Emma Dante torna al Piccolo di Milano con la terza delle sue favole "magiche" adattate dalla raccolta di novelle dello scrittore campano Giambattista Basile "Lo cunto de li cunti" datate 1634. "Re Chicchinella" è il titolo dello spettacolo, che, dall'8 al 28 marzo al Teatro Studio Melato, vede in scena la compagnia della regista palermitana e... una gallina, Odette, salvata dal brodo in cui si sarebbe trasformata e adottata da uno degli attori, che le ha anche dato il suo cognome, Lodovisi.
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La trama -
E di galline, uova d'oro e un re triste, solo e disperato racconta questa favola "magica", come la definisce Emma Dante. La magia è quella che avviene subito all'inizio, quando un re, colto da un impellente bisogno corporale mentre torna da un battuta di caccia, commette l'errore di pulirsi con le piume morbide e setose di quella che lui crede essere una gallina morta. L'animale, che morto non era, prende possesso del sovrano e trova alloggio dentro di lui, "lo incinta", come racconta la regista, e non se ne vuole andare via più, sebbene il re consulti medici e luminari per trovare un rimedio. Da questo momento in poi la gallina divora tutto quello che lui mangia e lo trasforma in uova d'oro. Per il povero regnante comincia una vera e propria tragedia e la gallina si trasforma in un "cancro".
Riadattamento della fiaba di Basile -
"Nella novella di Basile ci sono in realtà una serie di personaggi che ruotano intorno ad una papera e il re arriva solo nella seconda parte della favola. Noi abbiamo invece incentrato il nostro racconto sul re. E' lui il protagonista, vittima di una famiglia e di una corte anaffettiva che da lui vuole solo potere e notorietà", spiega Emma Dante.
Solitudine, disperazione, avidità e opportunismo i temi centrali di una favola, che si muove lungo i sentieri del grottesco e del comico, del realismo caricaturale e della farsa, piena di mostruosità, ma anche di immagini fantastiche, tipiche di ogni fiaba che si rispetti, dove si ride ma sempre con un retrogusto amaro.
Il corpo delle parole -
In "Re Chicchinella" Emma Dante dà letteralmente corpo alle parole della sua narrazione, in perfetta simbiosi con il claim della stagione 2023/24 del Piccolo Teatro: "Il corpo delle parole, un’indagine sulla valenza della parola nel nuovo millennio".
"Perché questo è ciò che deve avvenire in teatro", racconta la regista: "Le parole che si pronunciano in scena devono avere un corpo, devono essere generate da un corpo. Questo è il lavoro che dobbiamo fare quando scriviamo un testo e diamo agli attori dei dialoghi da imparare a memoria, chiediamo che le parole vengano partorite. Un'operazione che ha a che fare con la nascita". Ed è così che la dimensione fisica delle parole si concretizza sin dall'inizio della favola proprio nell'immagine della gallina che entra nel re fisicamente e vi resta annidata fino alla sua morte.
La fisicità degli attori -
Il corpo e la fisicità degli attori sono del resto per Emma Dante da sempre il motore dello spettacolo stesso. "In Re Chicchinella gli attori hanno lavorato sulla postura, portano delle maschere in una scenografia vuota che, come spesso nei miei spettacolo, viene colmata proprio dalla presenza fisica degli attori, che hanno lavorato tanto sul movimento, sulla danza, sulla compostezza. C'è anche un momento di teatro danza con la coreografia delle dame di corte, nata osservando il movimento delle galline quando camminano, pieno di ritmo...".
L'arte del servire lo spettacolo -
Tutto questo ha richiesto un lungo periodo di training e di preparazione, altro leit motiv del teatro di Emma Dante: "La preparazione è per me molto importante, più invecchio e più divento autistica e ossessivo compulsiva in quanto alla precisione. Una accurata preparazione è fondamentale per la riuscita dello spettacolo, bisogna metterci tutta la propria arte e il proprio talento in quella che io definisco l'arte del servire lo spettacolo. Mi fa soffrire vedere in giro tanta sciatteria e tanto pressapochismo. Questo spettacolo, magari sarà brutto... ma è preciso e fatto bene".
Il significato della favola -
E se una morale ci deve essere, come in tutte le favole, nel "Re Chicchinella" di Emma Dante, la verità è da ricercare nella solitudine e nell'inadeguatezza del povero re, nell'avidità e nell'anaffettività all'interno della famiglia, nella miseria di una comunità apparentemente felice, che non sa mostrare empatia e non sa vedere nè l'anima nè la bellezza interiori, perché solo interessata al denaro e alle uova d'oro. "E' questo il nodo drammaturgico dello spettacolo, che sconfina nell’irreale ma resta ancorato al concreto della distanza che talvolta si crea nelle famiglie per mancanza di sentimento".
Premio "Le forme del cinema" da "Sguardi altrove Women's international film festival" -
Emma Dante riceverà il 9 marzo il premio 'Le forme del cinema' nell'ambito del Festival "Sguardi altrove Women's international film festival", manifestazione dedicata alla promozione del cinema e della creatività femminile, che si terrà a Milano dal 15 al 24 marzo. Il premio è in linea con il focus della 31esima edizione della kermesse, "Il corpo delle donne" nelle sue più ampie accezioni, dal corpo estetico a quello artificiale, dal corpo del cinema a quello interculturale, fluido e in trasformazione. La regista, attrice e drammaturga palermitana viene premiata con la seguente motivazione: "Per lo straordinario talento artistico e creativo che spazia dalla scrittura drammaturgica al teatro e al cinema e per lo sguardo pungente, a volte crudele, che restituisce la tragicità dell'esistenza sospesa tra vita e morte, generando nello spettatore un doloroso sconcerto e una rinnovata consapevolezza civile".