MAI VISTO PRIMA

Trovata una stella cannibale: la prova è una cicatrice metallica

Ha "ingoiato" frammenti del suo sistema planetario. È stato scoperto un indizio mai visto prima di questo fenomeno già noto 

© Osservatorio europeo australe

Una stella cannibale ha "ingoiato" pezzi del suo sistema planetario, un fenomeno noto da tempo, ma per la prima volta è stata trovata una prova davvero particolare di questo "delitto": una lunga cicatrice fatta di metalli, che si estende per circa 500 chilometri sulla sua superficie. Il risultato, pubblicato sulla rivista "The Astrophysical Journal Letters" e guidato dall'Osservatorio di Armagh, nell'Irlanda del Nord, è stato ottenuto grazie al Very Large Telescope dello European Southern Observatory situato in Cile.  Osservazioni simili potrebbero essere utili per rivelare la composizione degli esopianeti che orbitano al di fuori del Sistema Solare. 

Com'è fatta la cicatrice metallica? -

 La cicatrice osservata dal gruppo di ricercatori è una concentrazione di metalli impressa su una nana bianca, ossia su un stella che un tempo era simile al Sole e che, giunta all’ultima fase della sua vita, si raffredda lentamente raggiungendo dimensioni pari a quelle della Terra.

In precedenza, erano state osservate numerose nane bianche inquinate da metalli, portati lì da pianeti disgregati o asteroidi che sono passati troppo vicini alla stella, ma in questo caso il materiale è stato guidato dal campo magnetico della nana bianca, attraverso un processo simile a quello che produce le aurore sia sulla Terra che su Giove.

"Abbiamo dimostrato che questi metalli provengono da un frammento planetario grande quanto o forse più di Vesta, il secondo asteroide del Sistema Solare per dimensioni", commenta Jay Farihi dell'University College di Londra.

"Mai visto niente di simile" -

"Sorprendentemente, il materiale non era mescolato uniformemente sulla superficie della stella", afferma John Landstreet dell'Università Occidentale canadese e dell'Osservatorio di Armagh. "Invece, questa cicatrice è concentrata e tenuta in posizione dallo stesso campo magnetico che ha guidato la caduta dei frammenti: niente di simile è mai stato visto prima", aggiunge Landstreet. 

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