricevute, la voce del sindaco è rotta dal pianto. Quanto agli esponenti del clan Parisi, il sindaco ha detto di averli incontrati solo nelle aule di giustizia quando si è costituito contro di loro: "A Bari la mafia c'è, ci sono 14 clan, ma li devi combattere e guardare in faccia".
L'inchiesta - La commissione ministeriale è stata nominata dopo il recente arresto di 130 persone, nell'ambito dell'inchiesta della Dda barese (ribattezzata "Codice interno") che ha svelato un presunto intreccio mafia-politica, con voto di scambio alle Comunali del 2019. L'avvio del procedimento era stato sollecitato al ministro Matteo Piantedosi da una delegazione di parlamentari del centrodestra.
Piantedosi: "Dal governo guerra alle mafie, non ai sindaci" -
Ed è stato proprio il ministro dell'Interno a replicare a Decaro dopo le polemiche sull'accesso agli atti del Comune di Bari. "Io capisco l'amarezza del sindaco. Il nostro governo, da quando si è insediato, ha già sciolto 15 Comuni in prevalenza di centrodestra. Questo governo ha dichiarato guerra alle mafie non certo agli amministratori locali". L'iniziativa, ha proseguito Piantedosi, "si è resa necessaria dopo un'indagine giudiziaria molto importante, che ha portato a 130 arresti tra cui anche un consigliere comunale e soprattutto al commissariamento, ai sensi della normativa antimafia, di un'azienda municipalizzata totalmente controllata dal Comune di Bari. È un accesso ispettivo che consentirà la verifica dei fatti e sarà anche un'opportunità per gli amministratori di contribuire a questa verifica. Ci sono stati accessi ispettivi che hanno riguardato Comuni come quello di Reggio Calabria e come quello di Roma e Foggia, quindi anche Comuni di grandi dimensioni".