Il suo nuovo album si intitola "Per fortuna che ci sono io". Per Bugo più che un nuovo lavoro questo è un manifesto, un grido di libertà. Tornando alle radici rock and roll, affida a testi vibranti e riff di chitarra incisivi, un'esplorazione del suo mondo senza freni né barriere, mostrando la sua autenticità senza compromessi.
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L'album è stato preceduto da quattro singoli, "Un bambino", "Rock and Roll", "Non lo so!" e "Per fortuna che ci sono io". "Per fortuna che ci sono io" è stato prodotto dallo stesso Bugo che lo definisce "un disco per stare bene. Questo disco è vero, onesto, diretto, registrato con la mia band, i miei compagni di viaggio lungo questa strada selvaggia e meravigliosa. E' ciò di cui abbiamo bisogno, una boccata d'aria fresca, un urlo di gioia, l’ennesimo atto di fuga".
E' un album che arriva dopo diverse uscite live. Quanto hai portato in studio dell'energia del palco?
Anche quando abbiamo registrato tutto il disco volevo mantenere la carica live, perché volevo che venisse fuori quella irruenza ed energia anche nei solchi del disco. E quindi l'anno scorso mentre stavamo finendo l'album abbiamo fatto tanti concerti per stare allenati, come se fossimo una squadra di calcio che si allena per andare poi in studio a finire il lavoro.
Nella presentazione del disco tu lo definisci un disco motivazionale, un disco che è nato per reagire in qualche modo anche a un periodo difficile. Mi parli di questo punto di partenza da cui ha preso origine il disco.
I miei album raccontano sempre gli ultimi anni della mia vita. Quindi in questo ci sono gli ultimi due o tre anni, con il racconto di quello che provo. Quando mi metto a scrivere un disco mi raggruppo le emozioni di quel periodo per non perdermi in altro e racconto tutto quello che provo in termini di amore, vita, rabbia, gioia, tutto quello che sento.
Anni sicuramente pieni di avvenimenti e non sempre belli...
Non dimentichiamo che c'è stata pure la pandemia, poi è arrivata tutta la polemica con Morgan che si trascina ancora oggi in tribunale. Quindi per me sono stati anni tremendi. Ho un peso ancora nella testa che solo il tempo potrà risolvere e quindi cerco di affrontarlo. Facendo un gioco di parole con il titolo dell'album, per fortuna che c'è la musica. Mi permette di caricare energia, trasformarla in positività. Quindi solamente il tempo mi libererà completamente di questo peso.
Hai detto che "Non lo so!" sei tu che fai i Fontaines DC in chiave punk. Perché hai voluto prendere come punto di partenza quel gruppo?
Perché loro sono una band che sento da tanti anni, sin dal loro primo disco che mi consigliò un mio amico appassionato di musica punk e post punk e mi conquistò subito. Mentre registravo l'album nel 2022 mi è venuta un'idea: volevo fare anche un testo con un modo di cantare che sembrasse quasi una declamazione, più che una melodia. E quindi ho pensato a loro e ci ho messo un bello sprint di chitarre, ed è nata "Non lo so!".
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Nell'album ci sono anche due strumentali che ti servono a fare da collante nel disco.
Non sono brani riempitivi, per me nei dischi non esistono i brani riempitivi. I brani strumentali per me sono importanti come i singoli. Nel racconto di un album spesso li ho inseriti anche in passato. Da inizio e la fine di un disco mi aiuta appunto a fare il racconto, a fare un viaggio dove porto con me il pubblico, l'ascoltatore.
Ma uno strumentale per te nasce già con l'intenzione di essere così?
Assolutamente sì, non sono scarti di canzoni mancate. Se li conosci anche in passato si capisce che sono brani nati per dare quella carica e poi in tutti i miei dischi mi diverto e mi piace anche semplicemente suonare.
Tra le canzoni del disco definisci "Carciofi" una canzone meravigliosamente stupida.
All'interno di un disco ho sempre amato mettere un momento di svago, puro svago. Non ho mai fatto album monotematici, per me un disco è di diversi strati. C'è quello più emotivo, c'è la canzone d'amore c'è la canzone divertita quando non addirittura stupida, che per me non vuol dire brutta. C'è il brano strumentale, c'è la canzone più rabbiosa, c'è la canzone più gioiosa, c'è la canzone più dove magari racconto la frustrazione, ad esempio la seconda canzone "Bilancio di coppia" racconta di quando l'amore di coppia a volte passa un momento più intricato, di difficoltà. E poi c'è l'amore più gioioso.
Una tavolozza sulla quale metti molti colori.
Cerco sempre di raccontare diverse emozioni che magari possono apparire contrastanti, ma la vita è fatta di diversi stati d'animo, non si è sempre gioiosi o sempre arrabbiati. E quindi nel mio caso il disco vuole essere così.
Adesso hai già programmi per portare live questo disco?
La prima cosa in assoluto è far arrivare alla gente che è uscito il disco, quindi siamo concentratissimi sull'aspetto comunicativo, a cominciare dalle interviste, un po' di televisione, radio... e poi sull'aspetto live lavoreremo per l'estate.