LA RECENSIONE

Intelligenza Artificiale: resistere grazie alla Filosofia

Esce nelle librerie "Umano, poco Umano - Esercizi Spirituali contro L’intelligenza Artificiale" di Mauro Crippa e Giuseppe Girgenti . Un vero e proprio manuale di sopravvivenza di fronte ai rischi di una tecnologia inarrestabile che sta già stravolgendo il mondo del lavoro, della politica e della stessa convivenza sociale

di Leonardo Panetta

© Ufficio stampa

Poche righe di testo: le strade di Tokyo innevata, piene di persone che passeggiano e fanno acquisti. L’algoritmo elabora la richiesta e genera un video iperrealistico in cui tutto, gli alberi di ciliegio, i volti, i negozi e i ristoranti, sembrano essere stati filmati in una giornata di inverno nella capitale giapponese. E' quanto consente di fare Sora, l’ultima applicazione di OpenAi che ha creato un modello in grado di addestrare l’intelligenza artificiale a restituire non più solo risposte testuali come nel caso di Chat Gpt ma immagini in movimento. Il confine tra vero e falso ormai è indistinguibile, non si tratta più di semplici fake (news) ma di veri e propri cosmi paralleli. Meraviglioso ma anche inquietante: che ne sarà di giornalisti, operatori, sceneggiatori, registi, pubblicitari ma, più in generale, di tutti noi lettori, consumatori, utenti, cittadini?

Per cercare una possibile risposta, forse più una forma di resistenza, arriva nelle librerie "Umano, poco umano - Esercizi Spirituali Contro L'intelligenza Artificiale", edito da Piemme. Autori del volume: Mauro Crippa, Direttore Generale dell’informazione e responsabile della Direzione Comunicazione Immagine Mediaset, e Giuseppe Girgenti, Professore di Storia della Filosofia antica e Medievale all’Università Vita e Salute San Raffaele. Due profili differenti con un bagaglio professionale e culturale maturato in ambiti distinti (Tv e informazione da una parte, l'Università dall’altra) che osservano l’Intelligenza Artificiale da una prospettiva insolita.

Il volume infatti fissa con puntualità e precisione cronachistica alcuni momenti rilevanti di questa rivoluzione, iniziata negli Stati Uniti grazie a Sam Altman e OpenAi, dando il là a una serie di episodi e sconvolgimenti che hanno spinto capi di stato e di governo ad aprire tavoli e happening permanenti per cercare di governare quella che, per molti, è considerata la più grande minaccia per l’umanità dopo la bomba atomica.
 

"Ecco, l’IA ci porta verso questo scenario, un enorme generatore di nuove dimensioni e verità, senza una possibilità di verifica e senza che la società sia ancora pronta ad accoglierla e decifrarla".
Mauro Crippa e Giuseppe Girgenti

Il rischio (si spera) non riguarda però tanto l’estinzione dell’umanità, a causa di un software che perde il controllo come raccontato in tanti film di fantascienza. E' la stessa anima a essere in pericolo: in un universo dove gran parte del lavoro sarà svolto da un software, bisognerà ridefinire il senso stessa della nostra vita. E di fronte a un presente incapace di fornire soluzioni, quale strada migliore di riscoprire le lezioni dei grandi pensatori dell’Antichità?

Un po' come quelle applicazioni che oggi definiscono allenamenti per tenersi in forma senza nemmeno più bisogno di iscriversi in palestra, "Umano, poco Umano" suggerisce una serie di esercizi spirituali ispirati, per restare nella metafora ginnica, ai grandi "philosophical trainer" del passato: Aristotele, Socrate, Platone, Eraclito e altri. Già perché riscoprire l’importanza di conoscere se stessi, amare se stessi, curare se stessi è una sorta di viatico per continuare ad alimentare la nostra interiorità in un mondo "superficiale" dove tutto potrà essere ottenuto e generato forse nemmeno più con un clic ma semplicemente on-demand, magari solo con un colpo d’occhio, come accade con i primi visori di realtà aumentata che spingono l’utente a vivere in un mondo parallelo mentre siede, solo fisicamente, al bar o in un parco, vicino ma in realtà lontano da tutti.

"A differenza delle macchine, abbiamo una memoria non estesa ma profonda, intessuta di fragilità psicologiche, di esperienze vissute, di immaginazione creativa"
Mauro Crippa e Giuseppe Girgenti

Esperienze sempre più appaganti ma al contempo alienanti, che arrivano senza più bisogno di sapere, conoscere, studiare e rimuovendo l'appagamento di un risultato che arriva grazie agli sforzi e alla "sofferenza" costruttiva.

