Immaginate di svegliarvi e ritrovarvi catapultati in The Day After Tomorrow.
Niente panico, non sta per succedere a breve. Ma stando a un gruppo di scienziati il cambiamento è già in atto. La ragione? Il collasso dell’Amoc.
Nessun nome fantascientifico, l’acronimo sta per Atlantic meridional overturning circulation e indica un importantissimo sistema di correnti oceaniche. Un grande meccanismo con un ruolo essenziale nella regolazione del clima. Dell’Amoc, ad esempio, fa parte la più celebre corrente del Golfo, a cui dobbiamo il clima temperato dell’Europa occidentale.
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Ma come funziona questa specie di caldaia gigante? La corrente spinge dai Tropici verso nord l’acqua calda e ricca di sale, sulla superficie dell’Atlantico, mitigando le temperature europee. Alle alte latitudini poi questa corrente si raffredda e a causa dell’elevata salinità che ne aumenta la densità, si inabissa e torna verso sud scorrendo sui fondali oceanici.
A minacciare questo sistema sincronizzato alla perfezione, c’è ovviamente il riscaldamento globale. Fenomeno che avrebbe conseguenze disastrose, stando alla ricerca dell’Università di Utrecht, pubblicata su Science Advance e condotta con avanzatissimi sistemi informatici.
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La rapida fusione dei ghiacci dell’Artico immette in mare un eccesso di acqua dolce, che rende l’acqua meno densa e salata rendendo difficile che sprofondi per poi tornare a sud. Questo sta portando a un rallentamento dell’Amoc e potrebbe condurre a un ipotetico blocco totale.
Quello che lo studio non fa è però fornire i tempi di un potenziale collasso. A farlo è stata invece un’altra ricerca del 2023, condotta dall’Istituto Nils Bohr e dall’Istituto di scienze matematiche dell’università di Copenhagen, che addirittura ha indicato una probabilità del 95% che il collasso possa accadere tra il 2025 e il 2095. Previsioni che comunque non mettono d’accordo l’intera comunità scientifica.
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Che succeda o meno nei prossimi cento anni, una cosa è certa. Le conseguenze sarebbero disastrose. Un collasso dell’Atlantic meridional overturning circulation porterebbe a un crollo drastico delle temperature in Europa, all’innalzamento del mare e all’inondazione di molte città. Le stagioni umide e secche in Amazzonia si invertirebbero, spingendo potenzialmente la foresta pluviale già indebolita oltre il suo punto di non ritorno. Anche se questo potrebbe sembrare allettante rispetto all’attuale tendenza al riscaldamento, i cambiamenti arriverebbero dieci volte più velocemente di adesso, rendendo l’adattamento quasi impossibile.
Uno scenario che speriamo non passi mai dallo schermo alla realtà. Ma visto l’andamento del cambiamento climatico, sembra già di vederne il trailer davanti a noi.