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Jo Squillo: N21, la collezione Fall/Winter 2024-25

Costruire un nuovo bon ton in modo da distruggerne l’idea arcaica, i cliché e i vizi accumulati dalle immagini. Conservando forma e volumi, tecniche di sartoria ed effetti. Un’atmosfera da Haute Couture da anni Ottanta del Novecento, con il glamour degli abiti da cocktail e la praticità dei tailleur in lana bouclé. Immagini contraddittorie che emanano da uno spirito anarchico, slegato dalle abitudini della cultura convenzionale. Una rilettura di un’idea di libertà che la moda conserva e propaga anche in periodi non del tutto libertari. Un modo di raccontare un periodo storico allontanandosi dalla facile nostalgia della narrazione, slegato da riferimenti e da referenze.

Un tailleur in panno nero tagliato al vivo e ricamato con cristalli e jais è il punto di partenza per gli altri capi che ripensano sé stessi utilizzando tagli e proporzioni.

Le gonne e gli abiti sono costruiti con pannelli aperti, prevedono sottovesti o anche nude look sviluppando un’anarchia perfino nel non volere nascondere l’evidente distacco dalle regole. I maglioni sono in marabu, come le stole che si sovrappongono ai cappotti in lana bouclé dal taglio maschile che si appoggiano su camicie in crêpe de Chine e su gonne in paillettes con fiori applicati. Gli abiti in chiffon sono trasparenti e aperti sui lati e dialogano con altri abiti bustier in panno neoprenato e con le piccole giacche in pelle doppiata con neoprene oppure con le gonne a pieghe che si muovono come kilt aperti sui lati. Altri abiti in tulle ricamato con i cristalli sono costruiti come scapolari da appoggiare sulle sottovesti o sulla pelle nuda mentre i maglioni in lana lavorati con la tecnica «norvegese» arrivano accompagnati da gonne in paillettes prima di cedere il passo a tailleur in lana bouclé in rosso e nero. Abiti semplici, tagliati ad «A» con la scollatura chiusa da un fiocco che, come quello che si appoggia sull’abito da cocktail, non è un fiocco lezioso ma quasi severo perché costruito con una geometria regolare. E i cappotti in eco pelliccia di leopardo o, con un effetto molto naturale, con l’animalier preso in prestito dal manto dello scoiattolo che si abbinano a guanti in pelle rossa e che coprono abiti corti, neri e in crêpe de Chine con gli orli ricamati.

«Ho affrontato il bon ton con il chiaro intento di distruggerlo e ho analizzato tutte le situazioni di costruzione che si presentavano nelle tecniche della Haute Couture del decennio 1980. È come se avessi affondato lo sguardo nelle immagini di una storia della moda che ripete sé stessa ma l’ho fatto riemergere pieno di lampi di luce nuova. Mi è nata una visione di erotismo nichilista che non deve richiedere un’autorizzazione per esprimersi e che ha in sé un pizzico di anarchia che sfocia in un senso di libertà. Ecco perché ho costruito look che nascono da abbinamenti inusuali utilizzando soluzioni basiche su soluzioni che esprimono una ricerca di immagini inconsuete capaci di riflettere situazioni non viste. Utilizzando una tecnica da Atelier, sono riuscito anche a ottenere una costruzione di dettagli che fanno risultare alcune proporzioni un po’ sbagliate» dichiara il direttore creativo di N21.

Le scarpe partono da una Slingback con ricami di cristalli e stringhe che abbracciano la tomaia come se fosse un bustier. Per sottolineare l’immagine anarchica, a questo modello iper-femminile si alleano le allacciate «maschili» con i ricami in cristalli staccabili e con le stringhe che attraversano la suola e si chiudono sulla tomaia. Nuovi colori e proporzioni per la borsa bauletto «Malibu» mentre la «Jeanne» acquisisce la luminosità dei ricami in cristallo.

Alessandro Dell’Acqua: «Ho voluto raccontare un mondo femminile che non ha un solo punto di vista ma che riesce a contenere la drammaticità, la giocosità, la leggerezza e la sensualità. Tutto in un racconto disincantato che procede dall’osservazione del reale. Senza farmi condizionare e deviare da concetti e preconcetti».

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