Patrick Zaki, lo studente egiziano del programma di studi di genere "Gemma" dell'Università di Bologna imprigionato in Egitto il 7 febbraio 2020 e rilasciato dopo quasi due anni, racconta a "Verissimo" l'esperienza del carcere. "Sono stato torturato per 17 ore ma mi sento un privilegiato. Quando mi hanno bloccato in aeroporto avevo già capito. La violenza psicologica è stata più difficile in questi due anni, ancor di più di quella fisica" ha detto l'attivista per i diritti umani.
"Durante il Covid sono riuscito a procurarmi una radio per ascoltare un programma, tramite questo mia moglie riusciva a mandarmi dei messaggi, mi parlava attraverso il programma. Quando mi ha scritto ho pianto tantissimo, sapere che i miei genitori stavano bene e che lei mi stava aspettando mi ha dato una forza incredibile. Mia moglie mi ha sostenuto per tutto il tempo, è stata fonte di forza e resilienza per me quando ero in prigione", ha proseguito Patrick Zaki . "Oggi per me la libertà è avere tempo, è tornare a fare cose normali e non occupare il tempo per non impazzire. In prigione i secondi sembravano come anni" conclude.