Difficile stabilire l'effettivo impatto che un gigante come Akira Toriyama, la cui scomparsa è stata ufficializzata solo nelle scorse ore, ha avuto sull'industria dell'intrattenimento: oltre a "Dragon Ball", opera che ha avuto un'influenza enorme sul mondo del cinema, della tv e dei videogiochi, l'autore giapponese ha lavorato a tanti progetti videoludici nella sua lunga carriera, prestando il suo talento a serie come Dragon Quest o Chrono Trigger.
Dopo aver ottenuto popolarità con "Dr. Slump", il mangaka ha raggiunto il successo globale proprio con "Dragon Ball", diventata certamente una delle opere giapponesi più famose e amate di tutti i tempi, nonché uno dei franchise capace di ispirare maggiormente il mondo dell'intrattenimento.
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Ma in qualità di artista e character designer, l'apporto di Toriyama al settore non si ferma qui: oltre agli immancabili videogiochi basati sul succitato franchise di Dragon Ball, alcuni dei quali portano la firma dello stesso autore (si pensi a uno dei più recenti, Dragon Ball Z: Kakarot, per il quale Toriyama realizzò il personaggio di Bonyū), il disegnatore classe 1955 ha mezzo lo zampino su alcune delle saghe più rappresentative della scena ruolistica tra la fine degli anni Ottanta e gli anni Novanta, collezionando quasi cento menzioni totali nei riconoscimenti di ben 78 videogiochi, molti dei quali in ambito artistico, nel design e nella sceneggiatura.
Oltre ad aver realizzato il design dei personaggi della serie di Dragon Quest, lanciata in Giappone nel 1986 da Chunsoft sotto l'egida di Enix, ha lavorato a Famicom Jump II: Saikyō no Shichinin, gioco d'azione realizzato dalla stessa Chunsoft in collaborazione con Bandai e pubblicato (come lascia intuire il nome) su Nintendo Famicom, prima di iniziare a creare i personaggi e le ambientazioni di un'altra produzione nipponica di rilievo: Chrono Trigger, gioco di ruolo sviluppato da Square per Super Nintendo che, nel 1995, ha dato il via alla serie Chrono (proseguita con altri progetti, come Cross e Break).
A questo è seguito il coinvolgimento in Tobal No. 1 (1996), un picchiaduro sviluppato da DreamFactory e Square per la prima PlayStation, e il suo seguito Tobal 2 (1997), per i quali il disegnatore ha realizzato i modelli dei personaggi nella speranza di capitalizzare sul successo di Dragon Ball, che stava guadagnando sempre più popolarità in Occidente proprio in quel periodo. Nonostante alcuna buona idea qua e là, la saga di Tobal finì ben presto nel dimenticatoio e per vedere Toriyama nuovamente coinvolto con un videogame sarebbero stati necessari quasi dieci anni.
L'autore nato nella prefettura di Aichi, infatti, ha iniziato a collaborare con gli studi Mistwalker di un'altra leggenda del calibro di Hironobu Sakaguchi per creare un nuovo franchise di giochi di ruolo di matrice nipponica che, al di là della "somiglianza" nel titolo, non aveva niente da spartire con Dragon Ball: si tratta di Blue Dragon, progetto lanciato nel 2006 su Xbox 360 e seguito da fumetti, anime e spin-off arrivati tra il 2008 e il 2009.
Oltre ad aver lavorato a progetti minori (come Chōsoku Henkei Gyrozetter, per il quale ha creato il personaggio di Beeman 500SS), Toriyama ha avuto un ruolo in alcuni degli ultimi giochi di Bandai Namco ambientati nell'universo di Dragon Ball (FighterZ, Legends e il succitato Kakarot) oltre a realizzare diversi personaggi per il picchiaduro Jump Force del 2019 e aver "donato" un diorama a Fantasian, altro progetto realizzato da Sakaguchi e lanciato inizialmente in esclusiva su Apple Arcade.
Sfortunatamente, Toriyama non vedrà alcuni dei prossimi progetti basati sui franchise che il mangaka ha realizzato nella sua carriera: oltre all'attesissimo Dragon Ball Sparking! Zero, erede spirituale del filone Budokai Tenkaichi, in arrivo il prossimo 24 aprile c'è anche Sand Land, nuova avventura con elementi ruolistici creata da Bandai Namco e basata sulla saga omonima lanciata nel 2000 sulle pagine di Weekly Shōnen Jump.