La telemedicina è arrivata anche in Sicilia. Undici i Comuni coinvolti (tra Palermo, Messina e Catania), così come le Aziende Sanitarie Provinciali di Palermo e di Enna, che hanno iniziato a puntare sulla medicina del territorio all'insegna dell'innovazione digitale. Dopo Lombardia e Puglia, anche lo scenario siciliano sembra destinato a una svolta grazie ai fondi stanziati all’interno del Pnrr, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
La prospettiva è emersa durante l’iniziativa della Fondazione italiana di medicina digitale (Fomed), patrocinata dall’Università degli studi di Palermo e dagli enti per il diritto allo studio universitario (Ersu) di Palermo e di Messina.
All’Ospedale Umberto I di Enna sono già 4.000, negli ultimi tre mesi, i pazienti cronici multi-patologici dimessi per continuare le cure in telemedicina, attraverso presidi sanitari telematici collegati alla piattaforma digitale della Fondazione che consente il monitoraggio h24 dei parametri vitali (saturazione, glicemia eccetera), mentre attraverso l’intervento del medico o dell’infermiere a domicilio vengono effettuati gli esami come l'elettrocardiogramma o l'Eco-cuore o le visite specialistiche necessarie.
Con l’Azienda di servizio alla persona (Asp) di Palermo, invece, dal luglio 2023 sono stati già effettuati 5.000 interventi nei confronti di pazienti cronici, segnalati dal distretto sanitario di Lercara o dagli assistenti sociali dei comuni per l’assistenza domiciliare integrata digitalizzata.
I risultati in Puglia -
In Puglia la telemedicina applicata all’area dell’Emergenza-Urgenza riduce già del 40% gli accessi in ospedale, e la medicina di precisione o personalizzata, insieme al fascicolo sanitario digitale, sta diventando un obiettivo realistico.
La proposta di Fomed -
Il presidente di Fomed, Antonio Maria Sciacchitano, durante l'iniziativa ha presentato anche i due ambiti in cui la Fondazione propone di aprire canali di collaborazione in tutta Italia per applicare l’innovazione in favore dei cittadini: l’assistenza e il monitoraggio digitale dei pazienti affetti da malattie neuro-degenerative (malattia di Parkinson, Alzheimer, etc.); la medicina di prevenzione in ambito giovanile, attraverso la presenza di laboratori digitali negli atenei universitari, nelle accademie, nei conservatori di musica e nelle residenze universitarie.