Nel nostro Paese non esiste il docente di educazione civica: insegnare la “cittadinanza” è infatti un compito trasversale di cui devono occuparsi i professori competenti nelle materie aderenti alle varie sfaccettature che può assumere questo tema. Una missione che, però, riescono a compiere in modo ammirevole. Su aspetti come la cura dell’ambiente fanno molto meglio di tanti colleghi europei. Di contro, però, ci sono questioni - come l’avvicinamento al “team working”, utilissimo nella vita - su cui il ritardo si tocca con mano.
A dare questi risultati, comunque incoraggianti, è la recente indagine IEA ICCS (International Civic and Citizenship Education Study) 2022, che raccoglie i dati relativi agli studenti e agli insegnanti dell’ottavo anno di scolarità (terza media). Un piccolo gioiello per comprendere ciò che si impara nelle nostre scuole, anche in termini di sviluppo sostenibile, che il portale Skuola.net ha analizzato per valutare a che punto siamo.
Docenti italiani più avanti dei loro colleghi esteri
Particolarmente interessanti sono i “teacher snippets”, quella parte della ricerca che propone alcuni dati più approfonditi sull’approccio a questa materia. Qualcuno, ad esempio, potrebbe essere sorpreso nel sapere che ben il 91% degli studenti di terza media, in Italia, sostiene di aver imparato come proteggere l’ambiente attraverso attività come il risparmio energetico idrico e il riciclo. A livello internazionale la media si ferma all’81% degli alunni a livello internazionale. Dandoci un vantaggio di oltre 10 punti percentuali.
Ed è addirittura l’80% degli insegnanti italiani, contro il 61% della media europea, ad asserire di aver svolto attività per sensibilizzare gli studenti sul consumo eccessivo delle risorse e sul suo impatto ambientale. Spesso poi - lo dice il 64% dei docenti - i progetti legati al risparmio energetico e riciclo coinvolgono direttamente gli studenti nella comunità locale, in collaborazione con gruppi e associazioni esterne. Nella consapevolezza che educare significhi anche confrontarsi con la vita reale al di là delle mura scolastiche. Anche qui inoltre siamo avanti, seppur leggermente, rispetto al panorama generale, laddove ci si ferma al 61%.
La sostenibilità entra spesso nelle nostre classi
Ma ci sono molti altri ambiti in cui andiamo alla grande. Ad esempio, si perdoni il gioco di parole, “facciamo scuola” per quanto riguarda le tematiche legate allo sviluppo sostenibile, che trovano maggiore spazio nei nostri istituti che altrove: ne parla il 98% degli insegnanti italiani - contro l’87% della media complessiva - sviscerando assieme ai loro studenti temi e problemi come il cambiamento climatico, la povertà nel mondo e il lavoro minorile. Con il 60% dei prof che conferma come la promozione del rispetto e della salvaguardia del Pianeta sia uno degli obiettivi più importanti dell’educazione civica e alla cittadinanza (la media internazionale è di appena il 46%).
Anche sui metodi di insegnamento i docenti italiani dimostrano una certa sensibilità per il coinvolgimento interattivo degli alunni, tanto che il 63% di loro impegna di frequente gli studenti in attività di ricerca e analisi, partendo da informazioni raccolte da fonti diverse sul web. Se guardiamo i numeri complessivi, lo fa mediamente solo il 53%.
Sul team working c’è da lavorare
Se c’è invece qualcosa su cui dobbiamo recuperare terreno è la propensione della scuola verso il team working, il lavoro di gruppo. Forse perché nelle nostre aule la didattica è ancora improntata soprattutto sulla lezione frontale. Visto che è solo il 43%, rispetto al 51% totale, a dichiarare che i propri studenti lavorano sovente in piccoli gruppi durante le attività di educazione civica in classe. E un buon 71% afferma che gli alunni discutono frequentemente di temi di attualità durante le ore dedicate. Peccato che si ferma sei punti percentuali al di sotto della media, che è del 77%.