La docente inseguita fuori da scuola a Parma e presa a sassate da un gruppo di alunni di seconda media ora teme per la sua incolumità. La prof si è rivolta al sindacato degli insegnanti, Gilda, di Parma e Piacenza, denunciando di "non poter escludere azioni di ritorsione". Una situazione che si traduce nella paura di tornare a insegnare in classe. Nella sua relazione all’Istituto scolastico, secondo quanto riporta il Corriere della Sera, l'insegnante ha descritto la classe dei ragazzini che l'avrebbero seguita, come un ambiente "dove non si riconosce il rispetto per le persone o le regole".
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Una situazione già nota -
Episodi di aggressività, all'interno della classe, si erano già verificati in passato. La stessa docente aveva segnalato comportamenti offensivi, non trovando l'appoggio di alcuni dei colleghi. "Non si dovrebbero annotare ufficialmente tutte le azioni degli alunni perché le note non hanno effetto educativo", le avrebbero detto. La situazione nella classe, quindi, potrebbe essere più grave di quella emersa dalle annotazioni sul registro poiché diversi episodi si sarebbero chiusi solo con dei richiami sarebbero stati verbali.
Gli insulti in classe e l'aggressione fuori da scuola -
Il 9 febbraio l'insegnante sarebbe stata inseguita fuori da scuola e presa a sassate da un gruppo di alunni di seconda media dell'Istituto comprensivo Salvo D'Acquisto di Parma. Secondo il racconto della prof, formalizzato il giorno dopo in Questura, gli insulti nei suoi confronti sarebbero iniziati in classe e proseguiti fuori. Al termine delle lezioni, un gruppetto di studenti avrebbe infatti seguito la docente fino in via Sbravati, nei pressi della chiesa delle SS. Stimmate, e qui avrebbe cercato di ferirla alla testa lanciandole un sasso che la donna è però fortunatamente riuscita a schivare.
Valditara: "Basta giustificare e tollerare bulli e violenti" -
Nella denuncia, viene sottolineato anche che i ragazzi responsabili dell’aggressione vantano "il diritto a commettere qualunque azione, perché i minori di 14 anni non sono punibili e alle famiglie non succede niente". "Bisogna fermare questa cultura della aggressività e della violenza. Basta giustificare e tollerare bulli e violenti", aveva scritto il ministro dell'Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, dopo la denuncia della prof, esortando ancora una volta il Parlamento ad approvare quanto prima il disegno di legge sul voto in condotta.