a Ladispoli

"Bimbo iperattivo sospeso da scuola", il ministro dispone un'ispezione

Il caso in una scuola elementare di Ladispoli dove, dopo l'allontanamento dai banchi, il Tar dispone la riammissione. Ma il preside non ci sta e la famiglia non molla. Ora la parola al ministro

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I genitori di un alunno a Ladispoli, affetto da "un disturbo di deficit con iperattività" e sospeso dalla scuola per 17 giorni ma reintegrato dal Tar del Lazio, hanno lanciato un appello al ministro Valditara. "Nostro figlio deve tornare a scuola come disposto da Tribunale. Il ministro faccia rispettare alla scuola il decreto del Tar, lo faccia per la serenità di nostro figlio di appena sei anni che si vede negato un diritto", ha spiegato la famiglia. Il ministro ha quindi disposto un'ispezione per capire perché l'istituto non abbia attuato il decreto.

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Il preside: l'allontanamento un "metodo educativo" -

 Un caso, quello di Ladispoli, che richiama una storia recente, avvenuta a Cosenza, in cui un bambino "troppo intelligente" era stato lasciato solo in classe dai genitori dei compagni perché "iperattivo". Qui non c'erano stati ricorsi, ma anche in questa occasione il ministero era intervenuto e la mamma del piccolo aveva espresso tutta la sua indignazione. Nella vicenda di Ladispoli, nonostante la decisione del Tar, datata 4 marzo, la scuola non ha riaccolto in classe il bambino, sei anni appena, sospeso dalle lezioni il 26 febbraio, come racconta la "Repubblica". Il preside non intende cedere e resta sulla sua posizione spiegando che, più che di sospensione, qui si tratta di "allontanamento dalla comunità". "Non è una punizione - ribadisce il dirigente - ma piuttosto una metodologia di insegnamento" perché, osserva, "se si sta in una comunità si deve imparare a rispettare le regole". L'allontanamento, insomma, serve a fare in modo che, al suo ritorno, il bambino apprenda a "rispettare il prossimo".  E questo metodo, assicura, "funziona nel 90-95% dei casi. Dalla famiglia mi aspettavo più collaborazione". 

La denuncia ai carabinieri e l'intervento del ministro -

 Ma i genitori del piccolo non hanno nessuna intenzione di cedere. Tanto che, dopo essersi visto chiudere la porta della scuola in faccia mentre cercava di portare in classe suo figlio, il padre, con il decreto del Tar, ha chiamato i carabinieri ed è andato in caserma per sporgere denuncia perché "quella scuola nega al bambino il suo diritto allo studio".

Il decreto del Tar -

 D'altra parte, il Tar nel suo testo scrive che l'istituto, oltre a permettere l'immediato rientro, ha anche il dovere di "assegnare al piccolo un numero di ore di sostegno compatibile con la gravità dell'infermità di cui è affetto", come già richiesto dall'ospedale.  E il padre chiarisce: "L'articolo 34 della Costituzione dice che la scuola è aperta a tutti e allontanare un bambino disabile è una sconfitta per la società".

La parola al ministro -

 Ora interviene il ministro dell'Istruzione, che ha dato mandato all'ufficio scolastico regionale di avviare gli accertamenti per comprendere il motivo per cui non sia stato attuato il reintegro del bambino a scuola. Per scrivere un nuovo capitolo di questa storia. 

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