LE MINACCE DI "BARBECUE"

Haiti, il capo gang avverte: "Via il presidente Henry o sarà guerra civile"

Jimmy Chèrizier, conosciuto con il soprannome di "Barbecue", ha minacciato "un genocidio" se il presidente deciderà di restare al potere

© Afp

Ad Haiti il capo di una gang criminale ha minacciato una "guerra civile" se il primo ministro Ariel Henry deciderà di restare al potere, mentre il Paese è in balia di una forte ondata di violenza. "Se Ariel Henry non si dimetterà - ha affermato Jimmy Chèrizier, conosciuto con il soprannome di "Barbecue", in un'intervista alla stampa -, se la comunità internazionale continuerà a sostenerlo, allora andremo dritti verso una guerra civile che porterà a un genocidio".

© Tgcom24

Usa escludono invio truppe -

 Gli Stati Uniti hanno affermato che non invieranno truppe ad Haiti dopo la sorprendente esplosione di violenza tra bande nell'isola. Secondo alcuni media statunitensi c'erano stati contatti tra diplomatici americani e haitiani sulla prospettiva di un dispiegamento di emergenza di Forze speciali Usa ad Haiti per aiutare a ristabilire l'ordine. Tuttavia un funzionario del Consiglio di Sicurezza Nazionale ha respinto questa ipotesi: "Gli Stati Uniti non stanno inviando truppe americane ad Haiti per sostenere le operazioni di sicurezza della polizia nazionale haitiana."

Convocato il Consiglio di sicurezza Onu -

 L'Onu ha convocato una riunione d'emergenza. L'obiettivo della rivolta è quello di rovesciare il primo ministro, al potere dopo l'assassinio nel 2021 del presidente Jovenel Moise. Assente da Haiti per diversi giorni dopo un viaggio in Kenya, Henry è atterrato martedì a Porto Rico. Il governo ha dichiarato lo stato di emergenza e un coprifuoco notturno di tre giorni nella capitale Port-au-Prince, nel tentativo di ripristinare la calma.

Situazione fuori controllo -

 Ad Haiti la situazione è fuori controllo, nonostante lo stato di emergenza e il coprifuoco. Più di duecento gang criminali si sono impadronite dell'ottanta per cento del Paese, rendendolo non sicuro. A Port-au-Prince le due principali bande hanno lanciato assalti da giovedì scorso, in quello che appare come un colpo di Stato. Ci sono scontri sporadici e centinaia di persone sono in fuga dai quartieri in balia della violenza delle gang. 

L'offensiva all'aeroporto -

 Le due bande, guidate da "Barbecue", hanno lanciato un'offensiva armata con l'obiettivo di arrestare i ministri del governo e il capo della polizia. Hanno raggiunto l'aeroporto e hanno tentato di bloccare la partenza per Nairobi di Henry, ingaggiando una sparatoria con la polizia. Lo scalo è stato chiuso per impedire che venisse occupato e il primo ministro è riuscito a partire. 

L'assalto alle stazioni di polizia e poi alle carceri -

Più di quattrocento miliziani hanno deciso poi di assaltare i palazzi del potere nella capitale. Hanno assediato e poi attaccato le stazioni di polizia per fermare gli agenti in servizio e impedire che fosse messo in atto il piano di emergenza. Il capo della polizia lanciava disperati appelli dalla radio e chiamava a raccolta tutti gli agenti disponibili. 

La maggior parte dei miliziani ha deciso poi di attaccare anche due carceri. Hanno assediato il più grande penitenziario di Haiti: hanno disarmato le guardie e hanno aperto le celle. Il carcere è stato svuotato al novanta per cento, ben 3.696 detenuti sono fuggiti, tra essi anche i capi delle gang. Almeno una decina di persone sono morte durante l'evasione di massa. 

La violenza sta peggiorando -

 Sull'isola la violenza sta peggiorando. L’anno scorso ci sono stati 8.400 morti e migliaia di feriti. Il doppio del 2022. Solo nel mese di gennaio le vittime sono state oltre 500. Un vero massacro. 

Henry ha promesso le elezioni nel 2025 -

 Henry aveva giurato di lasciare il potere lo scorso 7 febbraio, ma poi, come accade ormai da due anni, ha deciso di restare. Si è nuovamente impegnato a indire delle elezioni per il 2025: Haiti non ha un presidente dal 2021. Tuttavia, il primo ministro prende tempo: sa di essere estremamente impopolare, che non ha legittimità e con quattro mila criminali liberi di agire e di ingrossare le gang è quasi assurdo pensare a una campagna elettorale.

Il tentato aiuto del Kenya -

 Il Kenya è l’unico Paese ad aver raccolto l’appello dell’Onu per l’invio di una forza di contrapposizione che aiuti a ristabilire l'ordine ad Haiti. Nairobi ha accettato di inviare mille tra soldati e agenti di polizia. Tuttavia, la Corte Suprema ha bocciato la missione dicendo che era incostituzionale: i poliziotti non possono operare fuori dal proprio stato.

Il primo ministro ha cercato di risolvere il problema, firmando un protocollo di intesa con il presidente kenyota, ma non si sa se abbia valore giuridico. La mossa sembra essere un piccolo sotterfugio per dare ancora una certa parvenza a un governo che nei fatti non esiste perché sull’isola a comandare sono le gang. 

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