Lo sfogo

Schermitrice 17enne violentata da tre atleti a Chianciano (Siena): "Sono a pezzi, davanti a me vedo il buio"

"Non posso salire in pedana e vedere di nuovo quelle persone, le stesse che mi hanno fatto del male. Mi mettono paura, ma io non voglio abbandonare la scherma", si sfoga la giovane campionessa

"Sto cercando di non leggere le notizie che mi riguardano perché purtroppo mi fa male, malissimo. Rivivo la stessa angoscia. Mi guardo allo specchio e mi vedo come se fossi a pezzi, una persona danneggiata. Non riesco a dormire, fatico a concentrarmi, davanti a me vedo il buio. So che tutti sono preoccupati per me e questo mi dispiace".  A raccontarlo, in un colloquio con Il Messaggero, la 17enne schermitrice che ha denunciato di essere stata violentata a Chianciano Terme (Siena) da tre atleti della nazionale azzurra junior durante un ritiro. "Come faccio a fare le gare - continua la giovane campionessa della squadra dell'Uzbekistan - se ci sono quei tre? Non posso salire in pedana e vedere di nuovo quelle persone, le stesse che mi hanno fatto del male. Mi mettono paura, ma io non voglio abbandonare la scherma".

© Tgcom24

Alcol e droga nel sangue della ragazza -

 Nel suo sfogo, la ragazza ripercorre quello che è avvenuto la notte tra il 4 e il 5 agosto: "La sera siamo andati tutti nel bar di fronte all'hotel a festeggiare dopo le gare di Milano. Ricordo solo di aver bevuto qualcosa, poi il nulla. Mi sono svegliata in una stanza semi incosciente, non avevo energia, non potevo muovermi". Nelle analisi nel sangue della ragazza sono state riscontrate tracce di alcol e droga.

Indagati due atleti coinvolti -

 Sul caso la procura di Siena ha aperto un'inchiesta, iscrivendo nel registro degli indagati due dei tre atleti coinvolti. Un terzo è minorenne e la sua posizione è al vaglio della Procura dei minori. I tre si dicono innocenti. 

Le accuse dell'avvocato della giovane -

 L'avvocato della schermitrice, Luciano Guidarelli, nei giorni scorsi aveva denunciato "un'inerzia da parte della Procura, che neanche ha attivato il codice rosso, e della Federscherma che non ha preso nessun provvedimento nei confronti degli atleti indagati. "La ragazza quando si è resa conto di ciò che aveva subito ha avvisato la compagna di stanza e la madre che è subito arrivata in Italia. La Federscherma è stata subito avvisata ma non abbiamo mai avuto riscontri né di provvedimenti nei confronti degli atleti coinvolti né di solidarietà nei confronti della vittima". Inoltre, aveva detto ancora il legale, "il fatto che gli indagati non siano stati sanzionati o sospesi dall'attività agonistica ha reso possibile che la giovane li abbia incontrati durante gare e altri ritiri con conseguenti traumi".
 

La procura: "Nessuna inerzia nelle indagini" -

 La procura senese ha respinto le accuse sollevate dall'avvocato della ragazza a proposito della mancata applicazione della misura cautelare nei confronti dei due giovani indagati. I pm si sono difesi, ricostruendo nel dettaglio, in una lunga nota, tutte le attività d'indagine che hanno portato, l'1 dicembre del 2023, al deposito della copia forense dei cellulari sequestrati, quelli degli indagati e quello della giovane, il 4 dicembre al deposito dell'esito delle indagini nel corso delle quali sono state ascoltate 13 persone informate sui fatti, di cui due straniere. Ancora in data 20 febbraio è stata depositata annotazione conclusiva di indagine mentre il 27 "il titolare del procedimento presentava richiesta di incidente probatorio diretta all'assunzione della testimonianza della persona offesa", attualmente al vaglio del gip. 

Sulle misure cautelari, la procura senese ha spiegato che è una decisione di cui si "assume ogni responsabilità" e per la quale "è pronta a dare ogni e qualsiasi spiegazione nelle opportune sedi" respingendo poi "fermamente le accuse di inerzia pubblicamente mosse e in particolare di inosservanza delle norme sul codice rosso".

La replica del legale della ragazza: "Perplesso per mancata richiesta di misure" -

 "Mi rende molto perplesso che la procura della Repubblica di Siena non abbia ritenuto necessaria l'applicazione delle misure cautelari nei confronti degli indagati come più volte ho richiesto", ha controbattuto a distanza da Roma l'avvocato Guidarelli, commentando la nota degli inquirenti come "una spallata inaspettata". "Non mi aspettavo certo delle scuse e prendo atto di quanto sostiene la Procura", ha aggiunto l'avvocato. E, in merito alla richiesta di incidente probatorio diretta all'assunzione della testimonianza della persona offesa, ha concluso: "Sono passati sette mesi, poteva essere fatto nell'immediatezza dei fatti come avevo richiesto".

Fis: "Abbiamo fatto tutto quello che potevamo" -

 Per quanto riguarda il mancato stop nei confronti degli atleti coinvolti da parte della Federscherma, il predidente Paolo Azzi nei giorni scorsi aveva dichiarato: "Noi abbiamo fatto tutto quello che potevamo, non possiamo sostituirci alle autorità giudiziarie. Non abbiamo i poteri per indagare su ipotesi di reato gravi come questi, da codice rosso. A suo tempo abbiamo attivato la procura e la giustizia federale, facendo tutti i passi necessari. Su quali basi possiamo sospendere gli atleti indagati oggi? Serve almeno un provvedimento cautelare, un rinvio a giudizio o la chiusura delle indagini". Azzi aveva poi spiegato anche come la Federazione abbia depositato la nomina per costituirsi parte civile nell'eventuale giudizio, qualora venisse disposto dalla giustizia ordinaria.