Paolo Genovese porta a teatro il suo "Perfetti sconosciuti": in scena amicizia, amore, tradimento e... tante risate. Sul palcoscenico del Manzoni di Milano, dal 12 al 23 marzo, il regista del film del 2016, campione di remake oltre che vincitore di numerosi premi, tra cui un David di Donatello, Nastri d’argento, Globo d’oro e Ciak d’oro, ne presenta una trasposizione teatrale fedele e realistica con un ricco cast ad interpretare le tre coppie protagoniste Dino Abbrescia (poi sostituito da Massimo De Lorenzo), Emmanuele Aita, Alice Bertini, Marco Bonini, Paolo Calabresi, Anna Ferzetti e Astrid Meloni.
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Scommessa vinta nel nome della comicità -
La storia è quella che il pubblico conosce già per averla vista e magari anche rivista al cinema. "La posta in gioco era alta", spiega Paolo Calabresi, che nella pièce è Rocco il padrone di casa, che propone il gioco-kamikaze agli amici durante una cena: mettere i cellulari sul tavolo condividendo con gli altri chiamate e messaggi, con l’inevitabile catastrofe che ne deriva. "Scommessa ampiamente vinta, dopo 137 repliche possiamo dire che lo spettacolo funziona e in maniera diversa da come ha funzionato il film".
Perchè in realtà Paolo Genovese ha creato uno spettacolo, che pur nel pieno rispetto del testo dell'opera originale, che già di per sé conteneva quell’impostazione drammaturgica da sviluppare per la scena, se ne discosta virando, con successo, dalla commedia al comico. "Nella pièce si ride molto di più, nemmeno noi ce lo aspettavamo. L'occhio con cui si guarda lo spettacolo è ovviamente diverso da quello che osserva le scene sul grande schermo. Qui c'è un visione d'insieme. Il film indugia sui piani a due per privilegiare una malinconia che esce dal film, qui invece si ride molto di piu' delle disgrazie che questi signori si sono procurati da soli. Una risata che alla fine si rivela amara, perché il pubblico si rende conto che su quella buccia di banana su cui sono scivolati i protagonisti potrebbe scivolare chiunque".
La vita segreta di ognuno sta in una sim -
Il celebre aforisma di Gabriel García Marquez: “Ognuno di noi ha tre vite: una pubblica, una privata e una segreta” prende vita sul palco attorno all'oggetto cult protagonista della sceneggiatura, ovvero lo smartphone. Perché se un tempo quella segreta era ben protetta nell’archivio della nostra memoria, oggi trova il suo luogo privilegiato nelle nostre sim. Cosa succederebbe se quella minuscola schedina si mettesse a parlare? Durante la cena le tre coppie lo scopriranno a loro discapito, mettendosi involontariamente a nudo, ognuna con i propri "non detti", le loro ipocrisie e i loro segreti.
I personaggi -
C'e' la coppia che in fondo si ama, quella tradita, quella stanca, fino a quel momento cristallizzate nella routine e protette dalla password del telefonino.
"Eva, donna in crisi con tutti, con suo marito, la sua figlia e soprattutto con se stessa, ingaggia il gioco per smascherare l'ipocrisia che la circonda", spiega Astrid Meloni: "Un gioco però che le si ritorce contro svelando segreti difficili da sopportare".
Per ognuno degli attori una sfida personale: quella di interpretare il testo e il proprio personaggio smarcandosi dalle celebri interpretazioni cinematografiche.
"La mia sfida", ha spiegato Astrid Meloni: "è stata di partire come una persona molto empatica e avvicinarmi ad un personaggio molto chiuso e cercare di comprenderla. Il teatro per fortuna ci regala la possibilità di trovare sempre qualcosa di nuovo”.
Sulla sua personale sfida e sul "paragone" con Giallini, che nel film interpreta il suo personaggio, Rocco, Calabresi ha scherzato dicendo: "Nel mio caso ho pensato solo ad una cosa, che dovevo farlo meglio di Marco".
"Per questo spettacolo, mi ha aiutato pensare a cosa accade dopo", ha invece spiegato Dino Abbrescia, che interpreta Lele (nel film Valerio Mastandrea), sposato con Carlotta, Anna Ferzetti: "quando le coppie tornano a casa". Gli fa eco Anna Ferzetti, "Siamo una coppia che ha smesso di parlarsi, ma che in fondo è una coppia buona".
Tra i personaggi uno, Cosimo, interpretato da Marco Bonini, spicca per il suo essere "politicamente scorretto". E' l'unico che troverà la strada della comprensione, a differenza dell'omonimo cinematografico del 2016: E' un narcisista patologico, egoriferito, il cattivo, che per scelta mia pero' alla fine capisce quanto il maschilismo anaffettivo abbia danneggiato i suoi affetti più cari, a partire dalla moglie Bianca".