In un certo qual modo, il libro di Mauro Crippa e Giuseppe Girgenti vuole aiutarci a continuare a cercare l’umano (Diogene docet) in un presente-futuro dove rischiamo di cedere alla tentazione di trasformaci nei nostri stessi avatar, esseri perfettamente reali ma a-dimensionali, privi di profondità (come quelli usati per l'irriverente campagna promozionale social del volume) che danno l’illusione di ragionare ma in realtà stanno solo rispondendo a stimoli.

Chissà, ci piace pensare che se Harrison Ford nei panni dell’investigatore di "Blade Runner" avesse letto questo libro, avrebbe fatto meno fatica a distinguere i replicanti dagli esseri umani. Non basta più insomma fidarsi di quel che si vede, siamo diventati testimoni inattendibili della realtà. In un'era dove, come spiegavamo, immagini e video iperrealistici sono generati dall'Ai a portata di tutti, bisogna farsi guidare dalla cultura e dal senso critico. Insomma, senza troppi giri di parole: dalla nostra intelligenza, l'Intelligenza Umana.

Umano, poco Umano - Esercizi spirituali contro l'intelligenza artificiale
di Mauro Crippa e Giuseppe Girgenti
Piemme editore
pagine 240, euro 18,90

Ecco un estratto del libro per i lettori di Tgcom24

Sovranismo mentale contro la sostituzione tecnica

«La domanda è: una tecnologia può portarti a non avere più confidenza in quello che ti sta attorno, nei dati, nelle evidenze, nella stessa scienza. E se la gente non crede più in nulla, nello Stato, nel governo, in chi li accompagna, che rischio c’è per la nostra vita? Ecco, l’IA ci porta verso questo scenario, un enorme generatore di nuove dimensioni e verità, senza una possibilità di verifica e senza che la società sia ancora pronta ad accoglierla e decifrarla. È a rischio il mondo che conosciamo.» Qualche resistenza, in effetti, soprattutto in Europa, si nota.
Dobbiamo fare di necessità virtù. Il progresso non si ferma, ma l’impatto dell’IA sulla nostra intelligenza ci chiede uno sforzo di introspezione: dobbiamo capire chi siamo per difendere la nostra identità. Questo della mente e dell’identità è forse uno dei pochi sovranismi che abbiano ancora un senso.
Una rinnovata cura di sé è quello che è necessario proporre. Abbiamo qualche idea a riguardo che ci viene dai grandi maestri di cui siamo eredi: non solo i Greci, ma anche coloro che, nel secolo appena trascorso, a loro si sono rifatti: da Jan Patočka a Giovanni Reale, da Michel Foucault a Pierre Hadot.
A differenza delle macchine, abbiamo una memoria non estesa ma profonda, intessuta di fragilità psicologiche, di esperienze vissute, di immaginazione creativa, capace anche di rimuovere e di attingere dall’inconscio. Non riusciamo a immaginare un inconscio digitale o traumi infantili in un computer.
Le sacre mura della cittadella interiore che dobbiamo difendere proteggono il turbinio di passioni, il disordine di affetti che ci agitano e ci fanno gioire e soffrire. L’umano è qui. Dove sono i difensori di questo perimetro sacro? L’ossessione della difesa della salute, dell’integrità e della nuda vita biologica di un corpo da difendere dalle minacce esterne ha rapito il cuore e il senno a milioni di no vax. La fortunata impresa di ingegneria genetica, che ha portato a un vaccino in grado di intervenire sul nostro sistema immunitario, o addirittura di trasformare il nostro codice genetico con successo, è per milioni di individui causa di angoscia profonda: si sentono violati.
E la violazione digitale? E l’abbandono scientista dell’antropocentrismo? Meno biologico, più sintetico, meno maschio o meno femmina, sopra ogni genere, sopra ogni caratterizzazione, sopra la stessa vita con la prospettiva di sconfiggere la morte, con tessuti e organi biologici e sintetici felicemente collaboranti e con una memoria eterna, non più fatta di vissuti e di emozioni, ma puro database, con buona pace di Marcel Proust. Perché l’aspirazione è non morire più. Metempsicosi digitale realizzata, la quale a differenza della reincarnazione del mito antico, che prevedeva l’oblìo o la dimenticanza delle vite precedenti, mantiene una memoria cosciente come nucleo trasferibile, così come è trasferibile un numero di cellulare da un device all’altro.
Pubblicato per Piemme da Mondadori Libri S.p.A.
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