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I soliti blue jeans, ma più green

Una ricerca della Technical University of Denmark ha trovato un metodo più sostenibile per rendere la tintura degli iconici pantaloni meno impattante

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Non esiste armadio che non ne contenga un paio. Iconici, comodi, versatili: sono i jeans. Il blu è il colore che li ha proiettati nella storia, ma è anche quello che li rende particolarmente inquinanti

La produzione dei classici pantaloni - un’industria che nel mondo vale miliardi di dollari - si basa su un colorante vegetale chiamato indaco, l’unico in grado di fornire il punto di blu corretto. Un tempo veniva estratto dalle piante, ma oggi è quasi sempre sintetizzato in laboratorio. Usare questo pigmento però richiede grandi quantità d’acqua (fino a 110 litri per un solo paio) e coinvolge importanti quantità di sostanze chimiche tossiche, sia per l’ambiente che per la salute dei lavoratori dell’industria.

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Forse, però, un modo per rendere i blue jeans un po’ più “green” c’è. Lo ha scoperto uno studio della Technical University of Denmark pubblicato da poco sulla rivista Nature Communications. I ricercatori, coordinati da Ditte Hededam Welner, hanno cercato un’alternativa più ecologica all’indaco e l’hanno trovata nell’indacano, un composto incolore derivato da piante produttrici di indaco, che non necessita di prodotti chimici aggressivi e può essere convertito in indaco direttamente sul filato.

Ma cosa differenzia l’indacano dal suo colorante fratello? Il fatto che possa essere sciolto in acqua e attivato con un enzima o tramite l’esposizione alla luce. Utilizzare luci elettriche, secondo la ricerca e in base ai parametri della Commissione europea, ridurrebbe l’impatto della tintura dei jeans del 73% (tenendo conto delle emissioni, dell’uso del suolo, del consumo di acqua e altro). Il primo metodo, invece, porterebbe addirittura a una riduzione del 92%, ma è complesso.

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Lo scoglio da superare è ovviamente l’approvvigionamento dell’indacano. Per produrre i circa 4 miliardi di paia di jeans che sono realizzati ogni anno, ne servirebbero 80mila tonnellate. Un numero difficile da raggiungere, ma a cui il team di Hededam Welner sta lavorando.

Se il futuro sostenibile della moda è tutto da tessere, idee come questa possono essere il filo giusto da seguire. 

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