Sotto le lenzuola

Abitudini: quanto possiamo indugiare a letto dopo il trillo della sveglia?

Concedersi ancora qualche minuto prima di alzarsi è un piccolo lusso da regalarsi, ma nel modo giusto

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La sveglia per molte persone è uno dei momenti più odiati della giornata. siamo ancora mezzo addormentati e già qualcosa ci richiama ai nostri doveri, segnalando che la giornata comincia a incalzare. C’è chi al primo trillo è pronto e scattante; altri invece amano crogiolarsi per qualche minuto sotto le coperte, godendosi ancora un istante di torpore; altri ancora ignorano consapevolmente quel suono fastidioso, salvo poi essere costretti a balzare in piedi, irritati e consapevoli di essere in ritardo non appena aperti gli occhi. Negli ultimi tempi, questo tempo “rubato” alla giornata è diventato così piacevole e prezioso da essersi trasformato addirittura in un trend, virale su alcuni social e prolungato quanto più è possibile, anche all’intera giornata o a tutto il weekend.

PERCHÉ È COSÌ PIACEVOLE NON ALZARSI AL PRIMO SUONO DELLA SVEGLIA -

 “Ancora cinque minuti” per molti è un vero mantra del primo mattino. Quei pochi istanti di pigrizia nel calore delle coperte sono un momento prezioso a cui molti non sanno rinunciare. Ma si tratta di una cattiva abitudine o possiamo concederceli senza rimorso? La risposta corretta è la seconda, anche se valgono alcune condizioni. Innanzi tutto, dobbiamo verificare che questi momenti ancora tutti per noi non comportino un ritardo a catena su tutte le altre attività del mattino, ad esempio non ci costringano a saltare la prima colazione o a percorrere il tragitto verso il lavoro in modo troppo affrettato, magari bruciando i semafori lungo il viaggio. Infine, dobbiamo essere certi che il nostro indugiare sotto il piumone sia davvero tempo di riposo dedicato a noi stessi: se lo trascorriamo a spulciare notifiche e a leggere mail di lavoro, stiamo lavorando a tutti gli effetti, generando stress e ansia prima ancora di aver aperto del tutto gli occhi. Se invece possiamo regalarci un momento di piacevole dormiveglia, sereno e indisturbato, stiamo prendendoci cura di noi stessi e scegliendo il momento in cui dare inizio alla giornata: un piccolo lusso del tutto legittimo.

QUANTO POSSIAMO CONCEDERCI DI POLTRIRE DOPO IL SUONO DELLA SVEGLIA? -

 Ovviamente, non esiste una risposta univoca a questa domanda: dipende dalle situazioni, dagli impegni e dalle preferenze di ciascuno. Il nostro ozio a letto deve comunque avere una durata ragionevole: l’ideale nei giorni di lavoro, è un intervallo massimo compreso tra i 15 e i 30 minuti: più di così significa che stiamo rubando tempo al sonno, cadendo in un’abitudine poco corretta. Durante il fine settimana, o in vacanza, non ci sono limiti, se non quelli che stabiliamo in prima persona. Se ci sentiamo stanchi, se fuori magari il tempo è piovoso e non abbiamo altre attività più interessanti a cui dedicarci, niente impedisce di passare a letto anche l’intera giornata.

ROTTING IN BED: UN TREND SOCIAL -

  Abbandonarsi all’ozio più sfrenato, incuranti di ogni impegno e attività è diventato anche una moda, amplificata dai social, dato che è diventata un modo per generare contenuti: il trend è chiamato bed rotting, che alla lettera significa “marcire a letto”.  In questa lunga permanenza sotto le coperte ci si dedica di solito a leggere sullo smartphone, navigare in Rete, guardare la tv, mangiare. In alcuni casi il bed rotting è proposto come contrapposizione polemica allo stile di vita che ci vuole sempre attivi e performanti, anche nel nostro tempo libero. In questo senso richiama un mood simile, quello del goblin mode, ovvero nell’abitudine che ci spinge a presentarci trasandati e sciatti, sfoggiando il nostro aspetto peggiore possibile.

IGNORARE LA SVEGLIA: QUANDO FA MALE -

 Concersi una pausa di pigrizia a letto da svegli può essere un’ottima cosa se è un momento di riposo e dedicato alla cura di sé quando ci si sente esausti e si devono ricaricare le batterie, ma una permanenza troppo prolungata tra le lenzuola impegnati in attività diverse dal dormire può diventare controproducente. Gli studiosi dei disturbi del sonno, infatti, sono concordi nel fatto che il letto debba essere riservato soltanto al riposo e all’intimità: dedicarsi a leggere, guardare la tv, consultare lo smartphone o, peggio ancora, lavorare tra le lenzuola può confondere il cervello e generare problemi di insonnia. Il bed rotting, inoltre, specie se molto prolungato, trattiene la persona chiusa in casa: il fatto di non esporsi all’aria aperta e alla luce diurna, può influire negativamente sulla produzione di melatonina, l’ormone che regola il rapporto sonno-veglia, con conseguente possibile alterazione dei ritmi circadiani e con ulteriore acuirsi dei disturbi del sonno.  La difficoltà ad abbandonare le coperte al mattino e il disinteresse nei confronti delle consuete attività giornaliere può anche essere un segnale di depressione: in questo caso occorre raccogliere le proprie forze e reagire all’apatia, ricorrendo magari all’aiuto dei propri cari e, se è il caso, di un terapeuta. In conclusione, restare nel letto dopo l’orario consueto della sveglia è un’abitudine sulla quale ciascuno deve regolarsi secondo il proprio benessere: se una mattinata di bed rotting ci aiuta a ripartire riposati, di buon umore e con più slancio, allora il relax è un nostro alleato. Se invece finiamo per trascinarci fuori dal letto di umor nero, annoiati e in ansia per aver trascurato i nostri compiti, è un’abitudine da abbandonare immediatamente.