Gli assalti ai docenti da parte degli studenti non accennano a diminuire: anche in quest’anno scolastico, un alunno delle superiori su cinque ha assistito ad aggressioni per lo più verbali, ma anche fisiche, nei confronti dei prof. E, in uno caso su tre, ciò avverrebbe addirittura frequentemente. A rivelarlo è il periodico monitoraggio sul fenomeno effettuato dal portale Skuola.net, che ha coinvolto un campione di 2.000 studenti delle classi secondarie superiori.
Un dato complessivo in linea con quanto riscontrato esattamente dodici mesi fa: rispetto ad allora c’è però sicuramente maggiore attenzione rispetto a questi comportamenti, ma gli inasprimenti sanzionatori a cui sta lavorando il Parlamento entreranno in vigore solo a partire dal prossimo anno scolastico.
Un giro di vite che, secondo un alunno su quattro, potrebbe aiutare a ridurre la frequenza di tali episodi. Ma non tutti ne sono pienamente convinti: per la metà degli intervistati l’inasprimento degli aspetti sanzionatori è solo una parte della soluzione, mentre la restante parte la giudica assolutamente inutile. Anche perché, la maggior parte di loro - il 66% - è concorde nell’affermare che negli ultimi anni c’è stato un aumento dell’aggressività degli studenti verso i docenti.
La violenza può essere una "malattia contagiosa"
Allo stesso tempo in tanti ci tengono comunque a “scagionare” la propria generazione. Solo uno su quattro pensa che il fenomeno sia legato al fatto che i giovani di oggi sono meno tolleranti rispetto a un’autorità superiore quale può essere un professore. Tutti gli altri, invece, trovano altrove l’origine dei mali. Per oltre un quinto (21%) le aggressioni sono figlie dell’atteggiamento delle famiglie, che oggi tendono a giustificare sempre e comunque i figli. Mentre oltre uno su dieci (il 14%) sostiene che ciò accade perché gli insegnanti hanno perso il blasone e l’autorevolezza del passato. Ma la fetta più grande (37%) individua nella società nel suo complesso la fonte della violenza: l’aggressività è ovunque e i giovani non sfuggono al “contagio”.
Tornando all’attualità, per fortuna la stragrande maggioranza degli scontri tra alunni e docenti si limita sul piano verbale: così in tre casi su quattro. E qui abbiamo una prima buona (si fa per dire) notizia: la quota di scontri solo “a parole” - sicuramente deprecabili ma preferibili a quelli fisici - è cresciuta dal 70% al 76%. Il che vuol dire che sono diminuiti i casi in cui si sono alzate le mani contro i prof: li racconta il 13% degli intervistati. A cui va aggiunto l’11% che parla di un mix tra parole grosse e violenza fisica.
A preoccupare di più, semmai, dovrebbe essere l’ampia diffusione che questi episodi possono avere, col rischio di invogliare altri ragazzi a emulare quelle gesta. Perché oltre un terzo degli studenti (34%) riporta che c’è sempre (16%) o molto spesso (18%) almeno un membro della classe che, quando c’è un’aggressione, la riprende con lo smartphone. E solo nell’8% dei casi quel video resta lì: più facilmente viene condiviso nelle chat di classe o di scuola (34%) o peggio ancora postato sui social network (58%). Questo spiega perché gli episodi di violenza spesso vengano creati ad arte o ingigantiti per essere ripresi, come afferma il 77% degli intervistati che ne sono stati testimoni.
Le scuole fanno quello che possono, ma le famiglie non aiutano
Qualcosa, comunque, sembra che si stia muovendo sul piano delle conseguenze che determinati gesti hanno sulla testa dei responsabili. Visto che, in attesa di nuove norme a disposizione, le scuole si sono iniziate a organizzare in autonomia per arginare il fenomeno. Quando la questione giunge in presidenza, non è raro che si arrivi a punizioni esemplari (sospensioni, lavori socialmente utili, ecc.): ne parla più della metà dei partecipanti al sondaggio (53%). Altre volte - lo riporta il 25% - prima di prendere provvedimenti si preferisce avvisare i genitori. Solo nel 20% dei casi si cerca di ricomporre la cosa senza fare troppa pubblicità.
Peccato che, non sempre, i comportamenti estremi arrivano all’attenzione del dirigente scolastico: solo il 12% dei docenti vittima di aggressioni verbali o fisiche, secondo gli studenti, si rivolge alla massima carica. In tutti gli altri casi si preferisce gestire la cosa per le vie brevi (28%) oppure con provvedimenti presi in autonomia, come le note sul registro (60%). Anche se l’arma di difesa più diffusa resta la valutazione: quando si manifestano episodi di questo tipo, circa il 60% degli studenti segnala che i voti assegnati dal docente vessato calano vistosamente.
Altri alleati dei prof vittime di violenza, invece, è difficile trovarne: secondo i ragazzi, ad esempio, solo poche volte (22%) i genitori si schierano apertamente dalla parte dell’insegnante; la maggior parte (50%) vuole prima valutare il caso e un preoccupante 28% tende ad appoggiare il figlio a prescindere. Allo stesso modo, quando si verificano questi episodi, gli altri studenti non fanno granché per arginare il problema: solo in un caso su cinque il grosso della classe prende le parti del docente, in un caso quattro alimenta persino la cosa sostenendo l’aggressore, nel resto dei casi osserva senza fare nulla.
“Purtroppo le aggressioni verbali e fisiche messe in atto dagli studenti all’indirizzo dei docenti non accennano a diminuire: anche quest’anno il 18% degli alunni delle superiori ne è stato testimone. Sanzioni più severe, anche a detta dei diretti interessati, possono aiutare a contrastare il fenomeno ma non sono risolutive. Le famiglie potrebbero giocare un ruolo decisivo, ma spesso non lo fanno: solo una minoranza dei genitori si schiera apertamente dalla parte del professore. Ma anche la formazione degli insegnanti nella gestione dei gruppi di adolescenti va rivista: nel 60% dei casi l’obiettivo delle vessazioni è un solo prof e non il resto corpo docente, che evidentemente riesce a fronteggiare con maggiore efficacia lo stesso contesto. Senza dimenticare le responsabilità dell’immancabile smartphone a scuola: è abbastanza frequente che gli episodi di violenza vengano creati ad arte per essere filmati e condivisi”, commenta così i dati Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net.