Ogni mattina circa dieci milioni di bambini, ragazzi e giovani adulti si alzano e sanno che per raggiungere il loro luogo di “lavoro” - scuola, università o centri di formazione in generale - dovranno affrontare un viaggio. Spesso abbastanza lungo. Che, per molti di loro, quasi sicuramente, sarà molto impegnativo. Sono infatti ben 9,7 milioni gli italiani che si spostano per motivi di studio, un terzo del totale dei 30 milioni di pendolari in movimento quotidianamente nel nostro Paese. A tracciare il loro identikit è stato un Osservatorio elaborato dall’impresa sociale “Con i bambini”, da cui il sito Skuola.net ha estrapolato i dati più rilevanti.
Quasi 1 studente su 3 esce dal comune di residenza per studiare
Al di là dei numeri generali, come prima cosa va sottolineato come, tra questi studenti di buona volontà, quasi il 30% è costretto a dover fare i conti con una variabile in più: uscire dal proprio comune di residenza. Visto che, se 6,86 milioni si muovono non troppo distante dalla loro abitazione, altri 2,84 milioni devono lasciare il loro territorio di residenza. Il discrimine lo fanno le dimensioni. Le grandi aree urbane, oltre a essere quelle con più flussi di studenti in movimento - le 14 città metropolitane d’Italia, assieme, sommano poco meno di 3,7 milioni di studenti pendolari (il 38% del totale) - sono anche quelle con più spostamenti interni alla città di riferimento. Mentre i piccoli comuni o quelli posizionati negli hinterland dei grandi agglomerati quasi sempre devono sconfinare.
Gli spostamenti per studiare: nelle grandi città si rimane “dentro”, nei piccoli centri si va “fuori”
L’esempio più lampante è quello della città metropolitana di Roma, la prima della classifica. Qui, quotidianamente, sono 763.960 le persone che si spostano per motivi di studio. L’86,4% rimanendo nei limiti del suo territorio. Il solo comune di Roma, da solo, conta quasi mezzo milione di persone che si muovono internamente per studiare. È una minoranza dei suoi cittadini (13,6%) quella che invece deve spostarsi in un comune diverso dal proprio. Qualcosa di simile avviene anche a Napoli, con 581.615 studenti pendolari ma solo il 26,1% in uscita dal comune, e a Milano, con 552.330 studenti pendolari ma il 26,4% in uscita.
Al contrario, come anticipato, nei territori di cintura e nei comuni di provincia che circondano le città maggiori, la quota di spostamenti fuori dal comune (sempre concentrandoci su quelli affrontati per motivi di studio) raggiunge dei picchi notevoli, superando in media il 40%. Le province con la quota più elevata di spostamenti per studio fuori dal comune sono Lecco e Como, con quasi 1 pendolare su 2 in uscita: in entrambi i casi si tratta del 49,4% dei residenti che si muovono quotidianamente. Seguono le province di Biella, Bergamo, Lodi, Udine e Varese, con oltre il 44% degli spostamenti fuori dal comune di residenza. Ma sfondano quota 40% anche le province di Avellino, Pavia, Monza e Brianza, Gorizia, Asti, Treviso, Verbano-Cusio-Ossola, Cremona, Aosta, Caserta e Sondrio.
Un edificio scolastico su 10 in Italia non è raggiungibile con i mezzi pubblici
Il fatto di vivere in una grande città, di per sé, non è però garanzia di una vita più semplice. Anzi, in alcuni centri, capoluoghi di regione o comunque molto popolosi il viaggio può trasformarsi in una vera e propria impresa. La causa è soprattutto l’assenza di una rete dei trasporti pubblici adeguata. Perché, ad esempio, l’87,9% degli edifici scolastici statali italiani (gli ultimi dati disponibili sono relativi all’anno 2020/21) risulta raggiungibile con mezzi alternativi a quelli privati, siano essi trasporti di tipo urbano, interurbano, ferroviario o di altro tipo. Ma la situazione cambia molto a seconda del contesto.
La massima raggiungibilità con mezzi di trasporto alternativi all’auto si registra a Firenze e Genova (dove circa il 97% degli edifici scolastici risulta collegato). Superano quota 90% anche le città metropolitane di Torino, Catania, Venezia, Messina e Cagliari. Più in difficoltà, invece, appaiono le città metropolitane di Reggio Calabria (72,6% di scuole facilmente raggiungibili) e Napoli (56,8%). Anche i loro capoluoghi, inoltre, si trovano in fondo alla classifica: 42,1% gli edifici collegati con almeno un mezzo di trasporto collettivo nel comune di Napoli e 25,5% in quello di Reggio Calabria.
Rispetto ai mezzi di trasporto urbano, le scuole più collegate sono quelle dei comuni di Torino (98,4%) e Firenze (95,3%). A fondo classifica si confermano Napoli e Reggio Calabria, sia considerando i comuni capoluogo che l’intera città metropolitana. I trasporti interurbani raggiungono una quota maggiore di scuole nei comuni di Bologna e Firenze, dove superano il 70%, nonché nelle rispettive città metropolitane. Mentre collegano meno edifici scolastici nelle città metropolitane di Napoli (25,8%), Palermo (27,4%) e Venezia (29%), oltreché in questi capoluoghi: Palermo (15%), Roma (16,2%) e Venezia (16,3%). Firenze e Bologna hanno il primato, sia come capoluogo che come intera area metropolitana, delle scuole più raggiungibili anche con i trasporti ferroviari. Questi sono meno diffusi a Venezia e in due città siciliane, Palermo e Messina.