Oggi vi diciamo una cosa ovvia: in centro si vive meglio. Più servizi, meno distanza dagli uffici e dalle scuole, più luoghi per il tempo libero. E a quanto pare anche aria più pulita. Perché vivere in periferia, stando alle ricerche di un gruppo di 200 scienziati, comporta anche respirare più smog. Una scelta che purtroppo non è voluta da chi vive nei quartieri più lontani.
L’allerta è stata lanciata a Milano, durante la conferenza 'RespiraMi: Recent Advances on Air Pollution and Health 2024', co-organizzata dalla Fondazione Menarini in collaborazione con Fondazione Irccs Ca' Granda Ospedale Maggiore Policlinico, e dall'Imperial College di Londra. I dati raccolti hanno mostrato che la concentrazione di inquinamento è maggiore in periferia rispetto al centro e questo sta comportando anche un aumento considerevole dei decessi tra i residenti, visto che i quartieri limitrofi a quelli centrali sono in media anche quelli più popolati da over 65.
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A favorire questa tendenza è il mix "smog-condizioni socio-economiche più sfavorevoli". Si tratta infatti di quartieri con meno verde urbano e molto più trafficati. A questo si aggiungono le condizioni economiche che inducono stili di vita peggiori, come obesità, fumo, minore attività fisica. In più, come abbiamo accennato, in queste zone c’è una maggior quantità di persone over 65, più fragili e più esposte agli effetti dello smog.
Per giungere a queste conclusioni è stata condotta un’analisi su Milano, dove i tassi di decessi sono addirittura più alti fino al 60% nelle aree periferiche. L’indagine è stata condotta dall'Agenzia per la tutela della salute di Milano (Ats-Mi) recentemente pubblicata sulla rivista Epidemiologia&Prevenzione, la rivista dell'Associazione italiana di epidemiologia.
Il risultato è che i decessi attribuibili allo smog non sono distribuiti allo stesso modo sul territorio meneghino, come ha spiegato a Repubblica Pier Mannuccio Mannucci, co-presidente del congresso, della Fondazione Irccs Ca' Granda Ospedale Maggiore Policlinico e del Centro Emofilia e Trombosi Angelo Bianchi Bonomi di Milano.
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Per quanto riguarda l'esposizione al biossido di azoto, i tassi di decessi più alti si sono registrati in quartieri periferici come, ad esempio, Quarto Oggiaro con 158 morti su 100.000 abitanti e a Gallaratese con 170 su 100.000 abitanti, a fronte di valori attorno a 100 nel centro città. Per quanto riguarda il PM2.5, le conseguenze più pesanti si hanno in zone periferiche come Mecenate, Lorenteggio e Bande Nere dove i tassi di decesso superano i 200 per 100.000 abitanti, mentre in pieno centro i tassi di decessi si attestano attorno a 130 su 100.000 abitanti. Infine, per quanto riguarda il PM10, a pagare il prezzo più caro sono, ad esempio, la zona di Niguarda, Bande Nere e Gallaratese a ovest e Buenos Aires in centro.
Come risolvere allora il problema? Una soluzione potrebbe essere estendere le “protezioni” garantite al centro città anche alle periferie.
Un modello che diverse città stanno applicando. Londra, per fare un esempio, ha allargato il divieto di circolazione dei veicoli più inquinanti a tutta l’area metropolitana. O Parigi, che sta sperimentando la “città dei 15 minuti”, dove scuola, negozi, lavoro e tempo libero sono raggiungibili in 15 minuti a piedi o in bicicletta.
Idee che Milano (e non solo) dovrebbe pensare di copiare, visti anche i dati sulla qualità dell’aria delle ultime settimane. Perché tutti hanno diritto a una qualità di vita alta. L’aria che respiriamo è gratuita e deve essere pulita anche per chi non ha la possibilità di vivere in pieno centro.