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A teatro "Scene da un matrimonio": relazioni di coppia e incomunicabilità, una sfida anche per le nuove generazioni

Dal 14 al 24 marzo al Teatro Franco Prenti di Milano lo spettacolo di Raphael Tobia Vogel ispirato al capolavoro di Ingmar Bergman e tradotto da Piero Monaci

Ufficio stampa

Arriva a teatro, in prima nazionale "Scene da un matrimonio" di Ingmar Bergman (nella traduzione di Piero Monaci) e con la regia di Raphael Tobia Vogel. Lo spettacolo, che trae ispirazione dal capolavoro del grande regista svedese, proposto come miniserie televisiva nel 1973 e successivamente trasformata nel celebre lungometraggio sarà in scena dal 14 al 24 marzo al Franco Parenti di Milano. 
 

Tgcom24

Relazioni amorose, incomunicabilità di coppia e maschere sociali, che spesso impediscono alle persone di conoscersi veramente e di vivere rapporti autentici. Ma anche il matrimonio, la famiglia borghese e le convenzioni sociali. Questi i temi universali che il regista esplora con la sua innata capacità di perlustrare la natura dei sentimenti nelle relazioni umane e di raccontarne con limpidezza la geometria.

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La trama   Sul palco Giovanni e Marianna, interpretati da Fausto Cabra e Sara Lazzaro, i quali vivono un rapporto che apparentemente funziona, ma in realtà è segnato da crepe e insoddisfazioni, rabbia, risentimento e tensioni accumulati nel corso degli anni. La storia di questi due personaggi rappresenta un riflesso universale delle relazioni amorose, che possono essere fragili, complicate e segnate da alti e bassi.


Un messaggio per le nuove generazioni  La sfida Tobia Vogel sta nel non proporre un lieto fine, bensì un’analisi approfondita e dolorosa della crisi di una coppia. Un messaggio per le nuove generazioni, alle quali il regista si rivolge con una  chiave di lettura, che può essere proprio il tema della mancanza di contatto umano, fisico e diretto: "centralissimo ai giorni d’oggi, vista la grave dipendenza di molti – giovani, in particolare – da tecnologia, smartphone e social media", spiega Vogel. Le generazioni più giovani (e non solo) hanno quasi completamente sostituito l’esperienza concreta con quella virtuale. Questo scollamento progressivo dal contatto diretto con il prossimo, dalla condivisione attiva degli spazi comuni, non può che comportare un allontanamento dalla realtà. Invitare, dunque, gli spettatori ad affrontare esplicitamente la complessità dei sentimenti umani, amorosi, familiari o coniugali che siano, potrebbe ricordare loro quanto siano universali, al di là delle specifiche difficoltà della nostra epoca. Potrebbe forse “risvegliare” qualcosa che è innato in noi, per quanto spesso sopito o nascosto, e perfino rassicurare chi pensa di non avere gli strumenti per risolvere la propria situazione sentimentale disastrosa, proprio come quella dei protagonisti di questa storia.

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